25 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Calciomercato | Milan

Milan: Ibrahimovic o Maksimovic, questo è il dilemma

La figura di Adriano Galliani factotum non può più bastare ad una società non più padrona del mercato come invece era il Milan fino a dieci anni fa. Oggi ai rossoneri manca una struttura con direttore sportivo, osservatori, talent scout e soprattutto una strategia ben precisa da mettere in pratica.

MILANO - Se al posto di Yaya Tourè e Kondogbia l’Inter ripiega su Felipe Melo e se, in caso di risposta negativa per Ibrahimovic, l’alternativa del Milan è Stefano Okaka, non c’è da meravigliarsi nello scoprire che proprio nell’anno della finale di Champions League programmata a Milano, sia i rossoneri che nerazzurri sono fuori dall’Europa.
Si tratta naturalmente di un problema atavico di politiche sbagliate sia su un fronte che sull’altro, con la differenza che mentre in casa Inter c’è il desiderio di voltare pagina, internazionalizzare ulteriormente la società e provare a dare un segnale forte al calcio mondiale, al Milan si continua a vivere di strategie ormai consunte, capaci di produrre risultati fino a dieci anni fa quando il portafoglio era ancora gonfio, ma rivelatesi decisamente infruttuose da diverse stagioni a questa parte.

Al Milan manca la figura del direttore sportivo
Pensiamo ad esempio alla figura dell’ad rossonero per la parte sportiva, autentico despota plenipotenziario per tutto ciò che riguarda la costruzione della rosa. Da diversi anni al Milan si vocifera che sarebbe necessaria la figura di un vero direttore sportivo, qualcuno in grado di affiancare e supportare Adriano Galliani e magari anche integrare le sue conoscenze d’élite con quelle un po’ più popolari dei vari Sogliano, Paratici, Capozucca o Pradè. Così come si parla da tanto tempo di organizzare una capillare rete di osservatori competenti, a cui deputare il compito di scovare i futuri Messi e Ronaldo prima della loro esplosione definitiva.
Niente di sconvolgente, una struttura semplice in cui ognuno dovrebbe agire secondo quello che gli spetta: i talent scout cercano, gli osservatori osservano, il direttore sportivo avvia la trattativa, l’amministratore delegato approva.

Mercato rossonero sempre con le stesse 4-5 squadre
Al Milan questo non succede, a maggior ragione da quando anche Ariedo Braida ha lasciato il club rossonero per andare ad offrire i propri servigi al Barcellona. Il mercato milanista vive su quei 4-5 contatti extralusso che può vantare Adriano Galliani ed infatti tutte le principali operazioni rossonere degli ultimi anni sono state concluse con Real Madrid, Chelsea, Paris Saint Germain e il Genoa dell’amico fidato Preziosi. Una strategia che poteva funzionare quando c’erano centinaia di milioni (o miliardi) da spendere, ma ora che al Milan si fanno le nozze con i fichi secchi, l’imperativo categorico è «scandagliare il mercato», un’operazione che in via Aldo Rossi (e prima in via Turati) nessuno ha mai fatto. Con risultati sotto gli occhi di tutti.

Il Milan ha bisogno di campioni, non di comprimari
Così si rischiano situazioni come quella che si sta delineando oggi, con la Gazzetta dello Sport, il più autorevole quotidiano sportivo nazionale, che affianca al Milan i nomi di Ibrahimovic e quello di - udite udite - di Maksimovic.
Qualcuno però dovrebbe spiegare al popolo rossonero, a parte la desinenza di origine slava, cos’altro possono avere in comune i due calciatori. Il primo rappresenta il sogno, l’uomo capace di spostare l’ago della bilancia in un campionato sempre più livellato verso il basso come quello italiano; il secondo, discreto difensore centrale nemmeno più tanto giovane (classe ’91), attore non protagonista nella stagione del Torino (avessi detto il Bayern Monaco), non è certo il campione in grado di aggiungere qualità e quantità alla già scadente rosa del Milan.

La rivoluzione societaria potrebbe iniziare con Mr. Bee
Più o meno come gli altri nomi accostati negli ultimi giorni ai rossoneri: Soriano, Okaka, Obiang, De Silvestri etc. etc, tutti onesti calciatori certamente non in grado di aumentare il tasso tecnico di una squadra che quest’anno ha faticosamente raggiunto il decimo posto.
Ecco perché è assolutamente indispensabile un’autentica rivoluzione in casa Milan. E chissà che tutto questo non possa coincidere con l’ingresso in società di un nuovo socio finanziatore.
Bee Taechaubol è di nuovo a Milano a trattare con Berlusconi. Il futuro potrebbe già essere alle porte.