4 maggio 2024
Aggiornato 00:00
La crisi del Pdl

Pdl, rientra (per ora) la fronda su lavoro

Alla fine è rientrata la raccolta di firme promossa da Renato Brunetta e Guido Crosetto contro la fiducia sul ddl lavoro che sarà votata a partire da martedì alla Camera. Intanto il Cavaliere nega il piano pro-Renzi. Alta tensione in attesa del Consiglio UE. Malumori ex AN

ROMA - In fondo bisogna 'pazientare' ancora una settimana. Una settimana per sapere come andrà a finire il cruciale Consiglio europeo e come - e soprattutto se - Mario Monti riuscirà a far prevalere la linea italiana contro le rigidità della Merkel. Ma nel Pdl in pieno fermento l'istinto governicida si tiene a freno a mala pena. Alla fine è rientrata la raccolta di firme promossa da Renato Brunetta e Guido Crosetto contro la fiducia sul ddl lavoro che sarà votata a partire da martedì alla Camera. Una scelta, hanno spiegato in una nota, fatta, fermo restando il loro no al provvedimento, «per non mettere in imbarazzo i vertici del partito».

MALUMORI TRA GLI EX AN - D'altra parte erano stati proprio Angelino Alfano e Silvio Berlusconi, previo impegno di Monti a modifiche successive, a garantire il via libera alla riforma. Ma i distinguo continuano a farsi sentire e il punto è che nel Pdl ormai i malumori si sprecano anche sul 'chi si distingue più degli altri'. Tra gli ex An, soprattutto: tra di loro molti sono oppositori della prima ora al governo dei professori e adesso mostrano insofferenza per certe 'fughe' degli ex Fi. Ed è anche in virtù di questi malesseri che prendono corpo le ipotesi della 'rinascita' di una costola di destra del Pdl in cui potrebbero confluire in primis gli ex aennini. D'altra parte - è il ragionamento che viene svolto - in Europa c'è uno spazio per la destra e non si può lasciare che venga occupato da Daniela Santanché, una che, ironizza un parlamentare, «fa gli annunci politici dal Twiga».

COSA FARÀ BERLUSCONI? - Sopra qualsiasi ragionamento, tuttavia, continua a pesare la grande incognita: cosa vuole fare davvero Silvio Berlusconi? E' da un po' di giorni che il Cavaliere ha cominciato a ipotizzare esplicitamente la possibilità di 'staccare la spina' al governo se il Consiglio europeo non dovesse avere gli esiti sperati: l'occasione potrebbe essere fornita dal decreto sviluppo. Difficile capire, confida chi ha avuto modo di parlargli, se quelli dell'ex premier siano soltanto sfoghi dovuti all'attenzione 'giudiziaria' mai calata nei suoi confronti. Sfoghi che magari, al dunque, potrebbero rientrare di fronte alla necessità di difendere le sue aziende.

IPOTESI VOTO ANTICIPATO - Quel che è certo è che le elezioni in autunno renderebbero vano il progetto di primarie a cui sta lavorando il segretario del partito Angelino Alfano e di cui si dovrebbe discutere anche durante la Direzione convocata per martedì. D'altra parte, nonostante le plurime smentite, il Cavaliere continua a caldeggiare la nascita di liste civiche e a parlare (solo come ipotesi di scuola?) della possibilità di una sua discesa in campo diretta. Di ragionamenti su cosa stia veramente elaborando il Cavaliere ne circolano molti.

BERLUSCONI NEGA IL PIANO PRO-RENZI - L'ultimo, in ordine di tempo, è stato rilanciato dall'Espresso che ha reso pubblico un documento, pare circolato ieri al Senato, in cui si parla di un 'piano segreto' confezionato per Berlusconi e che prevederebbe addirittura la candidatura di Matteo Renzi a palazzo Chigi. «Che schifo» si è sfogato sui social network il sindaco Pd di Firenze. La tendenza nel Pdl è quella a derubricare il documento a boutade e leggere il tutto come una mossa dell'Ingegner De Benedetti per affossare il principale competitor di Bersani alle primarie. Alla fine il portavoce del Cavaliere, Paolo Bonaiuti, è stato costretto a smentire. Solo una «bufala estiva» che dilaga nel «romanzetto di fantapolitica». Questa volta, tuttavia, a chiedere una presa di posizione del Cavaliere non sarebbe stato lo stato maggiore del Pdl ma lo stesso Renzi verso il quale, tra l'altro, Berlusconi ha sempre apertamente mostrato simpatia.