Contro rassegnastampa
* Per Bersani la natura di Renzi non è bella. Direbbe la stessa cosa della Boschi? * La lista degli evasori ? Ci sono voluti 5 anni per leggerla * Della Valle scende in campo: deve essere stato abbagliato dal successo di Passera
ROMA - Scrive Antonio Polito sul Corriere della Sera: «Anche se Renzi vincesse, in futuro basteranno 25 dissidenti per mandare sotto un governo, anche se messo nelle condizioni di contare su quel grosso premio alla maggioranza garantito dall’Italicum».
SE BERSANI IMITA CROZZA - Se Polito ha ragione, quei 25-30 dissidenti del Pd dovrebbero rinunciare, al momento, ad ogni proposito di sgambetto al premier per insinuarsi, invece, come un cavallo di Troia nell’Italicum. Potrebbero così sbucare all’improvviso e sferrare il colpo mortale al governo quando Renzi sarà più debole, cioè quando si sentirà appagato dalla vittoria e avrà abbassato le difese. Per far funzionare un cavallo di Troia come si deve ci vorrebbe, però, che alla guida dei dissidenti ci fosse un Ulisse. «Ragazzi qui è in gioco una cosetta da niente che si chiama democrazia», ha proclamato Pierluigi Bersani dai microfoni della Rai. Potrebbe essere l’ex segretario, l’Ulisse di cui hanno bisogno i dissidenti? Forse, ma ad una condizione: che la smetta di fare l’imitazione di Crozza che imita Bersani.
CACCIA AGLI EVASORI, MA SENZA FRETTA- La Cassazione ha deciso: la lista Falcioni dove sono elencati i nomi degli evasori che si sono rifugiati in Svizzera potrà essere usata dal fisco anche se risulta
rubata. Bella notizia, ma forse arriva quando i buoi sono ben lontani dalla stalla. Lo sapete da quando è in corso una inchiesta della Procura, poi bloccata perché non si sapeva se la lista Falciani poteva essere
usata come prova? Dal 2010. In questi cinque anni gli italiani che hanno fatto gli «svizzeri» avranno avuto tutto il tempo per confondere le acque e prendere il volo per altri paradisi fiscali. A noi resterà il contentino di sapere i loro nomi. Agli evasori la soddisfazione di averci fatti fessi due volte.
DELLA VALLE RIDISCENDE IN CAMPO - Lo aveva promesso invano tante volte, ma poi non se ne era fatto nulla. Ora, invece, il dado è tratto: l’imprenditore ha infatti lanciato «Noi italiani».
E così, con l’imprenditore marchigiano siamo a tre. Dopo Montezemolo e Passera è la volta di Della Valle a volersi sacrificare per l’Italia. Dell’esperienza degli altri due cavalli di razza dell’imprenditoria che lo hanno preceduto nel misurarsi con la politica vale la pena di fare qualche accenno. Mentre sognava Palazzo Chigi a Montezemolo sfuggì che Sergio Marchionne stava studiando il mezzo migliore per togliergli da sotto il sedere la Ferrari, operazione che poi gli è perfettamente riuscita. Della serie, attenzione a non distrarsi troppo se si ha a che fare con la politica. Montezemolo è poi riparato in Alitalia: della serie, chi ci sa fare, con la politica non ci rimette mai. Veniamo a Passera: ex presidente delle Poste, ex amministratore di Banca Intesa, ex ministro per lo Sviluppo, chi nei giorni scorsi si fosse trovato dalle parti dell’obelisco di Piazza Montecitorio avrebbe potuto imbattersi con Corrado Passera, fondatore di «Italia unica», imbavagliato come un Pannella dei vecchi tempi. Chi può sostenere che un ragazzo di buona famiglia come Passera non faccia tenerezza ridotto a litigarsi la piazza con i grillini? Alcune signore uscite dal parrucchiere si sono chieste, ma perché si è tappato la bocca? La domanda è rimasta senza risposta. «Noi Italiani» non sarà un partito, ha subito messo le mani avanti Della Valle mentre apprendeva dal telegiornale dell’exploit di Passera. «Metterò insieme un po’ di amici che abbiano voglia di darsi da fare per il Paese», ha poi aggiunto il patron di Tod’ s. Vicino a lui, mentre parlava, c’era qualcuno di questi probabili amici: da Adriano Galliani, a Giuliano Pisapia, ai Moratti. Come si dice, il buon giorno si vede dal mattino.
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