19 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Ora le opposizioni chiedono che il premier faccia un decreto

Troppi decreti? Renzi prende in ostaggio i precari della scuola

Lo contestavano per il suo continuo ricorso a decreti legge, ma ora che Renzi ha annunciato il ddl per la riforma della scuola, le opposizioni lo contestano comunque. Al DiariodelWeb, Silvia Chimienti (M5S) spiega che, per il punto dell'assunzione dei precari, solo il decreto assicurerebbe il raggiungimento dell'obiettivo. Confermando, di fatto, la tesi pro-decreto sostenuta dall'astuto premier.

ROMA - Colpo di scena sulla Buona Scuola, nelle intenzioni di Matteo Renzi, fiore all’occhiello del programma di Governo. Improvvisamente, quello che sarebbe dovuto essere un decreto, si è trasformato in un disegno di legge, lasciando «basita» - lo ha dichiarato lei stessa - lo stesso Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Dopo le polemiche che hanno tenuto banco nei giorni scorsi a proposito del «vizio» renziano di bypassare l’iter parlamentare e ricorrere al decreto legge contro l’ostruzionismo delle opposizioni, è lecito chiedersi che cosa, improvvisamente, abbia fatto cambiare idea al giovane premier. E, soprattutto, se le opposizioni medesime possano dirsi, ora, soddisfatte. «Noi siamo contenti del fatto che per una volta ci sia un passo indietro del Governo che consenta, tramite il disegno di legge, il dialogo con le opposizioni, cosa che non è mai avvenuta», dichiara al DiariodelWeb.it Silvia Chimienti, deputata del Movimento Cinque Stelle. «D’altra parte, però, le assunzioni sono una cosa urgente, rientrano in quelle misure di necessità e urgenza per cui i decreti sono giustificati e, anzi, previsti dalla stessa Costituzione».

CHIMIENTI: LA PRECARIETÀ È UN’URGENZA. SÌ AL DECRETO - Sì, perché uno dei punti fondamentali della riforma sarebbe stata l’assunzione, entro settembre, di circa 130mila precari, obiettivo che con il disegno di legge rischia quasi certamente di saltare. Per questo, la Chimienti dichiara che il Movimento avrebbe preferito «che le assunzioni fossero portate avanti tramite decreto, in modo da avere una data certa ed evitare il rischio di non procedere a queste immissioni in ruolo; altro discorso per tutti gli altri temi della riforma, che, essendo così importanti, è bene che vengano discussi in Parlamento».

IL GOVERNO RIMANDA PERCHÈ MANCANO LE RISORSE - Eppure, paradossalmente, la Chimienti con le sue parole conferma proprio quanto dichiarato da Renzi nei giorni scorsi: e cioè che l’unico strumento legislativo capace di garantire il raggiungimento di obiettivi importanti in tempi brevi sia il decreto. Che la decisione di utilizzare il disegno di legge - di fatto mettendo a rischio le assunzioni dei precari – sia una strategia di Renzi per costringere le opposizioni a confermare la sua tesi? Per la Chimienti, c’è dell’altro. «Noi pensiamo che la motivazione del dialogo delle opposizioni non sia reale; semplicemente, non sanno come far quadrare i conti, le risorse non ci sono e prendono tempo ulteriormente, e tutto a discapito dei precari e della scuola: perché procedere con un disegno di legge anche per le assunzioni significa, semplicemente, non voler procedere con le assunzioni». Insomma: va bene il disegno di legge per la riforma, ma non per il particolare delle assunzioni, che il ricorso al ddl, di fatto, blocca.

LA FURBA STRATEGIA DI MATTEO RENZI - D’altra parte, le opposizioni, e lo stesso Movimento Cinque Stelle, hanno a più riprese chiesto al neo Presidente della Repubblica che si esprimesse per limitare il ricorso ai decreti del premier Renzi, in rispetto del ruolo del Parlamento. Ora che il Presidente del Consiglio pare aver accontento i suoi oppositori, però, piovono di nuovo critiche. Una mossa certamente astuta da parte del Capo del Governo, che potrà ora accusare i suoi avversari di criticarlo in ogni caso – decreto e non decreto –, facendoli cadere, almeno apparentemente, in contraddizione. Eppure, la Chimienti ricorda che il discrimine esiste, ed è il tema dell’urgenza: «la precarietà è un’urgenza, e per le assunzioni dei precari noi avallavamo, e avalliamo, il riscorso al decreto legge». Linea sposata, di fatto anche da Forza Italia, con la sua responsabile scuola e università Elena Centemero che ha sottolineato l’urgenza di assegnare le circa 50.000 cattedre vacanti. La Centemero ha ricordato che Fi aveva chiesto le immissioni in ruolo già «nel decreto Carrozza e in legge di stabilità, con emendamenti che sono stati superficialmente respinti»: «e torniamo a chiederlo oggi, sollecitando l'esecutivo ad adottare un decreto che risolva la situazione». Insomma, una cosa, di Renzi, salta subito all’occhio: la capacità, con i suoi «colpi di teatro», di scontentare sempre e comunque le opposizioni, anche quando sembrerebbe avallare le loro richieste. E se, in questo caso, sia un modo per prendere tempo per far quadrare i conti, oppure una strategia per dimostrare la propria tesi sull’incompatibilità tra normale iter parlamentare e governabilità, per ora non è dato saperlo.