19 aprile 2024
Aggiornato 23:00
L'ultimatum

Bersani a Renzi: «No a democrazia ipermaggioritaria»

L'ex Segretario del PD intervistato dal quotidiano dei Vescovi Avvenire: «Andiamo verso asse Thatcher-Blair, preferisco Schroeder-Merkel. L'Italicum va cambiato. Produce una Camera di nominati. Non sta in piedi».

ROMA - Pier Luigi Bersani mette in discussione la direzione politica complessiva assunta dal suo Pd e dal Governo. In una intervista al quotidiano dei vescovi Avvenire, in parte anticipata ieri alle agenzie di stampa, l'ex segretario democratico lancia un vero e proprio allarme generale: «La ripresa - afferma - ci sarà e sarà squilibrata. Oggi le periferie, con una politica della sola comunicazione, le senti solo quando esplodono. Ma, come dice il Papa, la periferia dovrebbe arrivare prima. La cultura cattolico democratica ha dato un grande contributo alla nostra democrazia. L'elezione di Mattarella lo certifica. Ma è in corso un processo di fondo che si sta accelerando e che mette in discussione le forme della nostra democrazia. Di questo è ora di discutere».

Secondo Bersani «stiamo entrando in una democrazia ipermaggioritaria, con una leadership comunicativa, partiti liquidi, dove il partito è più uno spazio politico che un soggetto politico e la cancellazione dei corpi intermedi. Ma dove si sono sviluppate queste democrazie, la finanza ha prevalso sull'economia reale. Noi, senza discussione alcuna, stiamo andando verso l'asse Thatcher-Blair. Io preferisco quello Schroeder-Merkel. In Germania c'è pluralismo politico, c'è leadership competente, ci sono partiti strutturati, ci sono corpi intermedi forti e c'è una grande manifattura».

Per questo Bersani, annunciando la diserzione della riunione convocata da Matteo Renzi, avverte che «ora che il Patto (del Nazareno, ndr) è saltato, non accetterei che si dicesse che bisogna rispettarlo. L'Italicum va cambiato. Produce una Camera di nominati. Non sta in piedi. Il combinato disposto tra norme costituzionali e legge elettorale rompe l'equilibrio democratico. Se è deciso che la riforma della Costituzione non si può modificare, io non accetterò mai di votare questa legge elettorale senza modifiche. Ormai credo si sia vista la mia estrema lealtà verso la 'ditta', ma i partiti sono uno strumento. Prima viene l'equilibrio democratico. Questo combinato disposto non lo voterò mai».