19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Relazioni Europa-Turchia

Il futuro della Ue dipende ancora da Erdogan (e dal suo patto con Putin)

Se saltasse la fragile tregua di Idlib, milioni di profughi siriani si riverserebbero in Turchia. E, con essi, il Sultano potrebbe nuovamente ricattare l'Europa

ANKARA – Recep Tayyip Erdogan ha nelle mani un'altra, potentissima, arma di ricatto nei confronti dell'Unione europea. La furba strategia politica del Sultano turco si concentra sulla zona di Idlib: quella che gli Stati Uniti hanno definito il «santuario di Al Qaeda» in Siria, la roccaforte dei ribelli islamisti sulla quale era in corso un'offensiva dell'esercito di Assad. Era, perché il 17 settembre Erdogan ha firmato un patto con Vladimir Putin per sospendere lo scontro, almeno per un mese: scontro che potrebbe però riprendere visto che i gruppi terroristi non sembrano avere alcuna intenzione di lasciare la provincia come prevedono gli accordi.

Duplice strategia
Perché il presidente turco aveva tutto questo interesse ad evitare l'assalto ad Idlib? In primo luogo, perché temeva di perdere la sua influenza su un'area delicata, confinante con la Turchia, a favore dei russi e dei siriani. Ma, in secondo luogo, anche perché da lì rischiava di scatenarsi un esodo biblico, la fuga di centinaia di migliaia di rifugiati. Di siriani, dal 2011, Erdogan ne ha accolti già 3,5 milioni (statistiche del New York Times), per lo più sfruttati come manodopera per le sue industrie. Molti altri, però, proseguivano la loro rotta attraverso i Balcani e da qui in Europa: almeno finché la Ue ha accettato di pagare miliardi di euro alla Turchia purché li trattenesse nel proprio territorio ed interrompesse il flusso.

Equilibrio instabile
Da questa semplicissima considerazione si può comprendere come mai l'accordo di Idlib è una bomba ad orologeria innescata sui fragili equilibri europei sul tema dei migranti. Se il patto Erdogan-Putin saltasse, un'ondata di profughi (tra i quali anche i ribelli terroristi) si riverserebbe in Turchia. E il Sultano avrebbe buon gioco per ricominciare il suo ricatto all'Unione europea: o mi concedete ulteriori risorse, oppure riapro le frontiere balcaniche, da dove passerebbe un fiume di persone in grado di travolgervi. Fino a quando, insomma, durerà questa delicatissima tregua? E, dopo, come reagirà l'Europa su questo fronte, da cui dipende il suo destino?