28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Unione Europea

La Riforma dell'Eurozona di Juncker sancisce la nascita della «democrazia teleguidata»

Nel silenzio generale dei media si discute a Bruxelles se creare una camicia di forza economico-sociale per i popoli europei

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker
Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker Foto: ANSA

BRUXELLES - Un anno fa celebravamo, in molti ma non tutti, la vittoria del "No" al referendum inerente la modifica costituzionale chiesta dal duo Renzi-Napolitano. Coppia politica, a cui si aggiunse Maria Elena Boschi. Il retrostante mondo finanziario era altrettanto favorevole: agenzie di rating, banche, multinazionali, l’intero parterre de roi dell’ideologia neoliberale aveva sostenuto che l’Italia doveva fare quella riforma. Ma come tutti sanno gli italiani dissero no. A distanza di un anno, si può dire che quel referendum aveva un unico scopo: legittimare una realtà ineluttabile. Dare una forma minimamente democratica a una volontà imposta, con le buone o le cattive. Non si conosce, nel mondo, un esempio più chiaro di quella che viene definita «democrazia guidata», in cui le decisioni sono prese da poteri extraparlamentari, imposte da soggetti politici attraverso una finta partecipazione, e confermate dal plauso comune scaturente dall’ossessiva campagna mediatica. La democrazia guidata, che l’occidente imputa alla Russia di Putin, è qui tra noi. Un anno fa l'Italia si oppose a questo, ma quel voto rimarrà lettera morta.

Riforma imposta
In questi giorni, nel silenzio o nel tripudio, sta prendendo forma la cosiddetta riforma dell'Eurozona. La Commissione Europea ha presentato una proposta, che i più hanno definito complessa. In realtà non lo è: al di là dell’oscuro linguaggio reazionario-burocratico, si legge in controluce la volontà di depotenziare tutti i poteri nazionali, per accorparli in un super soggetto indipendente dalla volontà popolare. Il disegno si muove su tre assi.

1. Il Fiscal Compact si allarga
Al di là delle bizzarre discussioni politiche italiane, propedeutiche a una campagna elettorale che sarà puro marketing, la più stringente delle normative fiscali sta imboccando una strada ancora più oscura. La trattativa, che in realtà si traduce solo in termini temporali, prevede che le regole del Fiscal Compact finiscano nei Trattati europei così come sono, con tutti i vincoli su debito e deficit. Per l'Italia significherebbe addio alla flessibilità. Al momento pare che questo pericolo sia stato scongiurato, ma evidentemente è solo questione di tempo. Il fanatismo liberista tornerà su questo punto nei prossimi mesi e, soprattutto, dimostra la lontananza dei mondi che comandano dal tessuto sociale reale. Lontananza o forse, ancor più, disinteresse.

2. Creazione del Fondo Monetario Europeo
Ovvero il Fondo Monetario Internazionale in salsa europea comandato dai tedeschi. Dimenticate le origini del Fmi, e concentriamoci sul suo ruolo attuale di poliziotto economico mondiale. E ricordiamo sempre la lettera che il rifiuto di Berlusconi e Tremonti, nel 2011, di un prestito del FMI costò all’Italia un colpo di stato finanziario che portò a Monti, alla Fornero, e allo smontaggio di pezzi di civiltà costruiti in cinquanta anni di sacrifici. Ecco, si vuole istituire su questo modello un Fondo Monetario Europeo che, molto probabilmente, farebbe da contraltare alla Bce di Mario Draghi, ormai inquadrato dal fanatismo tedesco come una mina vagante. Il Quantitive easing durerà ancora a lungo, la Germania del duo Schauble-Merkel sta cercando un contropotere interno per riprendere il cammino dell’austerità forzata.

3. Creazione ministro Unico delle Finanze
Il presidente della Commissione europea Juncker chiede a gran voce la nascita dell'unico ministro delle Finanze. Questo passaggio ovviamente renderebbe inutili tutti i ministeri delle Finanze nazionali, nonché ogni politica di moderazione rispetto i dettami dell’austerità. Perfino quegli infimi decimali di deficit su cui il ministero di Padoan porta avanti una serrata trattativa diverrebbero impossibili. A tutto questo si aggiunga una nuova normativa sulle banche, doverosa, che renderebbe il sistema del credito italiano «povero», perché non in grado di agguantare la copertura necessaria dalle nuove regole. Insomma, le banche italiane dovranno tutte ricapitalizzare, oppure vendere importanti pacchetti azionari.

Democrazia guidata
La sconcertante assenza di dibattito pubblico su questi temi dà l’idea del livello di trasparenza democratica presente in Europa. In queste ore si sta decidendo della totale inutilità delle prossime elezioni politiche italiane. Con queste regole, una vera camicia di forza, sarà ininfluente la vittoria di chiunque. E’ la democrazia guidata, quella colpa di cui accusiamo la Russia, ma che in realtà altro non è che la nostra coscienza.