Istat: «2014: prima horribilis. Poi, la speranza»
Ecco i dati dell'Istat. Dal debito pubblico italiano – mai così alto dal 1995 – alla disoccupazione, dai consumi all'inflazione, dalle tasse all'economia sommersa: tutto quello che c'é da sapere sullo stato di salute dei nostri conti pubblici.
ROMA- Ecco i dati dell'Istat. Dal debito pubblico italiano – mai così alto dal 1995 – alla disoccupazione, dai consumi all'inflazione, dalle tasse all'economia sommersa: tutto quello che c'é da sapere sullo stato di salute dei nostri conti pubblici.
SALE ANCORA IL DEBITO ITALIANO, RECORD DAL 1995 - Nel 2014 il debito italiano è salito dal 128,5% del 2013 al 132,1% del Pil: il massimo dal 1995, da quando cioè sono state ricostruite le serie storiche. L'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, misurato in rapporto al Pil, è stato pari al -3% a fronte del -2,9% del 2013. In valore assoluto l'indebitamento è di -49.015 milioni di euro, in aumento di circa 1,5 miliardi rispetto a quello dell'anno precedente. Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è risultato positivo e pari a 25.942 milioni di euro; il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle Amministrazioni pubbliche) è stato positivo e pari a 2.718 milioni di euro, a fronte dei 1.204 milioni del 2013. Tale miglioramento è il risultato di un aumento delle entrate correnti di circa 6,9 miliardi di euro.
PEGGIORA IL PIL: MALE AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA - In termini di volume, il Pil 2014 ha segnato una diminuzione dello 0,4%. Nel 2013 si era registrato un calo dell'1,7%. L'Istat ha comunicato che il volume del Pil è sceso addirittura al di sotto del livello registrato nel 2000. I dati disponibili per i maggiori paesi sviluppati indicano un aumento del Pil in volume negli Stati Uniti (2,4%), in Germania (1,6%) e in Francia (0,4%). Dal lato della domanda interna nel 2014 si registra una variazione nulla dei consumi finali nazionali e un calo del 3,3% degli investimenti fissi lordi. Per quel che riguarda i flussi con l'estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 2,7% e le importazioni dell'1,8%. La domanda interna ha contribuito negativamente alla crescita del Pil per 0,6 punti percentuali (-0,8 al lordo della variazione delle scorte) mentre la domanda estera netta ha fornito un apporto positivo (0,3 punti). A livello settoriale, il valore aggiunto ha registrato cali in volume nell'agricoltura, silvicoltura e pesca (-2,2%), nell'industria in senso stretto (-1,1%) e nelle costruzioni (-3,8%).
DISOCCUPAZIONE RECORD PER I GIOVANI - Nel quarto trimestre 2014 il numero dei disoccupati continua ad aumentare a ritmi sostenuti (+6,5%, pari a 208.000 unità in un anno), coinvolgendo soprattutto le donne e gli occupati che hanno perso il lavoro. L'incremento riguarda tutte le ripartizioni, in particolare il Centro e il Mezzogiorno. Disoccupazione record per i giovani nel 2014. Il tasso di disoccupazione giovanile 15-24 anni cresce di 2,6 punti percentuali, arrivando al 42,7%, con un picco del 58,5% per le giovani donne del Mezzogiorno.
MA SALE IL NUMERO DEGLI OCCUPATI - Nel quarto trimestre 2014, però, continua la crescita del numero di occupati su base annua (+0,7%, pari a 156.000 unità). L'incremento si registra in tutte le ripartizioni geografiche, seppur con diversa intensità: al più marcato aumento nel Nord (+0,7%, pari a 84.000 unità) e nel Centro (+1,2%, pari a 56.000 occupati) si associa quello contenuto nel Mezzogiorno (+0,3%, pari a 16.000 unità). L'aumento dell'occupazione riguarda sia gli italiani (+44.000 unità) sia gli stranieri (+113.000 unità).
LIEVE RIPRESA PER I CONSUMI, MA PIU' ALCOOL TABACCHI E NARCOTICI - Lieve ripresa per i consumi degli italiani. Nel 2014 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è cresciuta in volume dello 0,3%, segnando un lieve recupero rispetto all'accentuata diminuzione del 2013 (-2,9%). La spesa per consumi di beni è rimasta invariata, mentre quella dei servizi è aumentata dello 0,7%. In termini di funzioni di consumo gli aumenti più accentuati, in volume, riguardano la spesa per bevande alcoliche, tabacchi e narcotici (+2,3%), per servizi sanitari (+2,0%) e per ricreazione e cultura (1,9%); l'unica componente che segna una diminuzione è quella della spesa per mobili, elettrodomestici e manutenzione della casa (-1,4%).
SEGNALI POSITIVI PER L'INFLAZIONE DELL'EUROZONA - Si attenua leggermente l'inflazione negativa nell'area euro: a febbraio la variazione annua dei prezzi al consumo si è attestata al - 0,3%, secondo la stima preliminare diffusa da Eurostat. A gennaio l'inflazione era affondata al meno 0,6 per cento. Febbraio rappresenta comunque il terzo mese consecutivo di variazione negativa dei prezzi al consumo nell'area euro. Per evitare i rischi di deflazione, ovvero un calo protratto e generalizzato che prenda stabilmente piede, la Bce a inizio anno aveva deciso di avviare un ampio piano di acquisti di titoli di Stato, che scatterà da questo mese al ritmo di 60 miliardi di euro mensili. In una recente audizione all'Europarlamento il presidente Mario Draghi ha rimarcato che l'intervento garantirà un miglioramento delle condizioni di accesso ai finanziamenti a favore di imprese e famiglie.
IN ITALIA AUMENTANO LE TASSE – Nel 2014 è aumentata la pressione fiscale: quella complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è risultata pari al 43,5%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al 2013. Le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate dello 0,6% rispetto all'anno precedente (+0,1% nel 2013). L'incidenza sul Pil è pari a 48,1%. Le entrate correnti hanno registrato una crescita dello 0,9%, risultando pari al 47,7% del Pil. In particolare, le imposte indirette sono aumentate del 3,3%, riflettendo prevalentemente l'incremento del gettito dell'Iva e l'introduzione della Tassa sui Servizi Indivisibili (Tasi). Le imposte dirette sono risultate in diminuzione dello 0,9%, per effetto della marcata riduzione dell'Ires, in parte compensata dalla moderata crescita delle imposte sostitutive.
L'ECONOMIA SOMMERSA VALE 200 MILIARDI - Vale 206 miliardi di euro l'economia sommersa e illegale. Secondo l'Istat, nel 2012, il valore dell'economia «non osservata» è stimato in 206 miliardi di euro, con un'incidenza sul Pil del 12,8%, in crescita di 0,4 punti percentuali rispetto al 2011. Si registra un aumento significativo della componente dovuta alla correzione della sotto-dichiarazione del reddito di impresa (dal 5,7% al 6,1% del Pil), un lieve incremento del valore aggiunto generato attraverso l'utilizzo di input di lavoro irregolare (da 4,3% a 4,4%) e una riduzione della componente residuale (dall'1,4% all'1,2% del Pil).
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