19 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Rimandati al mittente i fondi UE stanziati per l'Italia?

La scuola italiana butta al vento la banda larga. E l'innovazione

Stiamo per perdere l'occasione di utilizzare fondi europei a favore di un progetto che promuoverebbe la banda larga nelle scuole di 4 regioni del Centro-Sud. Internet veloce, in Italia, stenta a decollare: il Belpaese rimane in fondo alle classifiche europee sulle connessioni in fibra

ROMA -  La scuola italiana, si sa, non brilla per modernità e innovazione, nè, tantomeno, per investimenti promossi dai governi per migliorare la situazione. Così, il progetto GARR-X Progress, con l’obiettivo di realizzare un’infrastruttura digitale integrata tra le scuole del territorio in quattro regioni italiane (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia), è certamente un’opportunità da sfruttare. Peccato che, come ha spiegato la deputata cinque stelle Maria Marzana in un’interrogazione presentata qualche giorno fa, tale opportunità stia per essere sprecata, come da italianissimo copione.

PROGETTO GARR SAREBBE UN’OCCASIONE PER INNOVARE LE NOSTRE SCUOLE - Il progetto, gestito dal Consortium GARR e finanziato dal Ministero dell’istruzione attraverso lo stanziamento di fondi europei pari a 76,5 miliardi di euro, dovrebbe favorire la realizzazione di una rete di nuova generazione «completamente in fibra ottica che permetterà non solo di offrire un'elevata qualità del collegamento, ma anche una serie di servizi aggiuntivi sempre più importanti per realizzare gli obiettivi dell'Agenda digitale per l'istruzione, avvicinando le scuole, soprattutto gli istituti superiori, al mondo dell'università e della ricerca, stimolando lo scambio tra queste realtà e favorendo l'orientamento universitario e lavorativo». L’interrogante ha spiegato che «le scuole, grazie all'azione specifica ed innovativa di questo progetto, relativamente all'offerta di connettività e servizi ICT (Information and Communication Technology), potranno ottenere importanti margini di risparmio (dematerializzazione dei processi amministrativi, minori costi di gestione e manutenzione informatica) e benefici per la didattica con le piattaforme di e-Learning e i servizi Cloud». Uno degli intenti principali è quello di consentire alle scuole superiori di «integrarsi nella comunità dell'università, della ricerca e della cultura, cercando collaborazioni e avvalendosi di servizi e contenuti tali da arricchire l'esperienza formativa».

BANDA LARGA GIÀ IN USO NELLE SCUOLE STRANIERE - Per l’Italia, ciò significherebbe adeguarsi agli standard già in uso in molti altri Paesi europei, «dove le reti nazionali della ricerca e dell'istruzione collegano le scuole alle loro dorsali e spesso offrono loro, oltre alla connettività, anche servizi quali videoconferenza, e-learning, e-collaboration, accesso a biblioteche digitali e contenuti online». Peccato che, sulle 269 scuole coinvolte delle 4 regioni del sud, solo 40 hanno aderito al bando entro i termini stabiliti: «segno che qualcosa non ha funzionato», ha constatato l’interrogante. E quello che non ha funzionato, forse, sono anche quei 3000 euro richiesti come canone di gestione annuo a carico degli istituti, cifra che, come sottolineato dalla stessa Marzana, ha costituito un deterrente soprattutto per le scuole primarie e secondarie di primo grado.

ITALIA FANALINO DI CODA NELL’OCSE - Del resto, secondo l'ultimo rapporto di Akamai sullo Stato di Internet, l'Italia compare al 48esimo posto al mondo per velocità della connessione internet misurata, il che la pone in fondo alla classifica dell'Unione Europea. La velocità stimata sulle connessioni degli utenti nel terzo trimestre 2013 è stata infatti di 4,9 Megabit al secondo, cioè pari a quella di un'Adsl 7 Megabit di decente qualità. Peccato che, nel resto d'Europa (per non parlare del mondo), si diffondano le connessioni in fibra da 30 Megabit e oltre, e siano sempre più popolari quelle veloci su cavo coassiale (tecnologia assente da noi). Insomma, quello della banda larga in Italia non è un problema solo delle scuole, ma del tutto generalizzato, e se anche, come indicato dal rapporto, la tendenza all’innovazione è negli ultimi tempi positiva, i passi da fare sono ancora molti, troppi. Innanzitutto, nelle scuole: il 31 marzo prossimo scadrà il termine ultimo di spesa dei fondi stanziati per il progetto GARR: siamo ormai agli sgoccioli, prima di perdere un’opportunità unica per molti istituti del Sud Italia. E, inutile dirlo, sarebbe un vero peccato, considerando la fatica che facciamo nell’adeguarci agli standard tecnologici internazionali, oltre agli impietosi tagli inflitti all’istruzione negli ultimi anni e allo stato in cui versano molte scuole del Belpaese. Sarebbe anche, forse, l’ennesima perpetrazione di un canovaccio tutto italiano: quello di un Paese incapace di valorizzarsi e di cogliere proattivamente le occasioni: un Paese, come affermava l’illustre Bismarck, «con così grande appetito, ma con cattiva dentatura». E forse, questo canovaccio, è anche ora di cestinarlo una volta per tutte.