Tiene il patto sulle riforme
Ieri il ddl Boschi ha ottenuto il primo via libera in commissione Affari costituzionali al Senato e da lunedì approderà in Aula anche se si entrerà nel vivo solo da martedì quando verranno presentati gli emendamenti, le votazioni inizieranno invece il giorno successivo. Giusto in tempo per dare a Matteo Renzi un argomento in più da portare al consiglio straordinario Ue del 16 luglio.
ROMA - Tiene il patto tra Fi e Pd sulle riforme costituzionali. Ieri il ddl Boschi ha ottenuto il primo via libera in commissione Affari costituzionali al Senato e da lunedì approderà in Aula anche se si entrerà nel vivo solo da martedì quando verranno presentati gli emendamenti, le votazioni inizieranno invece il giorno successivo. Giusto in tempo per dare a Matteo Renzi un argomento in più da portare al consiglio straordinario Ue del 16 luglio.
L'accordo in realtà è stato messo a dura prova fino all'ultimo minuto, anche se la grana era stata sollevata da Lega e Ncd stavolta. Oggetto del contendere un emendamento che definisce in modo stringente i criteri del nuovo Senato. Messo a punto da Romani, Finocchiaro e Boschi in assenza di Calderoli colpito da un malore due giorni fa, l'emendamento ha fatto slittare di altri tre giorni l'approdo in Aula della riforma costituzionale: da oggi a lunedì.
Il testo è stato riformulato da Finocchiaro dopo una giornata e mezza di trattative serrate tra governo, maggioranza e Fi. A Lega e Ncd non era piaciuta la disposizione troppo rigida per la scelta dei seggi che, a loro avviso sarebbe stata decisa a tavolino dai gruppi politici nei consigli regionali, riducendo così le chance di ingresso al Senato per i partiti minori. Ma Fi sembrava irremovibile sul punto e lo è stata fino a stamane quando, dopo vari colloqui bilaterali e poi un vertice Pd-Fi-Ncd-governo, ha sciolto la riserva e concesso che i seggi vengano assegnati «con un criterio rigidamente proporzionale» ma tenendo conto dei voti espressi dai cittadini oltre che dalla composizione dei consigli regionali. Si rinvia inoltre a una legge ordinaria la modalità di elezione e di attribuzione dei seggi senatoriali e si introduce una norma transitoria, valida solo per la prima applicazione della legge, che introduce una lista bloccata di candidati, formata da consiglieri regionali e sindaci.
Il sospetto è che dietro la polemica scoppiata sull'articolo più importante della riforma targata Renzi, ossia quello che sancisce che il nuovo Senato non sarà più elettivo, si sia già riaperta la trattativa sulle modifiche alla legge elettorale, l'Italicum, su cui i piccoli partiti puntano per abbassare le soglie di sbarramento.
Alla prova dell'aula il patto del Nazareno si misurerà poi con i dissidenti di Pd e Fi. Quelli del Pd in commissione non hanno avuto spazio ma già annunciano le loro proposte di modifica in Aula, quelli di Fi invece si conteranno martedì prossimo all'assemblea con Silvio Berlusconi. Anche se i rispettivi partiti non sembrano preoccupati. Secondo Anna Finocchiaro infatti la maggioranza è talmente ampia che non c'è da temere, anche se dovesse esserci qualche defezione. Dello stesso avviso Paolo Romani che assicura un ridimensionamento della fronda interna contraria alla riforma che oggi ha sottoscritto un documento con 22 firme. Annunciano battaglia invece le opposizioni di Sel e M5S.
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