L'accusa dei piloti: «Quella curva andava cambiata prima»
I centauri concordano: da anni si sapeva che la 12, la piega in cui è avvenuto l'incidente mortale di Luis Salom, era pericolosa. E che le vie di fuga in asfalto, volute dalla Formula 1, non avrebbero potuto frenare una moto

BARCELLONA – Sul fatto che la nuova configurazione del Montmelò sia più sicura, concordano tutti. Sulle modalità in cui si è deciso di modificarlo, in compenso, le polemiche non mancano. Dopo il lutto di ieri, la tensione è ancora palpabile nel paddock, e non sorprende più di tanto che i piloti si lascino andare a dichiarazioni sopra le righe. Specialmente quelli che ieri non erano presenti alla decisiva riunione della commissione sicurezza, e che quindi hanno appreso solo a cose fatte la scelta di tagliare la curva 10 e di sostituire la 11 e la 12 con una chicane. «La procedura normale sarebbe stata quella di comunicare ai piloti e ai team cosa stava succedendo, in modo che tutti potessero dare la loro opinione – tuona Jorge Lorenzo – Specialmente io, che sono campione del mondo. Non era mai successo che si cambiasse il tracciato a weekend iniziato». «Non ho potuto partecipare alla commissione perché ero occupato, come mi è successo sempre quest'anno – concorda con lui, una volta tanto, Valentino Rossi – Magari ci avrebbero potuto dire: venite, perché vogliamo cambiare la pista. E non capisco perché si sia modificata anche la curva 10, dove non è successo nulla. Ma ero assente, quindi devo accettare la decisione». Insomma, come si suol dire, chi non c'è ha sempre torto: «Ieri ci sarebbero dovuti essere tutti – ribatte Andrea Dovizioso – Anche quelli che di solito non vengono perché non vogliono incontrare qualche loro collega. Quello che è successo è più importante di questi battibecchi».
Traiettorie e vie di fuga
Ed è stato proprio Dovizioso a dare ai suoi colleghi l'idea del sopralluogo sul posto dell'incidente: «Inizialmente si pensava solo di tagliare la curva 10 e di mettere la ghiaia nelle vie di fuga della 12, ma io ho spinto per andare a vedere la pista e tutti abbiamo concordato sulla decisione migliore». Ovvero, far percorrere alle moto la stessa, lentissima S utilizzata anche dalle monoposto di Formula 1: «È come guidare nel parcheggio di un supermercato – riassume Danilo Petrucci – Per le moto è troppo stretta, e per giunta ci sono tre cambi di asfalto. Non so a chi possa piacere, ma per la sicurezza è di sicuro la scelta migliore». Del resto, i piloti si erano resi conto da tempo di quanto quella maledetta curva 12 fosse pericolosa: «Sarebbe stato meglio cambiarla prima dell'incidente – fa notare Marc Marquez – Ne avevamo discusso già in passato, ma alla fine pensavamo che bastasse aggiungere altre protezioni, come era stato fatto». «Ne parliamo da sei anni – gli fa eco Rossi – E ne parlammo anche nel 2014, quando lì cadde Niccolò Antonelli. Avevamo chiesto di allargare le vie di fuga, ma non era possibile: c'erano le tribune. Ma curve pericolose allo stesso modo ci sono anche su altre piste: è impossibile avere il 100% di sicurezza. Dovremmo correre nel deserto, ovvero solo in Qatar... La verità è che la pista non c'entra: dev'essere successo qualcosa alla moto di Salom, perché l'incidente non è stato normale. La moto non ha percorso la curva, è andata dritta a una velocità innaturale». Forse la pista non c'entra, ma le vie di fuga sì: fu proprio la Formula 1 a decidere che in quel punto la ghiaia dovesse essere sostituita dall'asfalto. «Dove corriamo insieme, la Fim deve sempre accordarsi con la Fia, c'è una lotta – prosegue Vale – In alcune curve otteniamo di tenere la ghiaia, altre volte dobbiamo accettare il compromesso dell'asfalto. Se ci fosse stata la ghiaia, probabilmente la dinamica sarebbe stata diversa: la moto sarebbe finita da un'altra parte e non contro Salom».
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