Milan: i mondiali della disperazione
Non bastassero le difficoltà interne, neanche la coppa del mondo sembra aver aiutato i rossoneri

MILANO - I mondiali di Russia di questo 2018 verranno ricordati in maniera pessima dall'Italia intera, con la mancata partecipazione della Nazionale azzurra alla fase finale dopo 60 anni ed una manifestazione con meno fascino rispetto al passato. I tifosi del Milan, poi, ricorderanno Russia 2018 con ancor più fastidio, anche nell'immediato, coi calciatori tesserati col club milanese che hanno perfettamente rispettato l'umore nero e funesto del popolo milanista, incapaci di dare, almeno loro, una mano alla società. Eh già, perchè Massimiliano Mirabelli e Marco Fassone credevano moltissimo nel rilancio di diversi calciatori, o per ritrovarli con maggior vigore a Milanello, oppure per cederli a cifre importanti, rifinanziando parzialmente il calciomercato rossonero.
Disastri
Macchè, stavolta nemmeno i giocatori hanno aiutato un Milan in difficoltà societaria e, almeno al momento, sbattuto pure fuori dall'Europa. Mondiali da dimenticare, ad esempio, per Lucas Biglia che con la nazionale argentina ha giocato appena 55 minuti nella gara d'esordio contro l'Islanda, per poi assistere al nulla cosmico della compagine di Sampaoli, estromessa agli ottavi di finale dalla brillante Francia. Sulla stessa linea d'onda pure André Silva, un tempo il preferito da Cristiano Ronaldo come partner d'attacco del Portogallo campione d'Europa in carica, ma che in Russia si è dimostrato moscio, involuto ed inconcludente come nell'annata appena trascorsa al Milan. Il bomber (bomber?) lusitano ha giocato una sola volta da titolare, ha vagato stancamente per il campo, non hai mai tirato in porta, non ha mai mostrato grinta e volontà, perfetta fotocopia di quanto ammirato a San Siro. La favola del capocannoniere della Coppa Uefa (8 reti contro avversari improponibili) è svanita a marzo, quella del goleador della nazionale portoghese è finita sabato sera col ko della nazionale iberica contro l'Uruguay di Cavani e Suarez, loro sì dei veri fuoriclasse. Ancora peggio, infine, è andata a Nikola Kalinic, disastroso nell'anno milanista, comico (o tragico) in Russia quando si è rifiutato di entrare in campo durante la prima partita della Croazia contro la Nigeria e rispedito a casa dal commissario tecnico. Un'ecatombe totale, una nuvola fantozziana che il Milan non sembra riuscire a superare.