26 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Calcio - Serie A

Milan, il futuro di Mihajlovic si gioca a Torino

Un eventuale ed ulteriore passo falso dei rossoneri sabato sera all’Olimpico contro i granata potrebbe complicare il rapporto con il tecnico serbo. Su Sinisa pesa la maledizione del tecnico straniero, ma soprattutto un inizio di campionato decisamente al di sotto delle aspettative.

MILANO - La notizia positiva è che il campionato in corso non ha ancora trovato padrone. Quella negativa è che il Milan, almeno quello visto finora, non è riuscito ad ottenere neppure lo straccio di una nomination per il titolo.
È indubbiamente questa la cosa che infastidisce maggiormente la tifoseria rossonera: il pensiero che quello appena iniziato poteva davvero rappresentare la stagione del rilancio, complice l’anno di transizione dei campioni d’Italia della Juve, l’incertezza palesata dalle big degli ultimi anni, Roma e Napoli, ancora alla ricerca di un’identità ben precisa, e che l’Inter, malgrado i 16 punti già a referto, è ancora ben lontana dal potersi definire una grande squadra.

La difesa fa acqua, l’attacco non punge
Ecco, in uno scenario pressoché ideale per tentare una rincorsa allo scudetto, il Milan di Mihajlovic arranca. Una squadra al di sotto delle aspettative sotto tutti i punti di vista. Si è parlato tanto delle difficoltà del reparto arretrato, contaminato dall’inadeguatezza di troppi difensori rossoneri e ancora incapace di chiudere una partita senza aver subito almeno un gol, ma non è che l’attacco sia messo molto meglio, anzi. I dati che arrivato dal ricchissimo pacchetto offensivo messo in piedi da Galliani - Bacca, Luiz Adriano, Balotelli, Cerci, e perfino Menez e Cerci, ancora fermi ai box - sono a dir poco deprimenti. Il Milan ha infatti segnato la metà dei gol dell'anno scorso ed è diciassettesimo nei tiri fatti.
È vero che di solito nel campionato italiano vince chi ha la miglior difesa, ma se già quella fa acqua e poi non si riesce nemmeno a segnare, ecco che la questione si fa davvero complicata.

La maledizione degli allenatori stranieri
Con queste premesse non è difficile intuire che la posizione del nuovo allenatore del Milan sia già pericolosamente a rischio. Probabilmente anche lui contagiato dalla maledizione dei tecnici stranieri.
Nell’era Berlusconi sono stati 5 prima di Mihajlovic a sedersi sulla panchina rossonera, tutti marchiati da un infausto sortilegio.
Il primo fu Niels Liedholm, alla sua seconda esperienza da mister milanista, che Berlusconi trovò a guidare il Milan quando, il 20 febbraio 1986, divenne proprietario del club. All’allenatore della stella non andò benissimo: settimo il primo anno, licenziato dopo 25 giornate la stagione successiva (per far posto ad un ancora giovanissimo Capello).

Tabarez e Terim, tutti meglio di Mihajlovic
Poi fu la volta di Tabarez, che durò appena 11 giornate, peraltro non pessime visto che il Maestro ottenne 4 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte.
Ancora meno riuscì a resistere Fatih Terim. L’Imperatore si tenne saldo sulla panchina rossonera solo 9 turni (congedato tra l’altro proprio dopo una sconfitta contro il Torino), ma anche il ruolino del tecnico turco non fu tanto male: 4 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte.
Se pensiamo alle 3 vittorie e 4 sconfitte rimediate finora da Mihajlovic il paragone è davvero impietoso.

Leonardo e Seedorf, buoni risultati ed esonero
Più di recente è toccato a Leonardo subire l’anatema dell’allenatore straniero al Milan. Al brasiliano non bastò la conquista del terzo posto e la qualificazione alla successiva Champions League per evitare i continui attacchi frontali di Berlusconi e alla fine l’inevitabile licenziamento.
Sorte analoga a quella capitata a Clarence Seedorf, chiamato in tutta fretta dal Brasile per sostituire l’esonerato Allegri e capace di collezionare ben 35 punti nel girone di ritorno, terzo in questa classifica parziale solo dietro alle regine Juventus e Roma. L’olandese però ebbe il torto di calpestare i calli sbagliati e alla fine anche lui venne mandato a casa (per giunta ancora stipendiato lautamente dal Milan).

Milan, obiettivo Ct
Adesso è la volta di Mihajlovic, forse - a guardare i risultati - il peggiore di tutti. Difficile pensare ad un esonero a stagione in corso, se non altro perché, come sottolineato, il club di via Aldo Rossi ha, con il serbo, tre allenatore a libro paga (oltre al già citato Seedorf, anche Inzaghi) ed è impensabile che si voglia accrescere questo non invidiabile primato. Ma se le cose non dovessero cambiare - e in fretta - non è da escludere davvero nulla. Di certo Adriano Galliani ha iniziato a guardarsi attorno e l’attuale ct della Nazionale azzurra, Antonio Conte, rappresenta al momento ben più che un semplice miraggio.