19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Nonostante l'ormai acclarata vicinanza di Riad con il terrorismo

Sull'Arabia Saudita, Trump farà come Obama. Se non peggio

Se su molti altri dossier sembra determinato a smantellare l'eredità obamiana, sui rapporti (lucrosi) con i sauditi Trump sembra avviato a proseguirla. Anzi, a fare ancora peggio

Il presidente Usa Donald Trump.
Il presidente Usa Donald Trump. Foto: Shutterstock

WASHINGTON – Aveva promesso di smantellare punto per punto l'eredità obamiana, e in parte il nuovo presidente Donald J. Trump c'è già riuscito. Obamacare e immigrazione, politica energetica e ambiente sono i campi dove la «rivoluzione», per ora, appare più evidente. Sui rapporti con la Russia di Vladimir Putin, lo shift tarda ad arrivare, probabilmente a causa delle forte pressioni di apparati, politica e intelligence. Su un punto, però, il tycoon che ha promesso di sovvertire l'agenda del suo predecessore sembra incanalarsi nella direzione dell'ex inquilino della Casa Bianca. E non è affatto un bene. Perché il dossier di cui stiamo parlando riguarda i rapporti con l'Arabia Saudita e, sopra ogni cosa, la vendita di armi a Riad.

Obama, l'amico «litigarello» dei sauditi
Obama, su questo punto, era stato (come in molti altri casi) fortemente contraddittorio. L'accordo sul nucleare iraniano aveva fatto precipitare, almeno a parole, le relazioni con l'alleato saudita, ma su tanti altri fronti la cooperazione è continuata sui canali tradizionali. Si pensi al veto posto da Obama alla legge che avrebbe permesso ai familiari delle vittime dell'11 settembre a rivalersi su Riad a causa delle sue (presunte) responsabilità nel più terribile attacco terroristico nella storia degli States. Si pensi, ancora, al record toccato da Obama nell'ammontare di armi vendute a Riad, per un valore di 115 miliardi di dollari, una cifra mai toccata in 71 anni. Il tutto, mentre imperversava la terribile guerra in Yemen, dove l'Arabia Saudita ha causato nel silenzio colpevole dell'Occidente (e con il suo indiretto aiuto) una vera crisi umanitaria.

Leggi anche «Il record di Obama: mai così tante armi all'Arabia Saudita in 71 anni»

L'illuminazione in extremis sullo Yemen
Anche su questo punto, Obama ha mostrato qualche contraddizione. Perché durante la sua amministrazione gli Usa hanno continuato a garantire supporto alla campagna aerea saudita, rifornendo ad esempio i jet impegnati nei raid. Una missione di consiglieri militari Usa, inoltre, è stata inviata al quartier generale saudita dove vengono coordinate le operazioni in Yemen. Nell'ultimo anno del suo mandato però, a causa di alcune stragi di civili provocate dai raid della coalizione, Obama ha ridotto il sostegno militare. In particolare, dopo il raid dello scorso ottobre contro una sala a Sana'a dove era in corso una cerimonia funebre, con un bilancio fu di oltre 100 morti, l'ex presidente ebbe un'illuminazione «tardiva»: così, decise di bloccare un affare da 390 milioni di dollari che prevedeva la fornitura al regno del Golfo di proiettili a guida laser. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire.

Leggi anche «Terrorismo, 'Occidente complice perché è migliore amico dei migliori amici dei terroristi'»

Donald ritorna alle origini
Peccato che il tycoon newyorchese sia determinato a riallinearsi sugli standard del periodo precedente a tale decisione. E abbia stabilito addirittura di ripristinare la fornitura di quelle armi micidiali. Un segno esplicito dell'orientamento della nuova amministrazione nei confronti dell'Arabia Saudita e della guerra in Yemen, e un ulteriore segnale di stizza nei confronti di quello che appare sempre più come il nuovo «nemico» dell'era Trump: l'Iran.

Amicizia
La nuova strategia di Trump è sostenuta da Gerald Feierstein, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Yemen che ora dirige il Centro per gli Affari del Golfo presso il Middle East Institute. Secondo Feierstein, i proiettili a guida laser sono preferibili alle bombe prive di guida perché ci sono meno probabilità di causare vittime civili se usate correttamente. «Non dobbiamo tagliare tutti gli strumenti che consentono ai sauditi di agire nel modo giusto», ha precisato l'ex ambasciatore. 

Non un buon inizio
Non solo. La prima vendita d'armi all'Arabia Saudita dell'era Trump è stata la consegna di un sistema aereo per pattugliare i confini dello Yemen per 545 milioni di dollari. Non solo. Le prime due settimane di Trump sono state caratterizzate anche da un fallito raid americano nello Yemen contro Al Qaeda, che ha provocato la morte di un Navy Seal americano e di 30 yemeniti innocenti, tra cui un neonato e una bimba di 8 anni, Nora al-Awlaki, iglia di un cittadino statunitense ucciso da un drone USA nel 2011. 

Lo scoop di Fox News su Riad che conferma ciò che già tutti sapevano
Il tutto, mentre l'emittente statunitense Fox News – una delle pochissime simpatizzante di Trump – ha diffuso la testimonianza di un alto funzionario dell'intelligence irachena, secondo cui Riad sarebbe il principale fornitore dell'Isis in Iraq. Secondo le informazioni divulgate, gli estremisti sauditi rappresentano il 30 per cento dei membri dell'ISIS che vivono in Iraq. Questi terroristi, ha aggiunto la fonte, si sono trasferiti in Iraq attraverso i confini della Turchia e dei villaggi di frontiera siriane, tra cui Abu Kamal. Un'altra fonte dell'intelligence irchena ha confermato che i sauditi costituiscono il più grande contingente di terroristi dell'Isis in Iraq, in quanto si stima che circa 7000 sono affiliati a questo gruppo terroristico.

Peggio di Obama
Testimonianze che si aggiungono alle numerose prove, che fotografano il ruolo dei sauditi nel finanziamento del terrorismo islamico. E se Obama si era dimostrato sostanzialmente silente e omertoso di fronte a questa realtà, Trump dimostra di voler fare lo stesso. Se non addirittura peggio.