19 aprile 2024
Aggiornato 01:00
restano allo 0,25%-0,50%

Fed, ecco perché ha rimandato il rialzo dei tassi. Ma a giugno c'è l'incognita presidenziali

La Fed ha deciso di lasciare i tassi invariati e le cause del rinvio sono da ricercarsi nei dati macroeconomici dell'economia americana e internazionale. Il ritocco è solo rimandato, ma l'incognita delle presidenziali potrebbe svolgere un ruolo determinante nella prossima riunione del 15 giugno

NEW YORK - La Fed continua a restare paziente e per la terza volta di fila decide di rimandare un nuovo rialzo dei tassi. L'ultimo risale al dicembre scorso, quando per la prima volta dal giugno 2006 la banca centrale ha deciso di dare una stretta al costo del denaro. Il ritocco, però, sembra solo rimandato.

La Fed lascia i tassi invariati
Come previsto dagli analisti economici, la Fed ha deciso di rimandare ancora il rialzo del tassi. La banca centrale americana preferisce mantenere un atteggiamento cauto e «accomodante», per monitorare da vicino «gli sviluppi dell'inflazione e della crescita, nonché le condizioni dell'economia e della finanza a livello globale». Gli indicatori macroeconomici, d'altronde, parlano chiaro: i dati preliminari sul Pil americano, in particolare, sono deboli e indicano un rallentamento in corso dell'economia statunitense. 

Le cause del rinvio
Proprio le turbolenze finanziarie di inizio anno, il rallentamento delle economie emergenti e dell'economia americana in particolare hanno indotto l'istituto a più miti consigli. Da qui la scelta della Federal Reserve di lasciare ancora una volta i tassi invariati allo 0,25-0,50%. Il rialzo dei tassi, però, sembra solo rimandato. Il mercato del lavoro, infatti, lascia ben sperare perché i dati mostrano «ulteriori segni di miglioramento» e «la fiducia dei consumatori resta alta».Inoltre, come sottolinea l'articolo di Milano Finanza, il Federal Open Market Committee, il braccio monetario della Fed, ha eliminato la parola «rischi» dalle previsioni di crescita globali.

Il ritocco è solo rimandato
L'istituto guidato da Janet Yellen aveva già indicato nel dicembre scorso le tappe di un ipotetico calendario per il rialzo dei tassi e aveva previsto quattro rialzi da un quarto di punto nel 2016, perciò anche alla luce dei dati macroeconomici considerati è molto probabile che sia imminente un altro ritocco dopo questo periodo di monitoraggio. In ogni caso, la Fed ha sottolineato che l'innalzamento dei tassi «sarà graduale». Nel comunicato del Fomc si legge che «le condizioni economiche evolveranno in modo tale da richiedere soltanto un incremento graduale dei tassi; e questi probabilmente resteranno, per un po', sotto i livelli che ci si aspetta prevalgano nel lungo termine».

L'incognita delle presidenziali
Il costo del denaro era stato portato a questo livello lo scorso dicembre con un incremento di 25 punti base: fu quella la prima stretta dal giugno 2006. I tassi si trovavano ai minimi storici dal dicembre del 2008, quando la banca centrale corse ai ripari per far fronte alla peggiore crisi finanziaria dalla Grande depressione che aveva investito l'America e il mondo nel 1929. C'è però un altro dato importante da tenere in considerazione per anticipare le intenzioni della Fed: la prossima riunione si terrà il 15 giugno, ma ormai gli Stati Uniti saranno in piena campagna elettorale per le presidenziali e sarà quindi molto difficile che proprio in un momento così delicato per la politica nazionale venga deciso un rialzo dei tassi.