Prataviera: «Ora sono a rischio lavoratori e imprenditori in Tunisia»
Dopo la strage di Tunisi si pone ancora di più il problema della difesa e della sicurezza dei nostri turisti all'estero, oltre che quella dei nostri connazionali in patria. Ne abbiamo parlato con l'On. Emanuele Prataviera della Lega Nord, che ha rilasciato un'intervista ai microfoni di DiariodelWeb.it.
ROMA – Dopo la strage di Tunisi si pone ancora di più il problema della difesa e della sicurezza dei nostri turisti all'estero, oltre che quella dei nostri connazionali in patria. Ne abbiamo parlato con l'On. Emanuele Prataviera della Lega Nord, che ha rilasciato un'intervista ai microfoni di DiariodelWeb.it.
Nella strage di Tunisi sono rimasti uccisi degli italiani, e forse si poteva fare di più per proteggerli. Ci sono state delle mancanze da parte dei nostri politici?
«Il nostro governo innanzitutto non ha il coraggio di pronunciare parole che definiscono la realtà dei fatti: si tratta di terrorismo islamico, ma ieri Renzi ha volutamente evitato di usare questi termini.»
Che ne pensate, a questo punto, del problema della tutela dei nostri turisti: si possono lasciare esclusivamente nelle mani dei tour operator o è necessario intervenire aumentando la sicurezza sulle navi da crociera?
«No, c'è da augurarsi che il ministro Gentiloni e tutta la Farnesina si adoperi, insieme al governo di Tunisi, per capire com'è la situazione. Non sarei precipitoso, perché bisogna vedere i problemi per quello che sono e bisognerà organizzare il da farsi con le autorità tunisine. Per quanto riguarda i turisti: è facile farli imbarcare su un aereo e riportarli a casa. Il problema maggiore è per i tanti lavoratori e imprenditori italiani che sono lì, e che ben più difficilmente possono prendere un aereo e andarsene.»
Pensate che potranno verificarsi altri attentati in Tunisia?
«Tutti sperano di no, però purtroppo è più che possibile. L'Isis aveva preannunciato qualche tempo fa questi fatti, e ieri è arrivato l'attentato. Il problema, secondo me, è che la matrice della strategia è quella dell'emulazione, e cercheranno di attivare tutte le cellule dormienti che hanno sul campo per programmare nuovi attentati.»
Perché è stata colpita proprio Tunisi?
«La strategia è abbastanza semplice e lineare, purtroppo efficace nella sua follia. E' quella di colpire al cuore la cultura: il museo rappresenta il passato e il futuro di un popolo perciò colpirlo (dopo il tentativo fallito alla tipografia) è stato un gesto emblematico. Inoltre, Tunisi è una delle città più occidentalizzate del territorio musulmano.»
E' il caso di aumentare la sicurezza dei turisti italiani che viaggiano sulle navi da crociera con delle proposte ad hoc?
«Pensare di mettere un militare accanto a ogni turista non solo non è possibile, ma significherebbe anche rinunciare al «turismo». L'attenzione deve essere alta - ed è sempre alta ovviamente - ma il tema della sicurezza deve essere il baluardo di ogni singolo stato. Il punto è che il terrorismo non è prevedibile: se uno si fosse trovato, malauguratamente, in viaggio di piacere a Parigi nella via dove si è verificato l'attentato a Charlie Hebdo sarebbe stata la stessa cosa. Bisogna vedere la questione da un punto di vista pragmatico: quando facciamo un viaggio all'estero, sappiamo già dove è meglio andare oppure no. Abbiamo molti strumenti per informarci. C'è già la Farnesina che svolge questo tipo di lavoro, e lo fa molto bene. Anche la Costa Crociere ho visto che farà altrettanto per informare i suoi clienti, e così molti altri tour operator. Bisognerebbe, invece, evitare che gente non preparata e senza motivi specifici possa recarsi in zone di rischio, come han fatto quelle due ragazze in Siria: ecco, andrebbe richiesto un visto; mentre chiudere a priori altre aree territoriali all'ingresso dei turisti penso che sarebbe un errore.»
Il Capo di Stato Maggiore, Danilo Errico, ha dichiarato qualche giorno fa che l'esercito italiano sarebbe pronto a un intervento militare in Libia: voi sareste favorevoli o contrari?
«Abbiamo registrato delle aperture in questo senso da parte del premier Renzi, che ieri ha affrontato il tema della centralità della situazione in Libia, affermando che sono disponibili a fare tutto quanto serve. Lui ha usato le parole «prevenzione» e «prevedere»: quindi può darsi che il governo stia facendo dei passi avanti in questa direzione. Come Lega Nord, noi valuteremo. Era da tempo che chiedevamo di intervenire in loco, e l'intervento dovrebbe essere un'azione coordinata a livello non solo europeo, ma mondiale. Ci dovrebbe essere l'ONU a gestire questa opzione, ma al momento bisogna valutare bene quali mosse fare, perché la situazione è sempre più delicata. Questo messaggio che ci sta lanciando l'Isis riguarda anche gli stati più democratici del mondo islamico, che potrebbero diventare un bersaglio preferenziale per gli attentati.»