Unicredit si prepara all'aumento, ma con i conti in rosso
Unicredit accelera verso la maxi ricapitalizzazione, ma si presenta all'appuntamento con la storia con i bilanci in rosso. La banca di Piazza Gae Aulenti stima una perdita da 11,8 miliardi di euro per il 2016

MILANO – A Piazza Affari tutti gli occhi sono puntati su Unicredit. Ieri il titolo di Piazza Gae Aulenti ha terminato la seduta lasciando sul terreno il 5,45% a 26,2 euro con volumi consistenti: nelle scorse ore è passato di mano quasi il 2% del capitale. Dopo il pesante tonfo in Borsa è inoltre giunta la notizia della stima di una perdita netta di 11,8 miliardi di euro nel 2016 e svalutazioni aggiuntive per un miliardo di euro. Mentre si profila il maxi aumento di capitale da 13 miliardi di euro e la data di avvio per l'offerta di acquisto si fa sempre più vicina, Unicredit catalizza l'attenzione del paese.
Unicredit registra una perdita secca da 11,8 mld nel 2016
Dopo il pesante tonfo in Borsa di ieri, stamani Unicredit cede ancora in avvio di seduta. Pesano i dati dei risultati dello scorso anno, anche se si attendono ancora quelli definitivi. In particolare, per il 2016 l'unica banca sistemica del paese prevede una perdita netta da 11,8 miliardi di euro (rettificato dalle poste non ricorrenti, il risultato economico netto del gruppo 2016 «sarebbe stato positivo») e il Cet 1 è atteso a circa l'8, quindi al di sotto del 10% indicato dalla Bce e anche dell'8,75% prescritto dalla banca centrale per il 2017. Un dato che Unicredit spiega essere effetto dello «sfasamento temporale» tra gli impatti negativi attesi derivanti dall'implementazione del piano strategico e i tempi di esecuzione dell'aumento di capitale e della cessione di asset.
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Verso l'aumento di capitale più grande della storia dello Stivale
«Si attende che tale deficit - ha affermato la banca nel comunicato diffuso poi a Borsa chiusa - venga completamente ripristinato dopo la sottoscrizione dell'aumento di capitale che, soggetto alle approvazioni da parte dell'autorità di vigilanza, dovrebbe concludersi prima del 10 marzo 2017 sulla base del calendario corrente».I risultati definitivi dell'esercizio 2016 saranno esaminati nella riunione del cda UniCredit fissata il 9 febbraio prossimo, mentre l'1 febbraio il board si riunirà per definire prezzo e termini dell'aumento di capitale più grande della storia dello Stivale. Sempre l'1 febbraio, è prevista la riunione del consiglio di indirizzo della Fondazione Crt, che dovrà eleggere il nuovo presidente dopo le dimissioni di Antonio Maria Marocco.
Il nuovo presidente della Fondazione di via XX settembre
Al suo posto viene data per scontata la nomina di Giovanni Quaglia. Tra i primi atti importanti che il nuovo presidente della Fondazione di via XX Settembre dovrà affrontare, c'è proprio l'aumento di capitale di UniCredit, che potrebbe comportare per la fondazione torinese (che detiene il 2,3% della banca) un impegno di oltre 300 milioni di euro. Al riguardo, in un'intervista pubblicata ieri dal Corriere di Verona, il presidente della Fondazione CariVerona (anch'essa azionista di UniCredit con il 2,23%), Alessandro Mazzucco, ha indicato che la decisione finale riguardo l'adesione all'aumento UniCredit verrà presa dagli organi di governo dell'ente «nei primi giorni di febbraio». L'adesione pro-quota comporterebbe un investimento di circa 290 milioni di euro.
CariVerona, azionista di Unicredit, potrebbe fare un passo indietro
CariVerona, ha detto Mazzucco, definirà «in che termini dare continuità alla partecipazione», anche «avendo attenzione al tetto del 33%» del patrimonio, fissato dal Protocollo Acri-Mef del 2015 per la partecipazione di una Fondazione nella banca conferitaria. Mazzucco ha peraltro sottolineato che l'ente scaligero «non è una banca, non ha scritto nel suo statuto che deve restare vita natural durante in UniCredit. Ci resterà fino a quando la partecipazione risponderà alle sue esigenze». Mazzucco ha infine ricordato l'intervento alla recente assemblea straordinaria di UniCredit con la sollecitazione al cda a fare un passo indietro dopo l'aumento. «Le persone sono le stesse che prima ci hanno detto che tutto andava bene poi ci hanno chiesto un aumento di capitale perché la banca era vicina al default. Mi sembra evidente che abbiano delle responsabilità», ha sostenuto.
La Bce chiede un piano per risolvere il nodo del Npl
«Qualcuno - ha concluso - ha interpretato la mia presa di posizione come una dichiarazione di volontà di Fondazione Cariverona di entrare nel prossimo consiglio d'amministrazione: smentisco».Gli azionisti di maggior rilievo di UniCredit - che dovranno anch'essi assumere una decisione sulla partecipazione all'aumento - sono Capital Research and Management Company con il 6,725% (di cui il 5,132% per conto di EuroPacific Growth Fund); Aabar con il 5,042% e BlackRock con il 4,825% (a titolo di gestione del risparmio). Nel frattempo la Banca centrale europea ha richiesto a UniCredit di presentare, entro il 28 febbraio, «una strategia in materia di crediti deteriorati, supportata da un piano operativo per affrontare la tematica dell'elevato livello di crediti deteriorati».
I rischi connessi all'aumento di capitale e il pericolo bail in
Un piano specifico, dunque, per fronteggiare il nodo degli Npl. Vale la pena di ricordare ancora una volta che questa maxi ricapitalizzazione non è esente da rischi. E' la stessa banca a comunicare che la mancata sottoscrizione o la sottoscrizione solo parziale dell'aumento di capitale determinerebbe, in assenza di ulteriori interventi di rafforzamento patrimoniale adeguati a far fronte agli assorbimenti di capitale generati dalle azioni del piano strategico, «significativi impatti negativi sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del gruppo stesso fino a compromettere la sussistenza dei presupposti per la continuità aziendale». Questo potrebbe portare a interventi, anche invasivi, da parte delle Autorità di Vigilanza nella propria gestione, compreso il temutissimo bail in.
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