26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Dopo la crisi tra Riad e Doha

Gli Usa firmano un contratto da 12 mld in armi con il Qatar. Ma non era uno «sponsor del terrorismo»?

Gli Stati Uniti hanno firmato un contratto da 12 miliardi di dollari in armi con il Qatar. Che, solo pochi giorni prima, avevano definito uno «sponsor di alto livello del terrorismo», accodandosi alle accuse di Riad

WASHINGTON - La crisi tra Arabia Saudita e Qatar, in cui gli Stati Uniti di Donald Trump si sono schierati con il tradizionale alleato saudita, non ha distolto gli States dal portare a termine una colossale vendita di jet da guerra a favore di Doha, con un contratto dal valore di 12 miliardi di dollari. Non che sia una novità, beninteso: gli Stati Uniti sono noti per la loro spregiudicata politica commerciale in fatto di armi, famosa per non farsi grandi scrupoli a proposito dei destinatari. Ciò che appare paradossale, piuttosto, è che il generoso contratto sia stato firmato solo qualche giorno dopo che il neo-Presidente degli Stati Uniti ha definito il Qatar uno «sponsor di alto livello del terrorismo», accodandosi alle accuse dell'Arabia saudita.

Quel contratto con il Qatar
Secondo quanto riferito dall'Independent, l'accordo è stato siglato dal Ministero della Difesa Usa e include 36 jet da combattimento F-15.  «Il Qatar e gli Usa hanno solidificato la loro cooperazione militare, combattono spalla a spalla da molti anni in uno sforzo congiunto volto a sradicare il terrorismo e promuovere un futuro di dignità e prosperità», ha sottolineato in una nota il ministro qatarino al- Attiyah.

La difesa del Pentagono
Lo stesso Pentagono ha difeso l'accordo, affermando che aumenterebbe la cooperazione in tema di lotta all'Isis e sicurezza. Un'affermazione evidentemente in contrasto con le accuse lanciate solo qualche giorno prima al Qatar, a cui è stato imputato di essere un importante finanziatore del terrorismo. Se questo è vero, come è possibile giustificare il contratto appena firmato dai due Paesi?

Una strategia schizofrenica?
La strategia che sembra seguire il presidente Trump sull'argomento appare un po' schizofrenica. In effetti, la questione del Qatar costituisce una difficoltà oggettiva per l'attuale presidenza Usa. Da un lato, infatti, Trump ha deciso di schierarsi con la fazione Arabia saudita-Israele, che intende isolare il Qatar: Doha, infatti, è rivale di Riad nell'egemonia del Golfo persico, ed è notoriamente uno sponsor della Fratellanza musulmana e dell'islam politico. Non solo: i due Stati stanno anche cercando di mettere sullo stesso piano la lotta all'Isis e lo scontro con l'Iran, visione che il presidente Trump appare disposto ad avallare.

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Il vero nodo della questione: la base militare Usa in Qatar
Contemporaneamente, però, uno strappo netto tra Stati Uniti e Qatar è poco raccomandabile a Trump: non può infatti sfuggire che proprio in Qatar è presente la più grande base militare Usa in tutto il Medio Oriente, in cui lavorano oltre 11mila soldati americani e occidentali e dove gli States stanziano più di 100 caccia da guerra. Non è infatti un caso che il Pentagono non abbia affatto apprezzato la presa di posizione del presidente Trump,e abbia ufficialmente opposto, al richiamo del Presidente, un apprezzamento per «il duraturo impegno per la sicurezza regionale» messo in campo da Doha e per ospitare l’importante base aerea statunitense.

La legge del denaro
Inutile dire che l'accusa estesa dall'Arabia saudita al Qatar ricorda quella saggia favoletta del bue che dà del cornuto all'asino. Non che Washington non se ne renda conto: ma questo non ha impedito agli States di approvare l'ennesimo contratto da 500 milioni di dollari per vendere all'Arabia saudita alcune bombe aria-terra di ultima generazione. E' il denaro, bellezza.