27 agosto 2025
Aggiornato 20:00
Governo

Partito democratico, this is the end

Sui muri di Roma, a pochi passi da Fontana di Trevi, una grande foto che vale più di qualsiasi commento. Intanto il Pd si prepara al congresso

Il manifesto "The end" apparso a Roma e riferito al Pd
Il manifesto "The end" apparso a Roma e riferito al Pd Foto: ANSA

ROMA - L'essenza della street art è questa: dire con una foto, un disegno, una scritta, ciò che pensano più o meno tutti. E dirlo nel modo giusto. Per questo la grande foto incorniciata comparsa questa mattina in via del Babbuccio a Roma, un vicolo a pochi passi da Fontana di Trevi, vale più del miglior editoriale, del più tagliente commento, della più fine analisi politica. L'immagine di una lapide, con sopra la scritta «The End» sormontata dalla frase «La rivoluzione siamo noi» e, in basso, «Pd, tesseramento 2018». Il manifesto,  su sfondo bianco e con la lapide in grigio, è firmato Andrea Villa in carattere stampatello maiuscolo ed è la quarta opera di street art di questo tipo in pochi giorni. I primi murales ad apprire per le strade della Capitale sono stati quelli del bacio Di Maio-Salvini e di Giorgia Meloni con in braccio un bimbo africano firmati Tvboy e trovati il 23 marzo - giorno dell'insediamento delle nuove Camere - in via del Collegio Capranica e vicino al Senato. Poi è stato il turno del fotomontaggio de I Bari, finto Caravaggio, comparso a Via de' Lucchesi, a due passi dal Quirinale, il 13 aprile, che ritraeva Di Maio, Salvini e Berlusconi in abiti d'epoca che giocano a carte (firmato Sirante). Quindi L'incendio del Nazareno, anche questo di Sirante, ispirato all'Incendio di Borgo di Raffaello, trovato il 3 maggio vicino a Largo del Nazareno dove si stava riunendo la Direzione del Pd, in cui Renzi mette in salvo Berlusconi portandolo sulle spalle e si vedono anche le immagini di Boschi, Orfini e Verdini. 

Per il Pd è davvero la fine
A sancire il punto di non ritorno in cui è precipitato il Partito democratico la notizia del congresso in autunno, che sa di regolamento di conti, con il partito intanto affidato a Matteo Orfini o a una figura terza da individuare, purché non sia qualcuno intenzionato a candidarsi poi alla segreteria. Questa, secondo quanto riferiscono fonti autorevoli, è la linea con la quale i renziani si apprestano ad andare all'assemblea Pd del 19 maggio. Uno scenario, viene precisato, che è legato a quello che succede sul fronte del governo: il percorso vale se sfuma il rischio di elezioni anticipate, perché in quel caso non ci sarebbe tempo di fare un congresso. Ma se le cose andassero come nel Pd ormai danno quasi per scontato, cioè se si arrivasse a un esecutivo Lega-M5s, allora questa sarebbe la richiesta dei renziani all'assemblea.

Martina reggente fino all'assemblea
«A quel punto - spiega un dirigente - il congresso andrebbe fatto subito, preparandolo per bene. Si potrebbe fare in autunno». E la reggenza di Maurizio Martina terminerebbe con l'assemblea che «da statuto accoglie le dimissioni del segretario uscente e convoca il congresso». Martina, è la tesi, non sarebbe a quel punto la figura adatta a guidare il partito «visto che è intenzionato a candidarsi al congresso».

Dopo l'assemblea tocca a Matteo Orfini?
La guida del Pd, sempre da statuto, toccherebbe quindi al presidente, cioè Matteo Orfini. Un dirigente che, però, è considerato un fedelissimo di Renzi e, dunque, non sarebbe certo considerato come «garante» da parte delle altre anime del partito. «La garanzia la dà la commissione congresso, dove sono rappresentati tutti», precisa la fonte renziana. Ma, in ogni caso, «si può valutare di scegliere un terzo nome, purché sia qualcuno che non intende candidarsi al congresso».

Intanto gli ex se la ridono sulle ceneri
E mentre i democratici si preparano alla resa dei conti, chi ha abbandonato la barca prima che questa affondasse può dedicarsi al gioco preferito dei non sconfitti: il «ve l'avevo detto». Per Roberto Speranza, coordinatore nazionale di Mdp e deputato di Liberi e uguali, nella virata a destra del Movimento 5 stelle «c'è la responsabilità grave del Pd quando ha scelto di non tentare neanche una sfida sui temi per costruire un equilibrio più avanzato». E dopo l'accordo con Salvini «i molti cittadini di centrosinistra e di sinistra che hanno legittimamente votato M5s valuteranno diversamente le scelte di Di Maio e compagnia».