19 gennaio 2025
Aggiornato 07:00
Epidemie

Ebola è tornato: un nuovo focolaio uccide 17 persone in Congo. Scatta l’allerta internazionale

Sembrava fosse stato sconfitto il virus Ebola, ma a quanto pare è tornato. Quattro anni dopo sono già 21 i casi d’infezione registrati e 17 morti. E' allarme internazionale

Avvertimenti per l'Ebola
Avvertimenti per l'Ebola Foto: Sergey Uryadnikov | shutterstock.com Shutterstock

ROMA – Sono passati quattro anni dall’ultima devastante epidemia di Ebola, che ha causato la morte di oltre 11mila persona nell’Africa occidentale. E ora, dopo che si era appena tirato un sospiro di sollievo, ecco che l’incubo ritorna. Sono infatti già 21 i casi di febbre emorragica segnalati, con 17 morti nella provincia di Equateur, Repubblica Democratica del Congo (RDC). Il nuovo focolaio ha fatto scattare l’allarme dal Ministero della salute locale per «emergenza sanitaria pubblica con impatto internazionale». Questo si presenta come il nono focolaio registrato in Congo dal 1976, quando la malattia è stata identificata per la prima volta in quello che all’epoca era chiamato Zaire.

La conferma
Che, ahimè, si tratti proprio di Ebola è stato appena confermato a Ginevra da una dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): i test di laboratorio nella RDC hanno confermato la presenza del virus Ebola in due dei cinque campioni raccolti dai pazienti. «L’OMS – si legge nella nota – sta lavorando a stretto contatto con il governo della RDC per accelerare rapidamente le sue operazioni e mobilitare i partner sanitari, utilizzando il modello di una risposta efficace a un focolaio simile avutosi nel 2017».

L’azione
Sempre l’OMS fa sapere che «Il piano d’azione preparato dal ministero della salute è stato approvato», e di aver già svincolato da un fondo di emergenza 1 milione di dollari Usa per creare un gruppo di coordinamento. Inoltre, ha predisposto l’invio e il coordinamento di oltre 50 esperti che lavoreranno a fianco del Governo congolese e le agenzie sanitarie locali. Un team di esperti dell’OMS, di Medici Senza Frontiere (RDC) e della provincia di Equateur si è recato a Bikoro martedì per rafforzare il coordinamento e condurre indagini.

I casi
La prima notifica dei casi di febbre emorragica è arrivata il 3 maggio scorso. Tutti i casi sono stati segnalati da una clinica di Ilkoko Iponge, situata a circa 30 km da Bikoro – una zona, fa sapere l’OMS, dove le capacità di trattamento sono limitate.

Ebola
Tra le malattie infettive, Ebola è senz’altro una delle più note. Si contraddistingue per l’elevata infettività e l’alto tasso di mortalità. È in prima linea considerata una zoonosi, nel senso che viene inizialmente trasmessa all’uomo dai pipistrelli, che portano con sé il virus ma non si ammalano: sono per così dire dei portatori sani. Il secondo step è la trasmissione da uomo a uomo. Il virus si trasmette anche per il solo contatto con fluidi corporei: per esempio basta toccare una persona infettata o deceduta per rischiare di contrarre il virus. Non a caso chi presta opera a contatto con i malati deve indossare delle tute protettive speciali affinché non possano venire in contatto con il virus.

Incubazione e sintomi
L’incubazione di Ebola consiste in un periodo variabile compreso tra i 2 e i 21 giorni. Dopo di che, la malattia si manifesta principalmente con febbre alta, intenso dolore muscolare e articolare, mal di testa, mal di gola e debolezza generale. A questi sintomi, in genere fanno seguito vomito e diarrea, eruzioni cutanee, insufficienza renale ed epatica e le note emorragie interne ed esterne.

La prevenzione e la cura
Al momento non esiste un vaccino che possa prevenire l’Ebola – anche se si stanno conducendo delle ricerche in merito. L’unico mezzo per prevenire l’infezione e la sua diffusione sono le misure di controllo come disinfettanti, l’utilizzo di strumenti monouso, maschere, occhiali protettivi e così via. Anche per quel che riguarda la cura allo stato attuale non ci sono molte soluzioni: uno dei primari interventi è la reidratazione, che può aumentare le possibilità di sopravvivenza. Altri trattamenti sono per lo più sperimentali.