28 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Il richiamo della BCE

Cashback, la BCE contro il Governo: «Misura sproporzionata e l'Italia doveva consultarci»

L'istituzione guidata da Christine Lagarde ha inviato una lettera a Palazzo Chigi e, per conoscenza, alla Banca d'Italia e al commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, per segnalare le proprie riserve

Cashback, la BCE contro il Governo: «Misura sproporzionata e l'Italia doveva consultarci»
Cashback, la BCE contro il Governo: «Misura sproporzionata e l'Italia doveva consultarci» Foto: Ettore Ferrari ANSA

Richiamo all'Italia dalla Banca centrale europea sul meccanismo di cashback. L'istituzione monetaria ha sollevato rilievi a due livelli: nel merito, perché ritiene che il meccanismo approntato dal governo risulti «sproporzionato» dato «il potenziale effetto negativo potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti e in quanto compromette un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili».

E poi nel «metodo», perché «le autorità nazionali sono tenute a consultare la Bce su progetti di disposizioni legislative che rientrino nelle sue competenze, comprese, in particolare, quelle relative a mezzi di pagamento». Il provvedimento è entrato in vigore prima che l'istituzione potesse esprimersi e «la Bce apprezzerebbe che le autorità italiane tenessero in debita considerazione i rilievi che precedono adempiendo in futuro al proprio obbligo di consultare la Bce, se del caso».

Il tutto tramesso in una lettera firmata dall'ex componente del Comitato esecutivo della Bce, Yves Mersch, datata il 14 dicembre scorso, esattamente l'ultimo giorno in cui lo stesso Mersch è stato in carica (dal giorno successivo è stato sostituito dall'olandese Frank Elderson).

Mersch ha firmato la lettera in quanto fino a quel momento era responsabile degli affari legali della Bce. E la sua comunicazione si richiama a una precedente lettera del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, a cui risponde, risalente al 24 novembre a cui era allegata copia dello schema di decreto sul programma cashback.

La replica del Ministero dell'Economia non si è fatta attendere

«La missiva sul cashback inviata dall'ex membro del comitato esecutivo della Bce, dottor Yves Mersch, non desta né preoccupazione né ripensamenti rispetto all'iniziativa del Governo. Le argomentazioni di Mersch hanno infatti un carattere puramente formale (circa l'opportunità di consultare la Bce sul provvedimento) e sono per loro natura non vincolanti», hanno affermato fonti del Mef.

«Le posizioni di Mersch in materia sono note ed esprimono una corrente d'opinione tradizionale, sempre meno rilevante all'interno della Bce e nel contesto europeo, dove invece è molto forte e incisivo l'impegno per modernizzare il sistema finanziario e per una maggiore diffusione dei pagamenti digitali. I rilievi formali espressi da Mersch - aggiungono le fonti de Mef - non appaiono peraltro fondati, in quanto come è noto il cashback italiano non limita minimamente l'utilizzo del contante né penalizza chi lo usa, ma tende unicamente a incentivare gli strumenti di pagamento elettronici. Gli obiettivi della misura, che ha incontrato fin dal primo momento un grande favore presso i consumatori, sono quelli di favorire la digitalizzazione del paese, aumentare il livello di sicurezza negli esercizi pubblici e favorire il rispetto delle norme fiscali», concludono dal Mef.

Mersch tuttavia si esprime in tutta la comunicazione a nome della Bce, ricordando che sull'istituzione ricade anche «il compito fondamentale di promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento».

Il banchiere centrale lussemburghese cita una raccomandazione del 2010 della Commissione europea secondo cui «l'accettazione dei pagamenti in contanti debba costituire la norma» e il principio secondo cui «qualunque limitazione o disincentivo diretto o indiretto ai pagamenti in contanti deve rispettare i requisiti relativi al corso legale delle banconote in euro».

Ma soprattutto «la Bce riconosce che incentivare le transazioni per mezzo di strumenti di pagamento elettronici per l'acquisto di beni e servizi allo scopo di combattere l'evasione fiscale può, in linea generale, costituire un 'interesse pubblico' che giustifichi la disincentivazione e la conseguente limitazione dell'uso dei contanti». Ma «sarebbe necessario dimostrare che le limitazioni che incidono sul corso legale delle banconote in euro siano efficaci per conseguire le finalità pubbliche che legittimamente si intende raggiungere attraverso tali limitazioni. Dovrebbe quindi sussistere una chiara prova che il meccanismo di cashback consenta, di fatto, di conseguire la finalità pubblica della lotta all'evasione fiscale».

Per tutto questo «la Bce ritiene che l'introduzione di un programma cashback per strumenti di pagamento elettronici sia sproporzionata alla luce del potenziale effetto negativo che tale meccanismo potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti - conclude Mersch - e in quanto compromette l'obiettivo di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili».