20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Altro «illustre» endorsement per il Sì

Referendum, anche l'Osce sta con Renzi e si schiera per il «Sì»

Anche l'Osce rompe il silenzio e si schiera apertamente per il sì al referendum costituzionale italiano. Promuovendo l'operato del governo Renzi

Il premier Matteo Renzi.
Il premier Matteo Renzi. Foto: Shutterstock

ROMA - Dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico arriva un doppio assist al governo. Il primo, e forse anche il più scontato, è nel chiaro auspicio di un voto favorevole al referendum sulle riforme costituzionali. «Rappresenterebbero un passo in avanti, dato che semplificherebbero il processo legislativo e chiarirebbero la suddivisione di responsabilità tra Stato e amministrazioni locali che ha intralciato gli investimenti pubblici e privati», recita il capitolo sull'Italia dell'ultimo Economic Outlook.

Progressi
Una posizione coerente con la linea che per anni ha visto l'Ocse sostenitrice e promotrice delle riforme, non solo in Italia ovviamente. Lo studio dà atto dei progressi compiuti dall'esecutivo su mercato del lavoro, pubblica amministrazione e scuola. E chiede di «continuare e rafforzare le riforme strutturali. Sarà fondamentale - si legge - per alzare gli standard di vita di tutti gli italiani. In particolare "molto può esser fatto per rendere il sistema fiscale più equo ed efficiente, a cominciare dal ridurre in maniera permanente i contributi sui redditi più bassi e spostando la tassazione su consumi e proprietà immobiliare».

Previsioni di crescita
L'Ocse ha anche confermato le previsioni di crescita economica del Belpaese allo 0,8 per cento quest'anno, mentre ha ritoccato al rialzo di un decimale la stima del Pil 2017 al più 0,9 per cento. Sul 2018 pronostica infine un più 1 per cento. Il tasso di disoccupazione è atteso all'11,5 per cento quest'anno, all'11 per cento nel 2017 e sotto questa soglia, al 10,7 per cento nel 2018. Ma la crescita dell'occupazione dovrebbe mostrare una attenuazione, dal più 1,4 per cento previsto quest'anno allo 0,9 per cento il prossimo e allo 0,6 per cento nel 2018.

Flessibilità
Il secondo assist riguarda il braccio di ferro che l'Italia ha in corso da mesi con la Commissione europea sui conti pubblici, e la flessibilità supplementare invocata sul Bilancio 2017. L'ente parigino prevede che il deficit di bilancio cali al 2,4 per cento del Pil quest'anno, mantenendosi su questo livello nei due anni successivi. L'incidenza del debito pubblico sul Pil segnerà una limatura quest'anno, al 132,1 per cento dal 132,4 per cento del 2015, per poi segnare un 132,3 per cento nel 2017 e un 132 per cento secco nel 2018.

Governo promosso anche nei rapporti con l'Ue
«Il governo punta a negoziare con l'Unione europea un margine di bilancio pari allo 0,4 per cento del Pil sulla base di circostanze eccezionali legate al recente terremoto, alla crisi dei rifugiati e agli investimenti in infrastrutture. I bassi tassi di interesse e la lieve espansione economica manterranno il deficit al 2,4 per cento del Pil su 2017 e 2018. Questa linea - dice l'Ocse - è ampiamente appropriata». A condizione i margini disponibili vengano usati per favorire la ripresa.

Crescita
Tutto questo, in un quadro planetario che dopo cinque anni di deludente debolezza secondo l'Ocse vede ora la crescita economica globale mostrare finalmente «prospettive di crescita modestamente più elevate». Si stima un aumento del Pil globale del 2,9 per cento quest'anno, cui dovrebbe seguire un accelerazione della crescita al 3,3 per cento nel 2017 e al 3,6 per cento nel 2018. «Nel contesto attuale di bassi tassi di interesse, i policy maker hanno una finestra di opportunità unica per fare un uso più attivo delle leve di bilancio per promuovere la crescita e ridurre la disuguaglianza», ha rilevato il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, presentando lo studio.

Accelerazione negli Usa
L'ente parigino si attende una accelerazione soprattutto negli Usa, con un Pil atteso al più 2,3 per cento quest'anno e al più 3 per cento il prossimo, grazie alla spinta supplementare che dovrebbe arrivare dai piani di politiche espansive e infrastrutturali preannunciati dal presidente eletto Donald Trump. Più modesto il miglioramento dell'area euro, con un più 1,6 per cento del Pil 2017 e un più 1,7 per cento nel 2018.

Incognite
Su questo quadro tuttavia gravano diverse incognite, tra cui i rischi geopolitici e, in particolare sempre legato all'amministrazione Trump, il pericolo di un ricorso al protezionismo commerciale. L'Ocse avverte che misure simili innescherebbero inevitabilmente "rappresaglie" con un circolo vizioso che potrebbe addirittura «vanificare molti degli effetti positivi delle iniziative di bilancio per rafforzare la crescita. Farebbe anche aumentare i prezzi - ha aggiunto la capo economista dell'Ocse Catherine L. Mann - peggiorerebbe gli standard di vita e metterebbe i paesi in posizioni di bilancio peggiori. Il protezionismo potrà difendere alcuni posti di lavoro, ma peggiorerà prospettive e benessere per molti altri».