18 aprile 2024
Aggiornato 21:00
Calcio - Serie A

Milan, così non si va da nessuna parte

La feroce analisi di Abbiati e Abate, i due vecchi di casa Milan, al termine del deludente pareggio dei rossoneri contro il Chievo, riporta a galla un problema di difficile soluzione: a questa squadra manca carattere. Cercasi grinta, cattiveria, determinazione e la voglia di vincere sempre.

MILANO - È toccato ancora una volta a Christian Abbiati, il più vecchio della comitiva, prendere per il collo idealmente i compagni di squadra e scuoterli fino a farli svegliare per guardare negli occhi la dura attuale realtà dell’ex club più titolato al mondo. «Non ho parole per commentare l’inizio di partita di oggi. Noi siamo il Milan - le parole taglienti del portierone rossonero -. Non possiamo accontentarci del sesto posto, dobbiamo avere l’obiettivo di raggiungere le squadre davanti. È vero che abbiamo raggiunto la finale di Coppa Italia ma la stagione non è finita, mancano nove partite al termine del campionato. La finale di Coppa Italia è dopo. Abbiamo il dovere di non staccare la spina e rimanere concentrati in tutti i prossimi match perché indossiamo una maglia pesantissima e molto importante. E poi mi infastidisce vedere qualche mio compagno reagire quando viene richiamato. Dobbiamo giocare tutti per vincere, perché se anche uno su undici non ha lo stesso atteggiamento vincente non si ottengono risultati».

Ancora una volta un inizio scoraggiante
Un messaggio impossibile esplicito, asciutto, impossibile da fraintendere; un concetto che però molti dei suoi compagni devono aver fatto fatica a digerire altrimenti sarebbe impossibile capire le ragioni di una prestazione tanto scellerata come quella del Milan al Bentegodi contro il Chievo. Se non avessimo avuto la sventura di vederlo già tante volte quest’anno, oggi potremmo dire «troppo brutto per essere vero». Molle, impacciato, soverchiato dalla fisicità e dall’entusiasmo degli avversari, il Milan ha mostrato il peggio di sé. E il fatto che la sfortuna in certi casi diventi un indisponente nemico in più, come in occasione del doppio legno colpito dai rossoneri al minuto 74 della ripresa, prima con Abate e sulla ribattuta con Bertolacci, è solo un ingombrante peso in più da accollarsi e portare a casa senza fiatare.

Abate: «Dobbiamo sputare sangue»
Anche Ignazio Abate, capitano di giornata per la reiterata assenza di Montolivo, nelle dichiarazioni a caldo a fine partita ha espresso tutto il proprio malcontento, non senza un pizzico di preoccupazione: «Se non ci mettiamo la cattiveria giusta quando scendiamo in campo, ogni anno saremo qui a fine stagione a fare sempre gli stessi commenti. Adesso abbiamo altre nove gare di campionato più la finale di Coppa Italia e il nostro dovere è essere piu' cattivi. Questa squadra non può permettersi di giocare così, dobbiamo sputare sangue da qui al termine del campionato». 

Non si salva nessuno
Difficile fare una lista dei buoni e dei cattivi perché ancora una volta il Milan ha fallito di squadra. Non c’è stato chi si è elevato, nel bene o nel male. Tutti i rossoneri hanno disputato un match come se si fosse trattato di un’amichevole di fine stagione. Quelle partite che i grandi club vanno a disputare in giro per il mondo con l’unico scopo di raggranellare qualche milioncino di euro in più prima del rompete le righe estivo. Come far capire ai calciatori del Milan che invece il campionato è in corso e che è ancora pericolosamente in gioco perfino la qualificazione alla prossima edizione dell’Europa League, è un enigma di difficile risoluzione.

Il giallo delle parole di Mihajlovic
Chiamato a rispondere ad un quesito del genere è Sinisa Mihajlovic, oggi squalificato e quindi isolato in una tribunetta dello stadio Bentegodi. Voci di corridoio raccontano di un allenatore serbo più depresso e sconsolato che arrabbiato, al quale sarebbero sfuggite considerazioni del tipo «Con questa squadra sarà difficile fare di più». Parole che i più attenti osservatori di questioni rossonere non possono non aver assimilato a quanto accadeva un paio d’anni a Milanello allorché Clarence Seedorf esprimeva tutto il proprio disappunto sulla qualità degli uomini a disposizione con quel famoso «3/4 della rosa non sono da Milan».

Per la cronaca, le parole di Mihajlovic sono state poi ufficialmente smentite dall’ufficio stampa del Milan, ma il senso amaro della realtà rossonera non cambia: con una squadra del genere non si va da nessuna parte.