20 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Calcio | Serie A

Milan: Giampaolo in crisi ma è un altro l’aspetto più preoccupante

La dolorosa sconfitta a Udine apre ufficialmente la crisi al Milan. E mentre Giampaolo riflette, la dirigenza resta in silenzio.

I giocatori del Milan escono a testa bassa dopo la sconfitta di Udine
I giocatori del Milan escono a testa bassa dopo la sconfitta di Udine Foto: ANSA

MILANO - Mister sull’orlo di una crisi di nervi. Potrebbe essere questo il titolo dell’inquietante storia che stiamo raccontando e che vede quali protagonisti l’allenatore del Milan Marco Giampaolo, i dirigenti Paolo Maldini e Zvonimir Boban che l’hanno fortemente voluto sulla panchina rossonera, i frastornati calciatori ai suoi ordini, ormai in evidente crisi di identità, e i malcapitati tifosi milanisti, pronti all’ennesima stagione di sacrifici e di stenti.
La disfatta di Udine, perchè non può essere definita in modo diverso una sconfitta arrivata al termine di una partita inguardabile, conclusa senza neppure lo straccio di un tiro verso la porta avversaria, ha aperto il baratro dei dubbi e delle perplessità. Il problema è che a mettere in dubbio tutte le scelte di inizio stagione è proprio lo staff tecnico, capitanato da Marco Giampaolo.

Preoccupazione

Le parole del tecnico abruzzese raccolte al termine del match della Dacia Arena hanno probabilmente angosciato i tifosi del Milan ancor più della sconcertante battuta d’arresto in terra friulana. Perchè sentire l’allenatore mettere in discussione tutte le idee su cui è stata costruita la squadra in estate dopo appena una partita ha francamente dell’insensato. Per carità, è saggio correggere il tiro prima che sia troppo tardi, ma è logico buttare a mare quasi due mesi di lavoro e di prove tecniche alla prima giornata di campionato?
Nel frattempo in via Aldo Rossi tutto tace. Nessun segnale da Maldini, nessun segnale da Boban, nessun segnale da Gazidis, Marco Giampaolo sembra essere rimasto solo a ruminare su tutti i suoi dubbi.

Ribaltone

E intanto il dado pare ormai tratto. Contro il Brescia, appuntamento a San Siro sabato 31 agosto alle 18.00, probabilmente assisteremo al primo ribaltone rossonero, con conseguente cambio di modulo che riporterà tutto a dove eravamo prima che Giampaolo sbarcasse a Milanello. Quindi Suso spostato sulla destra, Piatek unica punta e un regista vero (potrebbe essere finalmente il turno di Bennacer) davanti alla difesa. Un ritorno al 4-3-3, o al 4-3-2-1 che praticamente è la stessa cosa, che rinnegherà tutto il lavoro svolto finora al centro sportivo di Carnago e perfino le positive risposte avute dalla squadra nel precampionato contro Bayern, Benfica e Manchester United.

Prove tecniche

D’altronde Giampaolo sembra voler seguire fino in fondo i dettami del suo padre putativo Galeone. Intervistato all’indomani di Udinese-Milan, l'ex tecnico del Pescara ha scaraventato sul suo pupillo una valanga di perplessità: «Forse Marco avrebbe dovuto capire prima che le cose non andavano. Se sta provando tanti giocatori fuori ruolo è perché non ha potuto allenarli tutti insieme. Ma se chiedi a Calhanoglu di fare il play quando non conosce pienamente il tuo calcio, rischi. Suso? Per me non è un 10, può giocare solo a destra».
Il povero Giampaolo Colpito e affondato.

50.000 a San Siro

Per quanto ci riguarda non siamo invece così convinti che un cambio di rotta così repentino possa essere funzionale alla crescita della squadra. Sono due mesi che i ragazzi lavorano per introiettare le idee tattiche del nuovo tecnico e adesso si vorrebbe fare marcia indietro? Situazione ideale per aggiungere caos a caos.
La speranza è che Boban e Maldini possano offrire al confuso e infelice Giampaolo qualche spunto su cui riflettere, perchè sabato, contro un Brescia in salute e soprattutto davanti a oltre 50.000 innamorati rossoneri che malgrado l’infausto esordio in campionato sabato pomeriggio riempiranno San Siro, il Milan sarà costretto a vincere. E vincere bene. In bocca al lupo.