Pensioni, l'italia non è un paese per vecchi. Ma l'Inps vuol tassare gli espatriati
Secondo quanto rivela l’Inps nel rapporto «World wide», nel 2014 i pensionati che hanno deciso di lasciare l'Italia per trasferirsi all'estero sono aumentati del 65% rispetto all’anno precedente.
ROMA – E' inarrestabile la crescita della spesa pubblica. Continua incessantemente da anni, senza che i governi siano riusciti a mettere a posto i conti. Ma lo sapevate che la zavorra più pesante è quella della spesa pensionistica? Ha un trend crescente inarrestabile nonostante la legge Fornero e i vari provvedimenti anti-crisi. Ecco allora l'ultima trovata del presidente dell'Inps, Tito Boeri, che per risolvere una volta per tutte il pruriginoso problema ha suggerito a Matteo Renzi un taglio netto alle pensioni degli italiani residenti all'estero. Spazzando via, con un rapido colpo di spugna, le speranze disilluse di quei poveri – è questo il caso - pensionati nostrani che sognavano, magari dopo una vita di stenti, di trascorrere almeno la vecchiaia in un posto al sole.
Dopo quella dei cervelli, la fuga dei pensionati
Come sottolinea Massimo Bordignon nell'articolo pubblicato su lavoce.info, nel periodo che va dal 2007 al 2014 la spesa per le prestazioni sociali in denaro è cresciuta di circa 4 punti percentuali rispetto al Pil, passando da circa il 17% al 21% per cento. Le pensioni ne costituiscono oltre l’80% insieme ad altri interventi di protezione sociale come il pagamento del Tfr e la cassa integrazione. Per il governo quello dei costi del sistema previdenziale nazionale è perciò uno dei nodi più difficili da sciogliere. Ed è per questo che si susseguono, uno dopo l'altro, i tentativi più disparati e disperati, dalla legge Fornero del governo Monti fino al tentativo di permettere una maggiore flessibilità in uscita portato avanti dal governo Renzi, per cercare di allentarne almeno le stringhe. L'ultima proposta del presidente dell'Inps, però, ci lascia alquanto sgomenti.
Un taglio netto
Secondo quanto rivela l’Inps nel rapporto ’World wide', nel 2014 i pensionati che hanno deciso di lasciare l'Italia per trasferirsi all'estero sono aumentati del 65% rispetto all’anno precedente, raggiungendo la cifra record di 5.345 espatriati. Dal 2010 il numero è più che raddoppiato (+109%) arrivando a 16.420. Un trend vertiginoso e inquietante per le casse dell'Inps, perché il pensionato che se ne va all’estero si porta dietro l’assegno previdenziale e lo spende lontano dai confini nazionali. Il rapporto sulle pensioni all'estero presentato nei giorni scorsi da Tito Boeri non lascia spazio a dubbi: «Continuiamo a pagare ogni anno 200 milioni di euro di prestazioni assistenziali a pensionati che vivono in altri Paesi e che magari hanno un'assistenza di base», ha sottolineato Boeri. Da qui la proposta del presidente dell'Inps di dare un taglio netto alle pensioni erogate all'estero dall'Italia.
La proposta di Boeri
Secondo l'Inps su circa 1,2 miliardi di spesa per prestazioni a pensionati residenti fuori dall’Ue, oltre 200 milioni sono spesi per integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali. Numeri da capogiro che, in tempi di magra come questi - col governo impegnato in un triplo carpiato per cercare di ridurre la spesa pubblica -, non possono passare inosservati. «L'Italia – sostiene Boeri - è uno dei pochi paesi a riconoscere la portabilità extra Ue della parte non contributiva delle pensioni. Paghiamo integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali a persone che vivono e pagano le tasse altrove, riducendo il costo dell'assistenza sociale in questi paesi. Mentre in Italia non abbiamo una rete di assistenza sociale di base. Dovremmo riflettere sulla possibilità di non pagare ai pensionati residenti all’estero la parte non contributiva delle loro prestazioni», conclude il presidente dell'Inps.
Le due facce della medaglia
Se da un lato va riconosciuta a Tito Boeri una certa ingegneria creativa, virtuosa in questi tempi oltremodo difficili, dall'altro non si può non sottolineare che all'origine di questo flusso in uscita di pensionati italiani c'è un problema strutturale di cui i nostri governi sono senz'altro responsabili: l'Italia non è un paese per vecchi. La vita è troppo costosa e il welfare lascia a desiderare. E' giusto allora che lo stato, o l'Inps, decida dove trascorreremo gli ultimi anni della nostra vita vincolando arbitrariamente quelle risorse che abbiamo faticosamente guadagnato col sudore della nostra fronte? C'è inoltre un'altra faccia della medaglia che Boeri dovrebbe considerare. A fronte di tanti italiani che decidono di vivere con la pensione di anzianità fuori dai confini nazionali, ci sono molti altri immigrati che trascorrono un periodo lavorativo in Italia – pagando regolarmente i contributi – e poi decidono di tornare a casa lasciando qui una sorta di «tesoretto» che finisce silenziosamente nelle casse dello stato. Le persone con cittadinanza non italiana nate prima del 1949, con contribuzione Inps, che non hanno sin qui ricevuto le prestazioni previdenziali dovute il 21% del totale, e hanno versato contributi per oltre 3 miliardi di euro. E' giusto cercare vie alternative per risolvere un problema che soffoca da anni l'economia nazionale, ma colpire i diritti (oltre che i sogni) degli italiani non ci sembra la strada migliore.
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