18 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Bufera sul consigliere di Magistratura democratica

«Renzi va fermato»: Morosini smentisce, ma Orlando chiede chiarimenti al Csm

E' giallo sulle parole del consigliere del Csm Piergiorgio Morosini che, secondo un'intervista de Il Foglio - subito smentita dal diretto interessato - si sarebbe schierato per il No al Referendum per «fermare Renzi»

ROMA – È bufera sulle parole che Piergiorgio Morosini, consigliere del Consiglio Superiore della Magistrtura, avrebbe pronunciato in un'intervista rilasciata a Il Foglio. «Perché Renzi va fermato»: un titolo che non lascia scampo a giustificazioni quello che campeggia in cima alla pagina del quotidiano e da cui, però, il consigliere Morosini prende le distanze. Secondo il giornale diretto da Claudio Cerasa, il consigliere di Magistratura democratica (ala di sinistra del Csm) avrebbe detto di essere pronto a portare avanti una battaglia per il No al referendum costituzionale di ottobre per «fermare Renzi». Parole pesanti che vedrebbero un membro del Csm esplicitamente schierato in una campagna politica come quella sul referendum costituzionale.

«Occorre votare No»
«Bisognerà guardarsi bene dal rischio di una democrazia autoritaria». Attraverso quest'affermazione Piergiorgio Morosini avrebbe annunciato di avviare una vera e propria campagna per bloccare le modifiche alla Costituzione previste dal Ddl Boschi, di fatto dichiarando guerra al premier. Già pronto un tour che toccherà le maggiori città italiane per convincere i cittadini a fermare alle modifiche. Secondo il Il Foglio, il consigliere di Magistratura democratica sarebbe convinto che «occorre votare No al referendum di ottobre» per preservare «un rapporto equilibrato tra Parlamento e organi di garanzia».

Il consigliere smentisce tutto
Morosini smentisce tutto durante il Plenum del Csm: parla di «parole travisate» il magistrato, dicendosi «ferito» per quanto sta accadendo. «Mi sono state attribuite delle affermazioni che non ho mai fatto e dalle quali prendo con nettezza le distanze – si difende il consigliere del Csm –. Prima fra tutte quella che dà il titolo all'intervista: non ho mai detto "Renzi va fermato"». Tutto falso, dice Morosini, che afferma addirittura di non aver mai rilasciato l'intervista alla cronista de Il Foglio: «Si è trattato solo di un colloquio informale, presso la sede del Csm, in merito ad un'inchiesta che la giornalista sta facendo su Magistratura democratica», spiega.

Orlando chiede un chiarimento
Smentite importanti che, però, non placano la polemica che ha investito il magistrato: le affermazioni riportate dal quotidiano, infatti, con un prevedibile effetto domino, hanno provocato l'indignazione del Governo. Vuole vederci chiaro il guardasigilli Andrea Orlando, che ha chiesto al vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, «un incontro formale per un chiarimento» sulla vicenda Morosini.

«Attacchi inaccettabili»
«Se alcune di quelle parole, se alcune di quelle espressioni, risultassero in qualche modo confermate sarebbero in aperto contrasto con lo spirito di leale collaborazione che fino a qui ha ispirato i rapporti tra governo e Csm»: il ministro della Giustizia commenta con parole aspre l'accaduto e chiede che venga fatta piena luce sui fatti. Della stessa idea è il vicepresidente Csm Legnini, che, al termine del Plenum del Csm, ha affermato: «Sono inaccettabili gli attacchi ad esponenti del governo e del Parlament. Noi pretendiamo il rispetto delle nostre prerogative ma nel momento in cui lo pretendiamo dobbiamo assicurarlo innanzitutto noi».

La risposta dell'Anm
In risposta ai fatti arriva anche una nota dell'Associazione Nazionale Magistrati che definisce «inopportuna e ingiustificate» le dichiarazioni attribuite a Morosini. Dichiarazioni che, se confermate, metterebbero a rischio «un leale rapporti sui poteri dello Stato». In relazione all'intervista sulla stampa attribuita al consigliere togato del Csm, la Giunta Anm ribadisce «il diritto del singolo magistrato di esprimere le proprie opinioni», ma ritiene che si tratti di «dichiarazioni ingiustificate e per altri riguardanti temi e argomenti non di pertinenza di un rappresentante dei magistrati presso l'organo di governo autonomo». Dichiarazioni che, come aggiunge l'Anm, «incidono sul prestigio della magistratura e sul leale rapporto tra i poteri e gli organi dello Stato». «Avremo modo di colloquiare e di chiarire che la posizione del Csm non è affatto quella che emerge in questi giorni, ma è quella che emerge dal lavoro duro, importante, intenso di questo anni e mezzo», si legge ancora nella nota.