Mussari e Verdini, rapporti al vaglio degli inquirenti
Vi sarebbe anche la valutazione dei rapporti tra l'ex presidente della Banca Mps, Giuseppe Mussari, e l'ex presidente del Credito cooperativo fiorentino, Denis Verdini, a motivare la decisione dei magistrati senesi di venire ieri, in Procura, a Firenze, per ascoltare, assieme ai colleghi fiorentini, alcuni esponenti politici locali, in qualche modo legati al PDL o a MPS
FIRENZE - Vi sarebbe anche la valutazione dei rapporti tra l'ex presidente della Banca Mps, Giuseppe Mussari, e l'ex presidente del Credito cooperativo fiorentino, Denis Verdini, a motivare la decisione dei magistrati senesi di venire ieri, in Procura, a Firenze, per ascoltare, assieme ai colleghi fiorentini, alcuni esponenti politici locali, in qualche modo legati al Pdl o a Mps.
Da quanto si apprende, le domande al senatore Paolo Amato e al presidente del consiglio regionale della Toscana, Alberto Monaci, sono state poste dai pm fiorentini che hanno lavorato all'inchiesta sulla Credito cooperativo, mentre i colleghi senesi si sono limitati a sentire le testimonianze. I pm fiorentini però non avrebbero rivolto domande direttamente relative al caso dell'istituto già presieduto da Verdini, quanto piuttosto sui rapporti tra quest'ultimo e Mussari, e tra Pdl, Antonveneta e Mps. Nelle indagini fiorentine, sarebbe emerso un contatto diretto con Mussari per tentare di aiutare la Baldassini Tognozzi Pontello, al cui vertice c'era Riccardo Fusi.
In un'intercettazione telefonica del 15 gennaio 2010, Verdini avrebbe chiesto, oltre alle risorse già impegnati da Mps per la Btp, e che sarebbero state 'imposte' da Andrea Pisaneschi, che guidava Antonveneta, un ulteriore sforzo di 10 milioni: praticamente, la parte di soldi che nel pool di banche avrebbe dovuto dare proprio l'istituto fiorentino: «è un favore quello che ti chiedo, ti prego dammi una mano», diceva Verdini. E Mussari: «ci proviamo, non è l'esercizio più semplice del mondo, proviamo». Quel prestito non fu poi erogato anche perché Fusi fu travolto dalle inchieste successiva al G8.
Non è escluso che nei prossimi giorni i pm senesi, impegnati nell'inchiesta sull'acquisto di Antonveneta da parte di Mps, vogliano sentire lo stesso Verdini.
Maroni a Visco: Subito riforma per più autonomia Bankitalia - Prima di una norma che faciliti la rimozione dei vertici delle banche da parte della Banca d'Italia serve «una riforma della Banca d'Italia perché, se la Banca d'Italia non è in grado di controllare gli scandali come quelli di Mps, non so che cosa ci sta a fare». Lo ha detto Roberto Maroni, replicando alla richiesta di un commento alle parole del governatore di Bankitalia Ignazio Visco.
«Banca d'Italia - ha detto il leader della Lega, candidato alla guida della Regione Lombardia - è in conflitto di interessi perché i suoi azionisti sono le banche, cioè gli istituti che la banca dovrebbe controllare. Allora viene il sospetto che qualcuno magari non controlla come dovrebbe. Mi sarei aspettato una richiesta di dare maggiore autonomia alla Banca d'Italia rispetto ai soggetti che deve controllare». La banca centrale italiana, secondo Maroni, «deve spiegare perché è successo quello che è successo a Mps. Ancora non sappiamo. Ci sono omissioni o controlli non fatti? Dobbiamo sapere a chi vanno i soldi dei contribuenti italiani».
Di Pietro: Si parla di Sanremo e non dei soldi spariti - Il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, torna ad evidenziare come sia calato un velo sulla questione Mps mentre l'informazione è monopolizzata su altri argomenti come il Festival di Sanremo. «Fatemi capire - ha detto parlando ai giornalisti a Napoli - dello scandalo Mps non si parla più, si parla di Sanremo e non dei miliardi spariti? Questa non è informazione, ma addormentare le coscienze degli italiani. I cittadini hanno diritto di sapere quei miliardi in quali tasche siano andati a finire e se, tra queste, ci sono quelle di politici italiani che - ha concluso Di Pietro - si stanno ricandidando a destra o a sinistra».
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