16 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Approvato il salva-risparmi

Salva-risparmi, Meloni: «Un'altra marchetta pagata coi soldi degli italiani»

Via libera al decreto salva-risparmi che è stato approvato sia dalla Camera che dal Senato. Unica voce fuori dal coro quella di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, che punta il dito contro questo «governo servo dei banchieri e delle lobby»

ROMA – Via libera con la mozione di sostegno al governo al decreto salva-risparmi. La risoluzione è passata a Montecitorio con 389 sì, 134 no e otto astenuti. Anche l’aula del Senato ha approvato la risoluzione con 221 sì, 60 no e tre astenuti. Favorevoli anche Forza Italia e i verdiniani. Unica voce fuori dal coro quella di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale.

Via libera al decreto salva-risparmi
Via libera con la mozione di sostegno al governo al decreto salva-risparmi. Il Parlamento ha autorizzato un ulteriore indebitamento fino a 20 miliardi di euro per sostenere il sistema bancario italiano in un momento di grande fragilità. Col denaro pubblico si provvederà al salvataggio delle 4 banche italiane in dissesto (Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti), ma dietro l’angolo c’è anche e soprattutto il salvataggio del Monte Paschi Siena, la banca più antica del mondo che si trova sull'orlo del baratro. La risoluzione è passata a Montecitorio con 389 sì, 134 no e otto astenuti. Il Senato l'ha approvata con 221 sì, 60 no e tre astenuti.

Anche Forza Italia e Ala hanno detto sì
Il sì è arrivato anche da Forza Italia, che ha motivato la sua scelta appellandosi a «un senso di responsabilità» verso il paese perché «è in ballo la tutela del risparmio di centinaia di migliaia di italiani e anche la linfa vitale del sistema bancario» nazionale. Mentre il divorzio tra Denis Verdini e il (nuovo?) governo Gentiloni è durato appena una settimana. Il gruppo di Ala-Scelta Civica alla Camera ha motivato il proprio voto a favore della risoluzione con quello stesso «senso di responsabilità» nei confronti dei cittadini italiani che ha destato la coscienza di Fi. L'unica voce fuori dal coro è stata quella, forte e chiara, di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale. La presidente Giorgia Meloni ha pubblicato un lungo post sul suo profilo Facebook motivando la sua scelta.

Altri 20 miliardi di euro (di debito) per le banche
Fratelli d’Italia ha votato contro la risoluzione del Governo Gentiloni che autorizza l’Esecutivo ad aumentare il debito pubblico fino a 20 miliardi di euro in più per salvare gli istituti di credito in difficoltà perché «hanno chiamato questo provvedimento 'salva-risparmi' ma in realtà siamo davanti all’ultima marchetta pagata coi soldi degli italiani per tappare i buchi e i disastri commessi negli anni da amministratori incapaci». Sono state bocciate tutte le proposte di Fratelli d’Italia per correggere la risoluzione: «no» alla possibilità di prevedere delle limitazioni stringenti per quelle banche che ricevono aiuti pubblici (a partire dal tetto ai compensi per gli amministratori delle banche fallite o salvate, al divieto di erogare bonus e all'impossibilità di distribuire utili e dividendi per almeno 5 anni); «no» alla separazione tra le banche d’affari e le banche commerciali.

La battaglia di Giorgia Meloni
Stessa sorte è toccata alla proposta di legge che FdI ha depositato per istituire una commissione d’inchiesta sul sistema bancario: da mesi giace nei cassetti del Parlamento e il Governo, il Pd e la maggioranza non hanno nessuna intenzione di discuterla. Secondo la presidente Giorgia Meloni la ragione è semplice: «hanno paura che gli italiani possano sapere che sono anche loro responsabili dei fallimenti delle banche e che hanno contribuito a mettere in ginocchio centinaia di migliaia di risparmiatori». Ma Fratelli d’Italia non si arrende e continuerà la sua battaglia «contro questo Governo servo dei banchieri e delle lobby». Anche per questa ragione il partito sta organizzando una grande mobilitazione nazionale per il prossimo 22 gennaio, alla quale tutti i cittadini italiani sono invitati a partecipare, per chiedere le dimissioni dell’Esecutivo e andare subito al voto.