12 dicembre 2024
Aggiornato 05:30
Scenari di guerra

Putin e l'equilibrio del terrore in Medio Oriente. Il principio del «do ut des»

Sacrificata la Palestina, e il Kurdistan, il presidente russo blocca duramente Israele su Siria, Iran e Libano. Trump fuori gioco

Il presidente russo Vladimir Putin.
Il presidente russo Vladimir Putin. Foto: ANSA

MOSCA - Come un abile giocatore di scacchi, quale è, Vladimir Putin sacrifica pezzi importanti per vincere la partita. E, in questo caso, la vittoria si chiama "pace globale». I pezzi che Putin concede si chiamano Palestina e Kurdistan. La prima ceduta al controllo israeliano, il secondo schiacciato dall'aggressione turca nonostante sia stato uno dei pochi soggetti che hanno combattutto, e vinto, la guerra all'Isis. «Ad oggi, i palestinesi non stanno cercando di fare la pace. E non sono necessariamente sicuro che Israele stia cercando la pace. Gli insediamenti sono qualcosa che complica moltissimo, hanno sempre complicato la pace. Penso quindi che Israele debba fare molta attenzione con gli insediamenti». Queste le parole del presidente statunitense Donald Trump, che, dopo aver riconosciuto unilateralmente Gerusalemme quella capitale di Israele, prende atto che sono entrambe le parti, nello storico conflitto medio orientale, a non vogliono la pace. Non solo, Donald Trump inquadra negli insediamenti colonici, illegali, israeliani in Cisgiordangia un problema.

I punti deboli del piano di Trump
Il piano implicito di Donald Trump, suggerito dal genero Jared Kushner grande amico del nuovo califfo dell’Arabia Saudita Mohamed Bin Salman – ovvero la concessione del riconoscimento di Gerusalemme ad Israele in cambio di un allentamento dell’occupazione militare – fa i conti con la storica propensione israeliana a occupare i territori della Cisgiordania con i coloni. Sepolto il processo di pace di Oslo, mai realmente nato, rimane l’unica soluzione sul campo: l’espansione israeliana sulle terre palestinesi e la riduzione di queste a piccole enclaves, magari assimilabili alla Giordania. L’idea di uno Stato Palestinese tramonta definitivamente. E' una sconfitta che ha molti colpevoli, a partire dagli stessi paesi arabi da sempre ambigui, nonché dalle dirigenze politiche palestinesi, Al Fatah, corrotte e inconcludenti. Il futuro della Palestina, mai come oggi, è oscuro.

Giochi di guerra
Ma l’abbattimento di un F16 israeliano avvenuto sabato scorso, il primo da decenni, rende lo scenario decisamente più complesso sullo scacchiere medio orientale. Lo smacco di un perdita militare gravissima, a opera di ignoti ufficialmente, mostra la vulnerabilità di uno degli eserciti più potenti del mondo. Chi ha abbattutto il caccia israeliano caduto in un trappola? La versione ufficiale della storia prevede un drone iraniano, l’esca, lanciato nel cielo delle alture del Golan e poi sconfinato in Israele dove viene abbattuto facilmente da due caccia F16. Ma, subito dopo un massiccio fuoco di contraerea abbatte uno del due caccia israeliani, i due piloti si salvano ma le immagini della potenza militare dello stato ebraico ridotta in frantumi fanno il giro del mondo. Dando un senso di vulnerabilità a uno degli stati più armati del mondo.
Israele accusa l’Iran, probabilmente con ragione. Ma non osa mettere nel centro del mirino l’altro anello della catena che opera in Siria da diverso tempo: la Russia di Putin. Che, con ogni probabilità, è il paese che fornisce la tecnologia, proprio per la contraerea - settore dove si può considerare il paese più avanzato al mondo – all’Iran. Nelle dure parole di Nethanyahu l’Iran viene accusato brutalmente: non un novità storica nei toni e nei contenuti. Parole grosse, che evocano la guerra aperta. Ma su Putin e la Russia nessuno alza la voce. L’ufficio stampa del Cremlino ha reso noto che Il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu hanno discusso al telefono la situazione in Siria alla luce dei bombardamenti dell'aviazione israeliana. «C'è stata una conversazione telefonica tra il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu» - si legge nel comunicato - «è stata discussa la situazione in Siria a seguito dei raid dell'aviazione israeliana, che ha colpito obiettivi militari. La parte russa si è espressa per evitare qualsiasi iniziativa che possa portare ad un nuovo ciclo di escalation e scontri nella regione», si afferma nel testo del comunicato stampa.

Scambio per la pace?
Il presidente russo continua quindi a essere il dominus del medio oriente dove tenta di articolare un equilibrio militare e politico che impedisca la deflagrazione totale del conflitto. Putin ha di fatto sposato la posizione statunitense su Gerusalemme capitale di Israele, le sue proteste sono state modeste. Nei giorni successivi il riconoscimento unilaterale di Washington, Putin dichiarava: «Russia e Turchia sono concordi sul fatto che la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele sia destabilizzante per la situazione in Medioriente. Noi consideriamo controproducente ogni mossa che possa ostacolare i negoziati fra gli israeliani e i palestinesi.» Ma oltre non si è spinto.
Quindi, nonostante le proteste, ha lasciato via libera al duo Trump – Nethanyahu sulla condizione palestinese. Dall’altro lato ha armato fino ai denti l’esercito siriano e soprattutto quello iraniano, concedendo loro la possibilità di colpire duramente Israele con trappole ben congegnate. E’ infatti fuor di discussione che l’abbattimento del F16 dello stato ebraico sia stato avallato dagli alti comandi russi, direttamente collegati con Putin. Un avvertimento pesante. La situazione si potrebbe riassumere in questi termini: Israele ha vinto la sua guerra con i palestinesi e si appresta -  con il via libera russo statunitense, quello europeo arriverà a cose avvenute – a fa sue le terre «conquistate» nel 1967. Dei palestinesi qualcuno se ne occuperà, forse la Giordania se ricoperta di dollari. In cambio Israele dovrà smettere di destabilizzare il Medio Oriente – Siria, Libano e soprattutto Iran – e trovare accordi politici con tutte le parti. Anche perché una guerra con questi paesi, spalleggiati dalla potenza militare russa, sarebbe catastrofica per tutti, ma in primis per Israele. Che a sua volta, per prevalere, dovrebbe essere soccorsa dalla super potenza statunitense. 
Scenari apocalittici.