25 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Maggioranza

Il caos M5s preoccupa il PD, e non solo

Il rischio che le fibrillazioni del Movimento zavorrino il Governo è in cima ai pensieri in casa democratica e il segretario Nicola Zingaretti torna a incalzare presidente del Consiglio e alleati

Il Segretario del PD, Nicola Zingaretti
Il Segretario del PD, Nicola Zingaretti Foto: Giuseppe Lami ANSA

Il caos M5s preoccupa il Pd, e non solo, il rischio che le fibrillazioni del Movimento zavorrino il governo è in cima ai pensieri in casa democratica e il segretario Nicola Zingaretti torna a incalzare presidente del Consiglio e alleati, parlando al «Festival delle città» organizzato dalle Autonomie locali italiane. Il segretario gioca di sponda con Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e presidente di Ali, che invita esplicitamente governo e M5s a «prendere una strada». E un paio d'ore prima, dallo stesso palco, era stato un «ospite esterno» come Pier Ferdinando Casini ad incalzare Giuseppe Conte: «E' un uomo perbene, ma deve cominciare a stringere un po' di cose...».

Zingaretti ripete quello che sta diventando un mantra: «Noi abbiamo ricostruito le condizioni per rilanciare l'Italia e per farlo serve una maggioranza più forte. E' il tempo che questa maggioranza intorno ai progetti che deve scrivere trovi un'anima e una visione. Se non lo fa diventa meno credibile. Poi, io continuerò a fare i comizi per difendere le ragioni di questa maggioranza, ma è evidente che occorre un colpo d'ala nella consapevolezza di tutti, altrimenti rimetteremmo in campo un'opzione politica che ha fallito».

E ancora, il leader Pd avverte: «Non penso che una maggioranza possa andare avanti solo perché c'è un presidente della Repubblica da eleggere. E' un appuntamento storico, ma se vogliamo intercettare la maggioranza degli italiani dobbiamo dire: la soluzione non è Salvini, o la Meloni», bisogna saper offrire un'alternativa credibile. E ora, «finalmente il clima mi sembra positivo, nei rapporti con Renzi, Conte, Crimi, Di Maio vedo una maggiore consapevolezza. Ora bisogna fare il salto». Del resto, ha ricordato Zingaretti agli alleati: «Il Pd era contrarissimo a un taglio dei parlamentari fuori da un riassetto della Costituzione, ma nel nome della maggioranza l'ha votato. Ci vuole questo spirito».

Ricci va anche oltre, ha più libertà non essendo il segretario del partito. Rilancia l'ipotesi di Zingaretti vice-premier («Dico una cosa per la quale mi odierà: al governo ci starebbe bene...») e poi aggiunge: «Abbiamo bisogno di una svolta riformista del governo. Dobbiamo essere rispettosi del dibattito che c'è nei 5 stelle, ma è evidente che devono prendere una strada. Come fai a governare fino al 2023 e non pensare che cambia il quadro politico italiano. Nicola non era neanche entusiasta quando è nata questa esperienza di governo, ma nel momento in cui nasce non puoi pensare che non incida». Insomma, se si governa insieme se ne devono trarre le conseguenze, non si può far finta di essere ancora avversari.

Ma, appunto, Casini si permette il lusso di essere assolutamente esplicito. L'ex presidente della Camera non è nel Pd, è da tempo un po' un battitore libero e può dire chiaramente ciò che i dirigenti democratici possono solo confidare in via riservata. Premette che «questo governo non aveva alternative oggi come non ne aveva quando è stato fatto». Ma poi aggiunge: «Conte è un uomo ragionevole, una persona perbene. Adesso bisogna che incominci a chiudere qualche cosina: il tema Autostrade è lì, il tema Alitalia è lì, il tema Ilva è lì, il tema Mes è lì...». E il problema Casini lo indica chiaramente: «Abbiamo un partito che si sta accollando gli oneri, con responsabilità, il Pd. Abbiamo un partito giovane come Iv che come tutti partiti giovani cerca di porsi all'attenzione dell'opinione pubblica». Poi, c'è «un non partito come i 5 stelle dove il tasso di confusione è enorme. Bisogna che il presidente del Consiglio abbia il coraggio su alcuni punti di forzare la sua maggioranza. Parliamoci chiaro: non c'è alternativa, i parlamentari non possono permettersi il lusso di non votare quello che il presidente del Consiglio porta. Ci vogliono gli attributi per arrivare al sodo e dire: o le cose stanno così, o stanno così lo stesso. Tanto i parlamentari non vogliono andare a casa».

E dentro i 5 stelle, è convinto Ricci, c'è una possibile sponda: «C'è un'ala dentro i 5 stelle che fatica, ma mi pare che dentro M5s stia maturando un senso di responsabilità di questo tipo. Stamattina abbiamo ascoltato Di Maio, c'è il premier che dice: dobbiamo fare il tagliando al reddito di cittadinanza...». Insomma, «una parte dei 5 stelle sta scegliendo sempre più una via riformista. Ma questo governo reggerà anche se sarà molto veloce. Se le risorse (del Recovery fund, ndr) cadranno a terra in maniera efficace in pochi mesi, avremo una fase di rinascita. Altrimenti avremo la rabbia sociale».

(con fonte Askanews)