8 settembre 2024
Aggiornato 03:00
Centrodestra

Gianfranco Rotondi: «Meloni è la leader, Berlusconi consigliato male»

La leader di Fratelli d'Italia non è disponibile al balletto del tira e molla, alla rincorsa dei senatori nei voti di fiducia, al cuci e scuci di una maggioranza instabile. Questo e niente altro significa «non ricattabile». E non è affatto poco

Giorgia Meloni, leader del centrodestra
Giorgia Meloni, leader del centrodestra Foto: Agenzia Fotogramma

«Ricorro a tutta la mia soavità democristiana per ridimensionare alcuni resoconti giornalistici sulla implosione del centrodestra. Per come conosco Silvio Berlusconi, escludo che egli abbia appuntato le definizioni su Giorgia Meloni per farle ritrarre e trapelare. Escludo pure che si sia addolorato del fatto che siano trapelate. E' uno che non la manda a dire, diamogliene atto. In questa fase entra a fatica nei panni del junior partner di una coalizione. Ha fatto altri mestieri: fondatore e capo di aziende, presidente di squadra campione, leader di partito e di coalizione. Ora gli tocca litigarsi i ministeri come Mastella e Follini, e non è ancora entrato nel ruolo». Lo scrive l'ex ministro Gianfranco Rotondi sul 'Huffington Post».

«Chi gli vuol bene - mi stava scappando 'davvero' - come me, gli aveva dato altri consigli: recuperare - elenca Rotondi - lo 'spirito' del Pdl, le ragioni culturali di un centrodestra senza trattino, di una destra nazionale che incontra il centro popolare e costruisce con esso una narrazione unitaria; battezzare la Meloni come leader sin dal primo istante di campagna elettorale, senza ricorrere al peloso stratagemma delle 'primarie elettorali'; fare liste comuni di Fi e Fdi, vincere con Giorgia la partita elettorale con una cifra che iniziava con quattro, e diventare finalmente il centrodestra di massa erede della stabilità se non della eternità democristiana. ' Vasto programma', mi è stato fatto capire nei dintorni di Arcore. E ognuno di noi ha fatto la sua scelta, senza rotture e senza rancori, come è giusto che sia tra persone che anzitutto si stimano e si vogliono bene».

«Ho la presunzione - prosegue - di ritenere che avevo ragione io, ma anche io sono presuntuoso,e non c'è bisogna che Silvio me lo scriva su un foglio, lo so. Ora non dobbiamo innamorarci delle rispettive tesi, e prolungare all'infinito i postumi di una campagna elettorale storica, che ha ridisegnato la rappresentanza politica italiana, e dunque anzitutto il centrodestra. A mio avviso va dispiegato un pensiero politico lungo, che occupi la legislatura, e vada oltre: serve accompagnare il governo con una forte iniziativa e progettazione politica, capace di fare del centrodestra la forza centrale del nuovo sistema politico. Da un punto si deve partire: la leadership di Giorgia Meloni. Questo discorso è possibile perché c'è lei. Senza la sua traversata nel deserto, avremmo ancora un centrodestra in formato di minoranza gialla, buono per avallare governi di unità nazionale a trazione invariabilmente piddina, come nell'ultimo decennio».

«Intorno alla leadership della Meloni - dice Rotondi - c'è da ricostruire una classe dirigente diffusa in uno scenario che offre più posti che persone. Sarebbe un errore madornale compromettere questa opportunità per la fretta di occupare tutti il primo giro. Lo dico a tutti, a me stesso anzitutto,e poi a chiunque ritenga di avere un futuro, a cominciare dalla ormai leggendaria senatrice Ronzulli, della quale ho sempre apprezzato franchezza e determinazione, e mi fa piacere ribadire questa stima in un momento di difficoltà».

«Ieri - conclude - Giorgia Meloni ha detto che non è ricattabile. Scoraggio i retroscenisti dal cercare significati reconditi: non intendeva rispondere provocatoriamente a Berlusconi, voleva dire esattamente ciò che ha detto, non è ricattabile, non scambia la sua dignità con nulla, nemmeno col sogno di palazzo Chigi. E' pronta alla responsabilità immane di guidare il Paese nella stagione più tempestosa dal '43 ad oggi. Ma non è pronta - e, conoscendola, mai lo sarà - al balletto del tira e molla, alla rincorsa dei senatori nei voti di fiducia, al cuci e scuci di una maggioranza instabile e non convinta. Questo e niente altro significa 'non ricattabile'. E non è affatto poco».