12 ottobre 2025
Aggiornato 09:00
Tutti i dietrofront di Matteo Renzi

Banda larga, scuola, RAI: alla ricerca del decreto perduto

Dal piano Ring del governo Renzi alla Riforma della scuola, una dopo l'altra le promesse vane del Premier lasciano il pubblico mediatico a bocca asciutta. Banda larga, istruzione, Rai: che fine hanno fatto gli ambiziosi progetti del Presidente del Consiglio? Semplicemente, non ci sono i soldi per realizzarli.

ROMA – Dal piano Ring del governo Renzi alla Riforma della scuola, una dopo l'altra le promesse vane del premier lasciano il pubblico mediatico a bocca asciutta. Banda larga, istruzione, Rai: che fine hanno fatto gli ambiziosi progetti del Presidente del Consiglio? Semplicemente, non ci sono i soldi per realizzarli.

SUL PIANO RING, RENZI HA FATTO DIETROFRONT - Fino a 48 ore fa, tutto sembrava pronto per lo switch-off. Il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto pronunciarsi ieri pomeriggio sul piano Ring del governo Renzi, che prometteva 6,5 miliardi di euro per modernizzare la nostra rete informatica. Il progetto audace e megalomane di Matteo Renzi prevedeva la sostituzione della rete in rame di Telecom Italia con una nuova in fibra ottica, per uniformarsi ai parametri dell'Unione Europea. Ma ora, a soli due giorni di distanza, dello switch-off non si parla più e sembra essersi volatizzato nel nulla. Sono dure le parole del Senatore Jonny Crosio della Lega Nord, che a proposito della retromarcia del premier ha dichiarato ai microfoni di DiariodelWeb.it: «Renzi non sapeva di cosa stesse parlando. Volevano andare sulla luna, ma per andare sulla luna ci vuole un razzo abbastanza potente! Non ce l'hanno. Non ci sono risorse sufficienti e bisogna scendere coi piedi per terra: modulare e programmare qualcosa che sia realmente realizzabile. Renzi ha capito che era opportuno scendere dal razzo, altrimenti rischiava di fare un fuoco d'artificio.»

IL DECRETO SULLA SCUOLA NON C'È PIÙ - E qualcosa di simile è accaduto anche per quanto riguarda la riforma della scuola. Un altro decreto legge scomparso nel nulla, o quasi. Sì, perché se dello switch-off preannunciato per riqualificare la rete informatica del nostro paese non c'è proprio più traccia, stavolta il Presidente del Consiglio qui ha usato un diverso trucchetto di prestigio. Lo switch-off l'ha fatto magicamente sparire nel nulla all'improvviso (lasciando il pubblico a chiedersi dove sia finito), il decreto sulla riforma della scuola, invece, l'ha trasformato in qualcos'altro: un disegno di legge. La spiegazione da lui prontamente elargita ha a che fare col rispetto dell'iter parlamentare: perché non si tratterebbe di un'urgenza per la quale ricorrere necessariamente a un decreto legge. L'abuso dello strumento legislativo, in questo caso – a detta del furbetto Matteo Renzi – sarebbe inopportuno. Ma il punto è che anche qui, il premier è vittima della sua tracotanza: mira alla luna senza avere modo di raggiungerla. A spiegarci meglio come stanno le cose è Silvia Chimienti, parlamentare del M5S: «Noi pensiamo che la motivazione del dialogo delle opposizioni non sia reale; semplicemente, non sanno come far quadrare i conti, le risorse non ci sono e prendono tempo ulteriormente, e tutto a discapito dei precari e della scuola: perché procedere con un disegno di legge anche per le assunzioni significa, semplicemente, non voler procedere con le assunzioni».

LA RIFORMA DELLA RAI È UN DIALOGO A OLTRANZA – Anche sulla Riforma attesissima della Rai le incognite non mancano. Il M5S si dice pronto a trattare sia su questa questione che sul reddito di cittadinanza, ma al momento di risposte certe non c'è neanche l'ombra. All'orizzonte, solo un'inevitabile dialogo a oltranza col Pd di Matteo Renzi, che sembra dedicarsi soprattutto al temporeggiamento trasversale su più fronti. I grillini hanno già presentato il loro disegno di legge a Montecitorio, e lì giace il documento in attesa di un feedback di qualsivoglia natura. In sostanza, il testo si concentra sulla modifica della procedura di nomina del consiglio di amministrazione, scegliendo i membri in base a requisiti di indipendenza, onorabilità e competenza. I consiglieri, secondo quanto illustrato dai deputati pentastellati Roberto Fico e Alberto Airola, saranno scelti con sorteggio da parte dell’Agcom, dopo la pubblicazione di un avviso pubblico. Una riforma ambiziosa e promettente, ma andrà in porto o sarà solo l'ennesimo miraggio nel deserto delle promesse vane del premier?