Mafia, l'inchiesta M5s sul ministro fa tremare il Pd
I Cinque stelle vogliono andare a fondo dei sospetti di infiltrazioni mafiose a Reggio Emilia durante gli anni in cui era sindaco Graziano Delrio, oggi braccio destro di Matteo Renzi. Ma il Partito democratico non ci sta
ROMA – Intorno al governo Renzi è scoppiato l'ennesimo scandalo. Questa volta nel centro del mirino è finito il ministro Graziano Delrio, qualcosa di più del semplice titolare di un dicastero pure importante come quello delle Infrastrutture. L'ex sindaco di Reggio Emilia, infatti, è politicamente una sorta di braccio destro del premier, di cui è stato non a caso sottosegretario alla presidenza del Consiglio prima di trasferirsi al ministero: dunque il suo operato chiama in causa direttamente anche lo stesso Renzi. E a sollevare i dubbi è proprio quanto accaduto nella città emiliana mentre Delrio era primo cittadino: questioni che puzzano di mafia. Il Movimento 5 stelle vorrebbe andare a fondo, ma il Partito democratico mette i bastoni tra le ruote. «Mirabelli si agita sulla sedia perché vogliamo ascoltare Delrio e chi ha governato la cementificazione di Reggio Emilia negli ultimi 20 anni. Perché si agita? Perchè invece di agitarsi non esercita laicamente il suo ruolo di commissario di antimafia?». A chiederlo è Luigi Gaetti (M5S), vicepresidente della commissione parlamentare antimafia, replicando in una nota al capogruppo Pd nella stessa commissione, Franco Mirabelli.
Già ascoltato
«Dal momento che Delrio – ha proseguito l'esponente M5S – è già stato ascoltato nel 2010, quando fu Enrico Bini, allora presidente della Camera di Commercio a chiedere di affrontare il 'caso Reggio' e da allora sono emersi molti fatti nuovi, non ci dovrebbero essere problemi ad ascoltarlo di nuovo. Lo stesso Bini, che oggi è un sindaco Pd e non del M5S ha dichiarato pubblicamente che Delrio, Vecchi e tutti i protagonisti non dovrebbero aver problemi ad affrontare una nuova audizione di approfondimento».
Silenzio totale
«Tra l'altro nelle ultime due sedute di ufficio di presidenza Mirabelli sa benissimo che abbiamo parlato anche di questo, ponendo la questione di affrontare il 'caso Reggio Emilia'. Lui si è opposto la prima volta e nella seduta di mercoledì ha dichiarato di non volersi nemmeno esprimere sulla questione», prosegue la dichiarazione, in questa parte attribuita congiuntamente a Luigi Gaetti e Francesco D'Uva, capogruppo M5S in antimafia. «Lo stesso Mirabelli sa – conclude stavolta Gaetti in solitaria – che la presidenza richiederà informazioni su tutti i nuovi fascicoli aperti in Emilia Romagna ed ha chiesto una relazione scritta alla nostra delegazione».
(da fonte Askanews)
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