Turchia, Erdogan contro i «terroristi»: non permetterò mai uno stato curdo nel Nord della Siria
La Turchia ostacolerà qualsiasi tentativo da parte delle milizie curde, che ritiene 'terroristiche', ad istituire uno stato curdo nella Siria settentrionale. Ad annunciarlo a gran voce il presidente turco Recep Tayyip Erdogan
ANKARA - La Turchia ostacolerà qualsiasi tentativo da parte delle milizie curde, che ritiene "terroristiche", ad istituire uno stato curdo nella Siria settentrionale. Ad annunciarlo a gran voce il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Ankara ritiene che le Unità di Difesa del Popolo curdo(YPG) e il suo braccio politico, il Partito Democratico Curdo (PYD) siano entità terroristiche. "Non facciamo e non permetteremo mai che un cosiddetto stato sia stabilito dal PYD e lo YPG nel nord della Siria", ha dichiarato Erdogan in un discorso a Ankara. "Vogliono istituire un corridoio terroristico nella Siria settentrionale che raggiunge il Mediterraneo", ha aggiunto il presidente. Gli Stati Uniti sono strettamente legati ai combattenti dello YPG che guidano la battaglia contro i jihadisti dello Stato Islamico (Isis) per la liberazione di Raqqa, nel nord siriano. I gruppi curdi siriani hanno due "cantoni" nella regione nordorientale della Siria e la regione dell'Afrin a ovest. Erdogan ha aggiunto che la Turchia continuerà a lottare contro le organizzazioni terroristiche "ovunque li troviamo", riferendosi al YPG che la Turchia considerà l'estensione siriana del Partito dei Lavoratori del Kurdistan turco (PKK).
Pkk classificato come "terroristico"
Il PKK è classificato come un gruppo terroristico non solo dalla dalla Turchia, ma anche dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea: il gruppo armato curdo-turco ha iniziato un'insurrezione contro lo stato turco dal 1984, durante la quale sono stati uccisi oltre 40.000 persone. Nell'agosto dello scorso anno, la Turchia ha lanciato un'operazione transfrontaliera nel nord della Siria, volta a cacciare dalla zona di frontiera sia i combattenti YPG che i jihadisti dell'Isis. Alcuni osservatori ritengono che Ankara potrebbe prevedere di estendere le sue operazioni contro lo YPG per cacciarlo dalla città di Afrin, dove Erdogan ha dichiarato che la sua presenza costituisce una "minaccia" per la Turchia.
Un'operazione congiunta con l'Iran
Lo scorso 5 agosto, il presidente turco ha indicato che la Turchia stava progettando di ampliare le operazione con "passi nuovi e importanti" senza fornire ulteriori dettagli. Ieri lo stesso Erdogan ha detto che un'operazione congiunta con l'Iran contro i militanti curdi che "costituiscono una minaccia", tra cui il PKK, è "sempre all'ordine del giorno». Una dichiarazione rilasciata dopo una visita ad Ankara avvenuta la settimana scorsa del capo delle forze armate iraniane, il generale Mohammad Hossein Bagheri. A loro volta le forze di sicurezza iraniane combattano l'affiliata irachena del PKK, il Partito della "Vita Libera del Kurdistan" (PJAK).
No al referendum del 25 settembre
Domani, il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu visiterà l'Iraq, come ha detto il suo ministero in una nota, per discutere questioni tra cui il referendum di indipendenza del prossimo mese nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. Cavusoglu incontrerà a Baghdad il primo ministro iracheno Haider al-Abadi e poi volerà a Erbil per un colloquio con il leader curdo iracheno Massud Barzani. Ankara ha avvisato ripetutamente di non non gradire il referendum fissato per il prossimo 25 settembre. La settimana scorsa, Cavusoglu, ha detto che i piani per l'indipendenza curda potrebbero portare ad una guerra civile. (Fonte Afp)
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