Zaia: «Andate a curarvi a casa vostra»
Il Governatore del Veneto, Luca Zaia, a Treviso ha parlato del caso degli undici soldati statunitensi che, nella base militare di Vicenza, sono stati sottoposti alla misura cautelare della quarantena, a causa di un possibile. Il presidente della Regione Veneto ha affermato che il Veneto «non è un lazzaretto, ospitiamo basi militari non centri per l'ebola».
TREVISO - Il Governatore del Veneto, Luca Zaia, a Treviso ha parlato del caso degli undici soldati statunitensi che, nella base militare di Vicenza, sono stati sottoposti alla misura cautelare della quarantena, a causa di un possibile. Il presidente della Regione Veneto ha affermato: «Oggi ho scritto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e all'ambasciatore americano in Italia, per sapere quali misure s'intendono prendere per evitare la quarantena dei militari statunitensi a Vicenza, in relazione alla vicenda Ebola». E ha continuato: «Confermo la mia vicinanza ed amicizia agli Usa, prova ne sia che sono stato l'unico amministratore che è andato all'apertura della base «Dal Molin».
DEVONO ESSERE CURATI NEGLI USA - «Ma - ha proseguito il governatore - questo rapporto di amicizia non prescinde dal dire di no quando si pensa che una cosa sia sbagliata. Tra amici lo si fa. E io penso che sia sbagliato pensare di far fare la quarantena a dei militari che erano in Liberia qui in Veneto. Quei militari dovrebbero andare negli Usa ed essere curati, qualora fosse necessario, visto e considerato che si espone la comunità veneta ad un eventuale rischio, molto remoto, di un virus che ci portiamo a casa dalla Liberia». Inoltre Zaia riconosce che le misure introdotte a Vicenza sono assolutamente compatibili con quelli che sono i regolamenti di igiene e le indicazioni dell'Oms.
IL VENETO NON E' UN LAZZARETTO - In un'intervista a La Repubblica, il Governatore veneto attacca sulla quarantena dei militari USA tornati dalla Liberia: «Facciano i bagagli e se ne vadano a casa loro. Mica possiamo diventare un lazzaretto». Luca Zaia è imbestialito per la questione ebola e afferma: «Prima vengono i veneti, poi gli americani. A maggior ragione se parliamo di salute. [...] Perché dobbiamo beccarceli noi questi militari a rischio? In virtù di quale principio nessuno si è chiesto e si chiede perché gli americani fanno rientrare dei soldati da un paese bollino rosso per un virus mortale e li mandano in Italia». Inoltre, sembra che il numero dei militari americani sia destinato a salire: entro poche ore da undici arriveranno a 87, e tutti saranno sottoposti alla misura di quarantena a Vicenza. A questo Zaia risponde: «Sarò l'unico idiota che si pone il problema, ma dico: in nome della sovranità americana ognuno cura i suoi cittadini a casa propria. O no? Dov'è il Governo in questa vicenda?».
IL VENETO COME LA REPUBBLICA DELLE BANANE - Il Governatore attacca il premier e chiede il suo intervento: «Dipendesse da me, questi signori, con tutta l'amicizia per gli Stati Uniti, sarebbero già tornati a casa loro». L'ordine è arrivato dall'alto, non sono stati loro a decidere: «Ci hanno scambiato per la repubblica delle banane. Presenterò una denuncia formale all'ambasciata americana. Stiamo esponendo i veneti alla possibilità, pur remota quanto si voglia, che qualcuno di questi militari abbia contratto il virus. Ma che se li tengano loro.
QUI BASI MILITARI, NON CENTRI PER L'EBOLA - E continua ancora, il Governatore del Veneto, affermando che «come ho detto che ci vuole la chiusura delle frontiere per i profughi, dico che anche questi militari dovevano e devono tornare a casa loro. Se arrivi dalla Liberia, nave o aereo sono la stessa cosa». E prosegue: «Questa volta gli amici americani hanno sbagliato. [...] è inutile che adesso ci dicano che è solo un eccesso di prudenza. [...] L'Italia ancora una volta dimostra di non avere spina dorsale». In conclusione, Zaia afferma: «Se gli USA vogliono fare un gesto di amicizia, si carichino i bagagli e tornino a casa. Il Veneto non vuole diventare un avamposto della Liberia. Ospitiamo basi militari, non centri per l'ebola».
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