29 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Relazioni internazionali

Asse Trump-Macron, ma resta il nodo Iran

Durante la prima visita di stato della sua amministrazione, quella che ha visto protagonista il presidente francese, il leader americano è tornato ad attaccare Teheran

Emmanuel Macron e Donald Trump
Emmanuel Macron e Donald Trump Foto: ANSA

NEW YORK - Uno ha fatto la voce grossa. L'altro ha preferito toni più pacati per continuare a coltivare la sua relazione speciale con il padrone di casa e allo stesso tempo portare avanti gli interessi dei partner della Ue. Si inquadrano così i colloqui tra Donald Trump ed Emmanuel Macron sull'Iran.
Durante la prima visita di stato della sua amministrazione, quella che ha visto protagonista il presidente francese, il leader americano è tornato ad attaccare Teheran: «Se ci minaccia, pagherà un caro prezzo come pochi hanno fatto». E nel caso in cui gli Usa - come ha più volte ipotizzato - si ritireranno dallo storico accordo sul nucleare siglato nell'estate del 2015, l'Iran è stato avvertito: «Se rilancerà il programma nucleare, avrà grossi problemi come mai li ha avuti prima d'ora».

Criticando il ruolo di Teheran in Medio Oriente («è dietro a ogni problema»), Trump è tornato a tacciare come «terribile», «ridicola», «folle», che sta «andando a pezzi» e che «non sarebbe mai dovuta esserci» l'intesa sottoscritta dagli Usa di Barack Obama insieme agli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu (Regno Unito, Francia, Cina e Russia) più la Germania e l'Iran. In cambio di uno stop all'arricchimento dell'uranio, l'Iran si è visto rimuovere sanzioni drocaniane ma a Trump la soluzione trovata non basta. Per questo ha più volte minacciato il ritiro degli Stati Uniti e il ritorno alle sanzioni, decisioni che dovrà prendere entro il 12 maggio prossimo.

In vista di quella scadenza, Macron ha aperto la porta a un «nuovo accordo sull'Iran», un accordo «che funzioni, che coinvolga non solo i partner Ue e i leader iraniani ma anche quelli della Regione, incluse la Russia e la Turchia». Nel precisare che l'intenzione non è quella di «distruggere ma costruire» su quanto già esiste, il presidente francese ha fornito quattro pilastri di un nuovo framework considerato «l'unico modo per trovare stabilità»: oltre al blocco delle attività nucleari iraniane fino al 2025, come previsto dal cosiddetto Joint Comprehensive Plan of Action, serve fare in modo che «nel lungo periodo non ci siano attività nucleari iraniane, si metta fine alle attività balistiche nella Regione e si creino le condizioni per una soluzione politica volta a conterene l'Iran in Yemen, in Siria, in Iran e in Libano».

Per Macron, «la Francia non è naive in merito all'Iran. Abbiamo un sacco di rispetto per il popolo iraniano ma non vogliamo ripetere gli errori del passato». Anche Trump non vuole commettere quelli di cui secondo lui si sono macchiate le precedenti amministrazioni, anche in tema di Corea del Nord per la quale «non ci sono concessioni» anche se si avvicina il potenziale incontro tra lui e Kim Jong Un (diventato «onesto» da «pazzo»).

La ricetta di Macron per salvare il salvabile - e fare contento Trump - è contenere il ruolo dell'Iran nella regione. Restano tuttavia da definire i dettagli e le tempistiche di questo ipotetico nuovo accordo «su cu lavorare». Prima di una conferenza stampa congiunta, il presidente Usa aveva detto di sentirsi «vicino a capirci l'uno con l'altro» sul tema. «E' un peccato che non siamo solo noi due a negoziare per il resto del mondo», aveva detto Trump prima della conferenza nella quale si è detto «onorato» di considerare «amico» il presidente francese, con cui ha scambiato baci, abbracci e strette di mano.

Nonostante l'ottima relazione tra i due, punti di divergenza ci sono sul cambiamento climatico, su Gerusalemme (dove Trump vuole trasferire l'ambasciata Usa d'Israele) e su dazi. In campo commerciale Macron si è detto «fiducioso» che un accordo verrà trovato anche perché «l'eccesso di capacità di acciaio e alluminio non arriva dalla Ue», che vuole esserne esonerata in modo permanente e non solo temporaneo. Sulla Siria i due leader sono uniti dall'impegno a volere completare la lotta contro l'Isis. «Mi piacerebbe portare a casa i nostri soldati» ma prima si deve completare il lavoro sul campo, ha detto Trump che insieme a Macron e Theresa May ha diretto un raid aereo contro Damasco (accusata di un presunto uso di armi chimiche).

Mentre Macron si prepara a incontrare Vladimir Putin a Mosca il mese prossimo, Trump si prepara ad accogliere a Washington Angela Merkel. Con il cancelliere tedesco non verrà mostrato lo stesso affetto esibito con Macron. Anche perché lei farà di tutto per salvare l'accordo sul nucleare iraniano e per ottenere quello che la Ue chiede sui dazi.