28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Il nostro commento al Gran Premio d'Australia

Questo Mondiale appena cominciato (non) è già finito

Come previsto, la gara inaugurale della stagione 2015 è stata un monologo Mercedes. Ma c'è qualche speranza per lo spettacolo: la lotta vera tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg e la possibile rimonta della Ferrari.

MELBOURNE – La storia del Gran Premio d'Australia, e forse di tutta la stagione 2015 di Formula 1 partita oggi, è tutta in un dato: 34 secondi. È il distacco oceanico accusato a fine gara da Sebastian Vettel, il migliore degli "umani", rispetto al vincitore, Lewis Hamilton. Un monologo Mercedes, dunque. Come previsto. O forse anche di più. «La superiorità Mercedes è diventata ancora più netta – riassume con il consueto tono caustico il serioso dirigente della Red Bull Helmut Marko – Questo significa che ci aspetta una stagione relativamente monotona».

L'allarme spettacolo, insomma, è già scattato. Non poteva essere altrimenti, al termine di una gara senza storia; per giunta con sole 15 monoposto al via (colpa dei forfait delle Manor, di Bottas per dolori alla schiena, di Magnussen per un guasto al motore e di Kvyat per uno al cambio prima ancora della partenza) e 11 al traguardo. «Mi dispiace un po' per i tifosi – ammette l'idolo di casa Daniel Ricciardo – La corsa è stata noiosa». Al punto da condurre al paradosso che, nella conferenza stampa dopo gara, siano i dominatori della Mercedes ad augurarsi che gli inseguitori della Ferrari recuperino. «Spero che ci diano battaglia perché è importante per lo sport e per i tifosi – ha dichiarato Nico Rosberg – Io allo spettacolo ci penso e voglio far divertire i telespettatori, perciò se si avvicinassero un po' sarebbe fantastico». «Seriamente? – ha risposto ironico Sebastian Vettel – Finite con 34 secondi di vantaggio su di noi e sperate di rallentare?».

Eppure, a ben vedere, non tutto è perduto per i tifosi e le loro speranze di divertirsi. Intanto, nonostante per ora ci sia un team solo al comando, la lotta intestina tra i loro due piloti è vera e accesa. «La pressione era forte l'anno scorso, volevamo vincere – racconta il boss della Mercedes Toto Wolff – Quest'anno la situazione è un po' più rilassata. La nostra filosofia è di lasciarli lottare, pur rispettandosi e rispettando la squadra». E non si tratta solo di dichiarazioni di circostanza. La conferma arriva da un episodio apparentemente marginale della gara di Melbourne: quando, verso metà gara, Rosberg ha chiesto via radio quanto carburante avesse ancora nel serbatoio il suo compagno Hamilton. E si è visto negare questa informazione.

«Ho fatto quella domanda perché volevo sapere esattamente come fosse messo Lewis, ma ai tecnici non è permesso dirmelo, perciò non mi hanno mai risposto – rivela Nico con una smorfia – Non ci avevo pensato in quel momento, ma ovviamente non è positivo. Se avessi saputo che era in difficoltà sarei stato più motivato, ma non ne avevo idea e questo non mi ha aiutato. Potevo solo spingere al massimo e sperare che avesse meno benzina... ma non è stato così». Tra due piloti fortissimi come Hamilton e Rosberg si sta dunque accendendo uno scontro interno come all'epoca di Senna e Prost alla McLaren. Altri tempi, certo, ma in quel caso l'appassionante dualismo era tale da far passare inosservato, ai fini dello spettacolo, perfino il dominio di una sola squadra.

Ma ci sono speranze anche per le altre scuderie, Ferrari in testa. La nuova SF15-T ha confermato nel GP d'Australia che gli ottimi tempi registrati nei test invernali non erano un fuoco di paglia. Il divario dai campioni del mondo in carica è ancora notevole, come abbiamo detto, e lo è soprattutto in qualifica. Ma le maggiori concessioni regolamentari allo sviluppo dei motori aprono la realistica aspettativa che i nuovi vertici tecnici della rossa possano colmarlo, almeno in parte. Nello sport il vincitore lo decreta la bandiera a scacchi, non il semaforo verde. Questo campionato del mondo di Formula 1 ha ancora molte storie da raccontare e la potenziale rimonta della Ferrari sembra sempre più un'eventualità e sempre meno un'illusione. Noi lo speriamo: non solo da italiani, ma soprattutto da appassionati di motori.