Bombardamenti su case e chiese
Il parroco di Gaza City, Padre Jorge Hernandez, si appella al Papa e alla comunità internazionale affinché il massacro abbia fine. Il bilancio sale a 1.034 palestinesi e 56 israeliani morti. Per il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, si tratta di un "conflitto inaccettabile".
ROMA - Questa notte sono iniziati i bombardamenti nel quartiere di Zeitun a Gaza City. «Tutta la zona è devastata senza sosta, è stata una notte di terrore. Basta con questo orrore": è quanto ha detto al telefono questa mattina presto il Parroco di Gaza City, Padre Jorge Hernandez, a Padre Mario Cornioli che risiede a Gerusalemme.
Bombardamenti ininterrotti su case e chiese - Ieri sera Padre Jorge aveva ricevuto l'avviso di sgombrare la Chiesa e la Parrocchia, dopo l'annuncio che il quartiere di al-Zeitun sarebbe stato bombardato. Ma lì, oltre al parroco, ci sono tre suore, 29 bambini handicappati 9 anziane inferme. Il trasferimento è semplicemente impossibile perché non c'é un altro luogo dove possano andare.
«Questo fa capire - ha scritto padre Jorge - che i missili non mostrano favoritismi, appena cadono uccidono; e in secondo luogo, che non vi è alcun luogo sicuro in tutta la fascia. Questi sono fatti, non parole. Dobbiamo fermare questo massacro. Nessuna di queste persone che sono morte oggi erano terroristi.»
Mogherini: Questo massacro è umanamente inaccettabile - Alle parole di padre Jorge si affiancano quelle di molti altri esponenti politici internazionali. Il nostro ministro degli Esteri, Federica Mogherini, interviene così: «La mia generazione aveva sperato di poter vedere una stagione di riconoscimento reciproco e di rispetto reciproco, di pace tra israeliani e palestinesi. Oggi siamo lontanissimi da quella speranza".
«Dall'avvio dei combattimenti a Gaza, l'8 luglio, secondo le stime aggiornate a ieri sera, le vittime palestinesi sono 1.034, di cui 832 civili - 221 bambini - e i feriti 6.233. Le vittime israeliane sono, a questa mattina 56 di cui 3 civili", ha ricordato il ministro, spiegando che è: «l'enormità di questi numeri a rendere del tutto inaccettabile, umanamente e politicamente, il conflitto in corso».
Erdogan: Orgoglioso di restituire il premio ricevuto da Israele - Il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che sarà «orgoglioso» di restituire un premio ricevuto nel 2004 da un gruppo ebraico americano. L'American Jewish Congress aveva insignito Erdogan dell'onorificenza "Profile of Courage" per premiare i suoi sforzi alla ricerca della pace in Medio Oriente, ma ha chiesto la restituzione dopo che Erdogan ha definito un "genocidio" quello che il popolo palestinese sta subendo da Israele, e ha paragonato le azioni dello Stato ebraico a quelle di Adolf Hitler.
«I tentativi di dipingere le legittime critiche del primo ministro Erdogan agli attacchi del governo israeliano sui civili come espressioni di antisemitismo sono un'ovvia distorsione», ha scritto in una lettera l'ambasciatore turco a Washington Serdar Kilic. La missiva era diretta al presidente dell'American Jewish Congress Jack Rosen. «Il primo ministro Erdogan - ha aggiunto - sarà orgoglioso di restituire il premio ricevuto nel 2004».
Hamas: Niente tregua - Intanto proseguono i tentativi di indurre israeliani e palestinesi a un cessate il fuoco. Hamas ha smentito di aver accettato la proposta di una tregua umanitaria di 24 ore nella Striscia di Gaza avanzata oggi dall'Autorità nazionale palestinese. Il portavoce del movimento palestinese, Sami Abu Zuhri, ha affermato che «la dichiarazione di Yasser Abed Rabbo sul consenso di Hamas a un cessate il fuoco di 24 ore non è vera e non ha niente a che fare con la posizione della resistenza».
Benjamin Netanyahu: siamo pronti a un cessate il fuoco - Voci rassicuranti, su una possibile tregua umanitaria, sembrano però arrivare da Israele attraverso la mediazione statunitense. John Kerry ha riferito di un colloquio avuto ieri sera con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu: «La scorsa notte abbiamo parlato e il premier mi ha prospettato un'idea e una possibilità di un cessate il fuoco». Il segretario di Stato ha precisato che Netanyahu sarebbe pronto ad accettare una tregua «che permetta a Israele di proteggersi dai tunnel».