Rivoluzione Ferrari: dopo James Allison se ne vanno altri tecnici
La riorganizzazione degli ingegneri a Maranello è appena cominciata, sostiene la stampa straniera. Altre teste sono sul punto di saltare, con il conseguente rischio di aggravare l'attuale situazione di caos ai piani alti

MARANELLO – Il divorzio dal direttore tecnico James Allison? Potrebbe essere solo il primo di una lunga serie. Questo, almeno, è quanto affermano autorevoli osservatori stranieri. «Probabilmente se ne andranno anche gli ingegneri che Allison portò con sé dalla Lotus nel 2013 – rivela Michael Schmidt, corrispondente della rivista tedesca Auto Motor und Sport – Questo attivismo frenetico non dà l'impressione che la Ferrari abbia un piano chiaro per uscire da questa crisi». E di un'attuale situazione allarmante per la Scuderia di Maranello parla anche Niki Lauda, già campione del mondo con la Rossa da pilota prima di diventare presidente del primo rivale, la Mercedes: «Un cambio in un ruolo così importante nel bel mezzo di una stagione non è una buona notizia – afferma al quotidiano Welt – Anzi, porta solo confusione e discussioni, in particolare alla Ferrari». Specialmente se, come un po' tutti pensano, il suo sostituto, l'ex responsabile dei motori Mattia Binotto, è di fatto da ritenere un traghettatore: «Pur essendo un tecnico bravo ed esperto, certamente non sarà la prima scelta della Ferrari – ribadisce Ossi Oikarinen, commentatore della televisione finlandese Mtv – Si tratta di una soluzione rapida, d'emergenza e, secondo me, anche temporanea».
Le rassicurazioni di Maurizio Arrivabene
Tutte considerazioni condivise, che però non sembrano preoccupare più di tanto, almeno all'apparenza, il team principal Maurizio Arrivabene. «Per ragioni personali, non voglio parlare di James – ha risposto dopo il Gran Premio di Germania, l'ultimo prima della pausa estiva – Stiamo portando avanti la nostra riorganizzazione, per far brillare le eccellenze interne che finora hanno solo eseguito, senza pensare. Ma non ci facciamo prendere dal panico, perché sappiamo esattamente ciò che dobbiamo fare. E conosciamo esattamente le aree della vettura che dobbiamo migliorare». Ovvero, l'aerodinamica: «Da Barcellona in poi abbiamo fatto troppo pochi progressi in termini di carico aerodinamico, mentre il motore non mi preoccupa – ha aggiunto il manager bresciano – Ora il lavoro si fermerà per le ferie, ma poi dovremo proseguire a pieno regime». Perché a Hockenheim, questo fine settimana, si è davvero toccato il fondo: «Già da venerdì avevamo capito che qui avremmo incontrato delle difficoltà, che non solo la Mercedes, ma anche la Red Bull avrebbe potuto batterci. Ma se dico che mi aspettavo un risultato simile, sarei un folle. La Ferrari non va in pista per un quinto o un sesto posto. Ma non esageriamo con i drammi. A Budapest eravamo più veloci noi di loro, possiamo ancora sorpassarli. Il divario è contenuto, e già a Spa, nella prossima gara, contiamo di rovesciare la situazione».
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