19 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Europee 2019

D'Alema: «Apprezzo le intenzioni di Calenda, ma no alle ammucchiate antisovraniste»

L'ex Premier e ex Segretario del Partito Democratico: «Il populismo cresce a partire da una rottura tra il progetto europeo e le attese di una gran parte dei cittadini»

Massimo D'Alema
Massimo D'Alema Foto: ANSA

ROMA - «Se rappresentiamo quello che sta avvenendo come un conflitto tra europeisti e sovranisti cadiamo in una trappola: in questi termini la partita è già persa. Sarebbe un suicidio per la sinistra convergere in un'ammucchiata con tutti quelli che difendono l'Europa così com'è contro la 'barbarie sovranista'». Ne è convinto Massimo D'Alema che in un'intervista a La Stampa dice: «Ho letto e apprezzato l'intervista di Prodi. Secondo me il progetto europeo è a rischio non per l'avanzata dei sovranisti. Quella piuttosto è la febbre, debilitante certo, ma la malattia è un'altra: l'egemonia neoliberista, monetarista, lo svuotamento dei contenuti etico-politici e sociali del progetto europeo a cui abbiamo assistito negli ultimi quindici anni. Questo è il punto: il populismo cresce a partire da una rottura tra il progetto europeo e le attese di una gran parte dei cittadini. Non scambiamo la causa con l'effetto».

Gli obiettivi di sviluppo sono solo degli auspici

D'Alema sottolinea infatti che «mentre gli obiettivi di stabilità finanziaria sono presidiati da trattati internazionali e da un sistema di controlli e punizioni, gli obiettivi di sviluppo sono solo degli auspici. Non scatta nessuna procedura di infrazione se uno Stato non garantisce l'occupazione. E questa asimmetria non è neutra, è frutto di un'egemonia culturale». Quindi al centro di una proposta politica per le europee ci dovrebbe essere una svolta radicale? «Esattamente - risponde -. Bisogna avere una legislatura costituente che ridefinisca il patto europeo. Il documento di Thomas Piketty va in questa direzione», spiega l'ex ministro degli Esteri.

Apprezzo l'intenzione di Calenda

«Apprezzo l'intenzione di Calenda, almeno ha messo in movimento le cose di fronte alle lentezze della sinistra, ha avuto il merito di alzare una bandiera. Ma non è sufficientemente chiaro - prosegue D'Alema -: il discrimine deve essere il cambiamento. Non si può lanciare un appello e poi essere costretti a precisare che non è rivolto a Forza Italia. Se avesse un impianto programmatico netto non ci sarebbe bisogno di un chiarimento a piè di pagina».

Centrosinistra e Partito Democratico

D'Alema osserva inoltre che «non spetta a lui decidere con chi si deve alleare il Pd, c'è un congresso e non mi sembra che si sia candidato» e aggiunge di guardare al Pd «con interesse e con l'auspicio che la nuova leadership del Pd riprenda l'ispirazione unitaria in vista delle europee. Non vedo una prospettiva del centrosinistra se non riprende vita il Pd. Naturalmente dovrà avere il coraggio di una riflessione critica su questi anni, non può pensare di far finta di non aver perso le elezioni».