La Grecia rivuole 11 miliardi da Italia e Germania
Lo ha scritto il quotidiano ellenico To Vima (To Bhma), che ha citato un «rapporto confidenziale» di 160 pagine consegnato al viceministro delle Finanze Christos Staikouras. Si tratterebbe di un «prestito forzoso» imposto alla Banca centrale di Atene nel 1942, durante l'occupazione militare da parte delle forze dell'Asse.
ATENE - La Grecia intende vantare un credito di 11 miliardi di euro nei confronti di Italia e Germania. Lo ha scritto il quotidiano ellenico To Vima (To Bhma), che ha citato un «rapporto confidenziale» di 160 pagine consegnato al viceministro delle Finanze Christos Staikouras.
IL PRESTITO DEL 1942 - Si tratterebbe di un «prestito forzoso» imposto alla Banca centrale di Atene nel 1942, durante l'occupazione militare da parte delle forze dell'Asse. A quanto pare le due potenze si sarebbero spartite 1.500 miliardi di Dracme di allora (il giornale non precisa come venne ripartita la somma), senza restituirle a ostilità concluse come da impegni. Secondo il governo greco il credito non sarebbe soggetto a prescrizione ed il dossier, ora anche nelle mani del ministro degli Esteri Evangelos Venizelos, dovrà essere ancora valutato dal Consiglio di Stato (la Suprema corte amministrativa del Paese).
ANCHE SAMARAS CONTRO LA TROIKA - La notizia è trapelata, forse non a caso, a ridosso delle elezioni nel Paese che si terranno il 25 gennaio. Da settimane infatti la campagna elettorale ellenica dà ampio spazio alle possibili trattative che il Paese potrebbe dover portare avanti con l'Unione europea (Ue) in merito al suo debito. A scatenare il dibattito è stata la presa di posizione dal leader del partito di sinistra Syriza, Alexis Tsipras (dato in vantaggio nei sondaggi), che ha promesso in caso di vittoria di voler rinegoziare il debito greco con le autorità di Bruxelles. Ora poi anche il suo principale sfidante, il premier uscente Antonis Samaras a capo del partito liberalconservatore Nuova Democrazia, per la prima volta ha fatto accenno a una possibile ristrutturazione del debito greco. Presentando il suo programma elettorale infatti il presidente del Consiglio ha fatto esplicito riferimento al non voler più accettare nuove misure di austerity (riduzione agli stipendi pubblici e alle pensioni) da parte della Troika, che dal canto suo chiede al Paese sacrifici per altri 2,5 milardi per fine febbraio. Samaras si è detto convinto che «di fronte a un paese e a interlocutori affidabili Bce, Ue e Fmi concederanno dilazioni e agevolazioni su tassi e scadenze del debito ellenico».
IL DEBITO GRECO - Stando ai dati della banca centrale di Atene, la Grecia ha accumulato debiti per 330 miliardi di euro (il 175% del Pil), che diventano 400 se si calcolano anche i programmi di aiuti da parte di Commissione europea, Banca centrale europea (Bce) e Fondo monetario internazionale (Fmi). Inoltre, secondo i numeri forniti dalla Banca dei regolamenti internazionali (Bri) a inizio luglio 2014 gli istituti di credito esteri vantavano crediti per 54 miliardi, ai quali vanno sommati altri 34 miliardi di potenziale esposizione sotto forma di derivati (7,5 miliardi), estensione di garanzie (19,5 miliardi) e impegni di credito (7 miliardi).
I CREDITORI PRIVATI - Le banche italiane sono esposte in Grecia per 907 milioni, 318 dei quali nei confronti dello Stato e 56 milioni verso gli istituti di credito ellenici; poi ce ne sono altri 671 di potenziale esposizione. Molto diversa la situazione per le banche tedesche, che hanno prestato alla Grecia 34,8 miliardi (più 3 di potenziale esposizione di cui 1,5 miliardi di derivati e 1,2 miliardi di impegno di crediti). Seguono poi quelle britanniche con 13,2 miliardi ma il primato tocca agli Usa, con 18 miliardi di crediti e altri 18,3 di potenziale esposizione.
IL COSTO PER L'ITALIA - Poi ci sono anche i debiti di Atene verso gli Stati nazionali. Nel 2010 Roma ha concesso un prestito bilaterale di 10 miliardi di euro, mentre per quello che è passato alla storia come il secondo salvataggio della Grecia (con aiuti anche a Portogallo e Irlanda) realizzato attraverso il fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf), la partecipazione per l'Italia è stata calcolata in un aumento di 34 miliardi del debito pubblico e quindi degli interessi attivi sullo stesso.
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