18 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Ad Arezzo la convention «No, grazie»

Meloni: Il centrodestra riparte dal «No» al referendum di Renzi

Dalla Toscana, la leader di Fratelli d'Italia lancia il Comitato «No, Grazie» per fermare il referendum costituzionale promosso dal premier Matteo Renzi. Ad Arezzo tanti «big» del centrodestra, insieme per ricostruire la coalizione

AREZZO – «Non vogliamo solo dire no alla ridicola riforma di Renzi ma raccontare anche la nostra idea di Costituzione, e quindi la nostra idea di Italia e di Europa». Giorgia Meloni, da Arezzo, parla agli italiani e, di fronte a amministratori e politici, lancia il fronte per il «no» al referendum costituzionale d'autunno. Ma non è solo di referendum che si parla nel capoluogo toscano: presidenzialismo, abolizione del Senato, maggior potere ai sindaci, un tetto alle tasse, la possibilità per il popolo di votare sui trattati internazionali e quindi sull'Europa. Questi sono alcuni dei punti di una «piattaforma comune» che, partendo dal meeting aretino, si propone di rimettere insieme le forze alternative al premier Matteo Renzi e alla sinistra, «archiviando però definitivamente la stagione del Patto del Nazareno».

Il centrodestra (della Meloni) riparte da Arezzo
Giorgia Meloni sceglie strategicamente la città di Arezzo, «quartier generale del renzismo e città natale della Boschi», nella quale – come scrive su Facebook la leader di FdI – vivono migliaia di cittadini «truffati prima da Banca Etruria e poi dal Governo». Una città che, però, un anno fa vide una coalizione compatta e credibile battere la sinistra. «Da qui vogliamo dire che non ci stiamo a restare a guardare allo scontro tra Pd e M5S», spiega Meloni. Città come Arezzo, Grosseto, Savona, Pordenone e Novara – in cui il centrodestra ha battuto il Pd alle ultime elezioni – sono la dimostrazione che «le nostre idee sono ancora in pista se rappresentate con chiarezza e determinazione». È necessario, secondo la Meloni, ripartire dal territorio: «Abbiamo le idee, gli uomini e le donne, e l'entusiasmo ma dobbiamo crederci tutti».

Salvini: con il «No» al referendum riprendiamoci l'Italia
Ad Arezzo, insieme alla Meloni e agli amministratori, si presentano anche altri big del panorama del centrodestra italiano. Della Lega Nord c'era il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, mentre il leader del Carroccio, Matteo Salvini, ha inviato un video alla convention in cui plaudiva alla manifestazione della Meloni e sottolineava l'importanza di dire «No» al referendum: sarà l'occasione per recuperare «le chiavi di casa nostra e il futuro di questo Paese». La priorità, spiega Salvini, è «mandare a casa questo Governo», perché quella proposta da Renzi è una riforma che «ci lascerebbe schiavi di quello che è il sistema più infame da cui dobbiamo liberarci», cioè il Governo Renzi.

Forza Italia assente
Grande assente della giornata è Forza Italia. Ad Arezzo sarebbero dovuti arrivare Paolo Romani e Renato Brunetta, che, però danno buca alla Meloni, dimostrando, probabilmente, che quel gap apertosi in occasione delle elezioni amministrative romane non si è mai richiuso. Altra testimonianza della distanza dei forzisti dalla Meloni è la presenza di Giovanni Toti. Il governatore ligure è l'unico azzurro presente al meeting aretino e questo la dice lunga sull'eterogeneità del centrodestra attuale. Toti ha vinto in Liguaria, infatti, con una compagine di centrodestra allargata che vedeva al suo interno anche la fazione lepenista della Lega Nord, quella stessa che nel giugno scorso veniva allontanata dall'ex Cav che a Roma preferiva appoggiare Alfio Marchini piuttosto che l'alleata «naturale» Giorgia Meloni.

Il Comitato «No, grazie»
Il comitato «No, grazie», composto da oltre duecento amministratori tra sindaci, presidenti di regione, consiglieri e amministratori locali, ha lanciato le sue proposte per avviare la campagna per il «No» al referendum costituzionale di Matteo Renzi, previsto per il prossimo novembre. «Siamo convintamente contrari rispetto all’ultima colossale truffa di Renzi»: è così che si apre il documento con cui si presenta il Comitato. La «finta» riforma del premier Renzi – si legge ancora – non abolisce il Senato, ma «più banalmente» abolirebbe, secondo il Comitato, la democrazia nella camera parlamentare. «In buona sostanza la grande rivoluzione di Renzi è mantenere le due Camere, trasformando il Senato in un organo medievale con elezioni di secondo livello come per i valvassori e i valvassini», avverte il manifesto.