19 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Emergenza coronavirus

Coronavirus, Cottarelli: «Fino a un certo punto Bruxelles ci lascerà sforare»

«Quando un'economia rallenta ci sono perdite per lo Stato, ci sono meno entrate, ma le regole europee tengono conto di questa perdita. C'è elasticità per gli interventi in presenza di catastrofe naturale»

Carlo Cottarelli ospite di «Che tempo che fa» su Rai 2
Carlo Cottarelli ospite di «Che tempo che fa» su Rai 2 Foto: Matteo Bazzi ANSA

ROMA - In questa crisi del coronavirus «l'Europa sta al momento abbastanza silenziosa, credo che ci voglia un intervento più vocale, però ci sono strumenti in Europa che possono aiutare l'Italia in questo momento». Lo ha detto l'economista Carlo Cottarelli ospite da Fazio a «Che tempo che fa» su Rai 2. Alla domanda se l'Europa ci lascerà sforare il deficit: «Fino a un certo punto senz'altro. Quando un'economia rallenta ci sono perdite per lo Stato, ci sono meno entrate, ma le regole europee tengono conto di questa perdita. C'è elasticità per gli interventi in presenza di catastrofe naturale. C'è un fondo che può essere utilizzato e che in passato l'Italia ha utilizzato più di qualunque altro Paese» Parlando degli aiuti ai settori più colpiti: «La cifra stanziata dal governo dovrebbe essere intorno allo 0,2% del PIL, 3.6 miliardi. Ci potrebbe volere parecchio di più?"

Cottarelli: «Morto in Usa ingigantirà impatto su mercati»

«Spero che per le aziende delle zone rosse siano stanziati aiuti il più presto possibile, a questo punto dipenderà da quello che succede nel resto del mondo. L'epidemia si sta estendendo ad altri Paesi, c'è stato il primo morto in USA e questo secondo me dal punto di vista psicologico è una notizia che tenderà ad ingigantire ulteriormente l'impatto sui mercati finanziari. Domani i mercati riaprono e purtroppo temo che ci sia un'altra caduta delle quotazioni azionarie. Vedremo, è molto importante capire cosa fanno i tassi d'interesse, lo spread».

«Il coronavirus è una cosa seria per l'economia, era già seria quando aveva colpito soltanto la Cina, perché la Cina è un'economia che oggi rappresenta il 20% dell'economia mondiale. Quando c'è stato il caso della SARS nel 2003 la Cina contava meno del 10%, le sue dimensioni sono più che raddoppiate. L'impatto era quindi già forte quando la cosa è partita, anche se era limitata alla Cina, adesso che si è estesa al resto del mondo, tra cui il nostro Paese, ovviamente l'effetto è molto più forte. Il Fondo Monetario è uscito con una previsione di revisione verso il basso della crescita del -0,1%, purtroppo questo dato è superato da parecchio tempo».

«La recessione globale è una possibilità»

A proposito dell'ipotesi di recessione globale avanzata da Nouriel Roubini: «Roubini è sempre pessimista però la recessione globale è una possibilità. La cosa cruciale è vedere come dall'economia reale questa cosa si trasmette ai mercati finanziari che sono molto influenzati dai fattori psicologici. È quello che è avvenuto già nel 2008-2009, quando questo avviene le quotazioni azionarie cominciano a scendere molto rapidamente e i tassi d'interesse - il famoso spread - in alcuni Paesi cominciano ad aumentare. Spesso le epidemie hanno effetti economici molto forti ma di breve periodo, quando finisce l'emergenza epidemica l'economia si riprende molto rapidamente. Se questo si innesca su una situazione finanziaria già traballante, lo shock poi permane nel tempo».

Sull'operato del Governo italiano finora: «Dal punto di vista economico ha fatto quello che era necessario fare».