27 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Politiche europee

Brexit, le condizioni Ue per il «periodo transitorio». Intanto spunta lo studio shock sulla crescita

Ecco come sarà l'uscita dalla Ue. Intanto spunta su BuzzFeed News un documento che mette in crisi l'economia britannica

LONDRA - L'economia del Regno Unito crescerà più lentamente al di fuori dell'Unione europea, a prescindere dall'accordo raggiunto con Bruxelles sulla Brexit, secondo i risultati di un documento governativo che sarebbe dovuto rimanere riservato. Il sito BuzzFeed News, citato dalla Bbc, riporta che l'analisi compiuta da Whitehall rileva che la crescita nei prossimi 15 anni potrebbe essere inferiore fino all'8% rispetto a quella ipotizzata in caso di permanenza del Regno unito nell'Unione europea. Secondo il sito, il documento trapelato intitolato «EU Exit Analysis - Cross Whitehall Briefing» è stato redatto per il dipartimento per l'Uscita dall'Ue. «Suggerisce che ogni settore dell'economia sarà colpito e ogni regione del Regno Unito andrà peggio», ha detto Alex Spence, corrispondente politico di BuzzFeed News. In particolare lo studio suggerisce che la crescita economica del Regno Unito sarebbe inferiore dell'8% rispetto alle previsioni attuali, negli anni a venire, se il paese dovesse lasciare il blocco europeo senza alcun accordo e tornare alle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio. La crescita, secondo lo studio, sarebbe del 5% inferiore se, invece, la Gran Bretagna dovesse negoziare un accordo di libero scambio e del 2% se il Regno Unito dovesse continuare a rispettare le regole del mercato unico.

«Transizione limitata nei tempi»
Intanto, arrivano le condizioni Ue per il periodo transitorio. «Sarà un negoziato e naturalmente ci sarà una certa distanza nel dettaglio delle nostre posizioni di partenza»: questo il cauto commento del portavoce di Downing Street alla notizia dell'approvazione a Bruxelles del mandato negoziale per la fase di transizione post-Brexit, dal 29 marzo 2019 fino alla fine del 2020. Un commento che arriva alla luce dei malumori e delle divisioni in seno al governo britannico in vista della definizione del periodo di transizione verso la Brexit. Per cercare di mettere in mostra una rinnovata unità, il ministro per la Brexit David Davis, il ministro delle Finanze Philip Hammond e il ministro del Commercio e dell'Industria, Greg Clark, hanno firmato una lettera congiunta in cui si sostiene che la transizione "sarà accuratamente limitata nei termini di tempo" e che no ci sono esitazioni sul fatto che la Gran Bretagna lascerà l'Ue. I punti che promettono divergenze sono in particolare il ruolo della Corte di Giustizia europea nella fase di transizione e la possibilità di trattare con altri Paesi sugli accordi da attivare una volta terminata la transizione.

La data: 29 marzo 2019
I ministri degli Affari europei dei Ventisette (l'Ue senza il Regno Unito) hanno confermato la loro unità e compattezza nei negoziati in corso per la Brexit, durante la loro riunione a Bruxelles specificamente dedicata all'approvazione delle direttive negoziali per il «periodo transitorio» chiesto dai britannici, in cui Londra continuerà a essere parte del mercato unico e dell'unione doganale e a rispettare e applicare tutta la legislazione e tutte le regole (l'«acquis») dell'Ue, dopo esserne uscita ufficialmente il 29 marzo 2019. Le direttive negoziali - approvate all'unanimità immediatamente dopo essere state messe sul tavolo dal negoziatore capo europeo, Michel Barnier - confermano che a partire da quella data il Regno Unito uscirà da tutte le istituzioni e da tutte le istanze decisionali dell'Ue; ma Londra dovrà continuare ad applicare sul suo territorio, oltre all'«acquis» in vigore, anche tutte le nuove decisioni comunitarie, a cui non avrà partecipato, fino alla fine del periodo di transizione, che è stato fissato al 31 dicembre 2020. E questo sotto il controllo della Commissione europea e la giurisdizione della Corte di Giustizia dell'Ue. Durante questi 21 mesi, inoltre, il Regno Unito continuerà a essere legato ai 750 accordi commerciali che l'Ue ha stretto con oltre 70 paesi, e non potrà in alcun modo stringere altri accordi per suo conto nei settori coperti dalle competenze dell'Unione, a meno che non sia specificamente autorizzato a farlo dai Ventisette.

Le due concessioni a Londra
Londra ha ottenuto due sole concessioni, ma significative: la prima è che potrà almeno cominciare a negoziare degli accordi commerciali con i paesi terzi, pur non potendo metterli in vigore prima della fine del 2020; la seconda è che, per tutte le decisioni direttamente il Regno Unito o con un impatto rilevante sulle sue imprese e sulla sua economia, i Ventisette potranno prevedere delle consultazioni con Londra. «Preciseremo su quali punti e il quadro delle consultazioni, che saranno comunque limitate, eccezionali e caso per caso», ha spiegato Barnier, puntualizzando che in ogni caso non si tratta di dare ai britannici uno «statuto di osservatore».