29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
PD in allarme dopo le elezioni

Dopo Renzi, al governo arriverà Di Battista?

A forza di cercarsi avversari, il premier è sempre più solo. Invece il Movimento 5 stelle ha dimostrato, ai ballottaggi comunali, di saper convincere anche l'elettorato di centrodestra. Accadrà lo stesso anche a livello nazionale?

ROMA «Il potere logora chi non ce l'ha», ebbe a dire un noto statista italiano che, secondo la Cassazione, fu in rapporto organico con la mafia fino al 1980. Ma anche chi ce l'ha non scherza, specialmente quando si tratta di un uomo dall'ego chiaramente ipertrofico come Matteo Renzi. Man mano che si espandeva il suo comando (prima sulla Provincia, poi sul Comune, poi sul partito, infine sul governo) è cresciuto anche il suo delirio di onnipotenza, fino al punto di ritenersi invincibile. Forse all'inizio la sua ricerca spasmodica di avversari da sconfiggere (i vecchi politici, i giornalisti, i sindacati, la minoranza del Pd) era solo il suo espediente per conquistare il consenso. Ma poi deve aver finito per crederci davvero, sviluppando un'eterna sindrome da accerchiamento in cui lui, l'invincibile Matteo, è rimasto l'unico a combattere la crociata solitaria contro i mali dell'Italia.

Da soli non si vince
Oltre la psicologia da quattro soldi, però, c'è la politica. Che insegna come le elezioni non si possono vincere da soli, neanche se si è premier e segretari del primo partito. A forza di menar schiaffoni a tutti coloro che si permettevano di contraddire le sue ineffabili riforme, Renzi sta riuscendo a ricompattare il centrodestra, alienarsi l'elettorato tradizionale del Pd e allo stesso tempo rilanciare il Movimento 5 stelle. Lo abbiamo visto nei ballottaggi di domenica scorsa: a Porto Torres, a Quarto, a Venaria, ad Augusta, a Gela è successo quello che negli anni scorsi si era già visto a Livorno e prima ancora a Parma. Ovvero, il centrosinistra che vince al primo turno, si sente già la fascia tricolore in tasca, e non si rende conto che il centrodestra, pur di farlo perdere, è disposto anche a girare i propri decisivi voti ai grillini. Lo stesso eccesso di fiducia che, in altri tempi, aveva fregato il rottamato Bersani.

Tutti contro il Pd
Troppo facile, poi, liquidare il tutto come «una sconfitta non mia, ma della sinistra», per citare le parole con cui Renzi ha commentato le batoste elettorali nei Comuni. Evidentemente incapace, come il suo mito Fonzie, di chiedere scusa per i propri errori. Ma questa dinamica, badate bene, ha un peso molto superiore al semplice esito del voto locale in qualche piccolo Comune. Perché la legge elettorale con cui si scelgono i sindaci somiglia tanto a quell'Italicum che lo stesso Renzi sperava di essersi cucito addosso. I tempi del 40,3% sono ormai lontani, e con essi anche le speranze di un successo al primo turno. Il Pd sarà certamente costretto al ballottaggio, alle prossime politiche, magari proprio contro il Movimento 5 stelle. E in quel caso, contrapposto all'inedita alleanza (più o meno esplicita) tra Grillo, Salvini, Berlusconi e chi più ne ha più ne metta, la sua sconfitta sarebbe scontata.

Verso le elezioni anticipate
Non pensate che si tratti di fantapolitica, perché sotto il fuoco incrociato di Mafia capitale, dell'emergenza immigrazione, dei mal di pancia interni alla maggioranza e anche al suo stesso partito, Renzi sta pensando davvero a staccare la spina e andare ad elezioni anticipate, magari già la prossima primavera. E dunque, se non cambierà rotta al più presto, di consegnare l'Italia ad un governo Di Battista. Il bello è che, in fondo in fondo, non sarebbe neanche un male.