18 aprile 2024
Aggiornato 04:30
L'annuncio del premier belga

Ceta, «allarme» rientrato: la Vallonia si piega all'Ue

L'«eroica» resistenza della piccola Vallonia è caduta. La regione belga ha raggiunto un accordo con il Governo centrale che, probabilmente, consentirà all'Ue di firmare il Ceta

Un cartello di protesta contro il Ceta, il trattato commerciale tra Europa e Canada.
Un cartello di protesta contro il Ceta, il trattato commerciale tra Europa e Canada. Foto: Shutterstock

BRUXELLES - Allarme rientrato: il Ceta probabilmente si farà. E' caduta l'eroica resistenza della piccola regione belga della Vallonia, che era riuscita, per qualche giorno, a giocare un brutto tiro al gigante euro-canadese e a impedire la firma dell'accordo prevista per oggi (LEGGI ANCHE «Perché la Vallonia ha bloccato il Ceta, e perché è bene così»). Una firma che nelle prime ore di questa mattina sembrava ancora destinata a non arrivare molto presto, al punto che il vertice tra Belgio e Canada previsto per oggi è saltato. Ma poi, a sorpresa, il premier belga Michel, al termine di una riunione con le regioni del Paese, ha annunciato che l'accordo c'è. La Vallonia, insomma, si è piegata alla volontà dell'Ue, e il suo veto su un'intesa da 12 miliardi di scambi ha lasciato il posto a un arrendevole via libera.

I prossimi passi
La trafila, però, non è finita: l'intesa sarà inviata all'Unione europea e ai diversi Parlamenti del Belgio, che dovranno esprimersi in proposito «entro venerdì a mezzanotte». La costituzione belga prevede infatti che tutte le regioni debbano dare il loro benestare a un accordo internazionale perché il Governo possa firmarlo, ed è stato proprio questo a provocare l'impasse. Un esempio di democrazia, visto che il Ceta avrà ripercussioni importanti sulla vita dei cittadini europei.

L'inatteso semaforo verde
Il semaforo verde è giunto al termine di una estenuante notte di negoziati intercorsi tra il governo centrale del Belgio e la Vallonia, proprio mentre il premier canadese Justin Trudeau cancellava il suo viaggio a Bruxelles e si arrendeva all'idea di dover rimandare le trattative con l'Ue. Poi, il contrordine: le resistenze vallone sono cadute. Ora, il documento che sancisce l'accordo tra il Governo e la Vallonia dovrà essere approvata da tutti i ventisette partner del Belgio prima che il trattato possa essere firmato. Particolare importante, alle trattative belghe ha partecipato anche un rappresentante della Commissione europea, per vigilare passo passo che non ci fossero incongruenze con l'accordo commerciale. 

L'annosa questione dell'arbitrato fatto apposta per favorire le multinazionali
Il compromesso cercato nelle lunghe ore di ieri doveva salvare l'impianto dell'accordo e contemporaneamente stemperare alcune criticità in modo da rassicurare l'opinione pubblica sull'impatto economico del Ceta. Che, proprio come il suo gemello americano TTIP, è accusato di fare gli interessi delle grandi multinazionali, e di imporre all'Europa diversi compromessi al ribasso, ad esempio in tema di sicurezza ambientale. Ma tra i nodi più difficili da sciogliere rimaneva la questione della corte di arbitrato, chiamata a risolvere le eventuali controversie tra Stato e imprese. La Vallonia vuole che i giudici siano pienamente indipendenti: non solo non devono essere scelti dai privati, ma neppure dai Governi che, degli interessi di quei privati, potrebbero farsi portatori. La paura della regione belga, ma anche di altri in Europa, è che questi organismi extra-giudiziari siano dominati dalle ricche multinazionali, mettendo in evidente difficoltà le piccole e medie imprese meno fortunate.

Democrazia a rischio
Il timore di fondo è anche che simili trattati contribuiscano a ridurre e limitare la sovranità nazionale, e, ancora di più, la capacità delle autorità locali di difendere gli interessi dei propri cittadini. A suscitare lo sconcerto di Bruxelles, in tutta questa vicenda, è proprio questo: che una regione abitata da 3,5 milioni di abitanti, meno dell'1% della popolazione totale dell'Unione, potesse mettere in dubbio in extremis la firma di un accordo che - tenuto a lungo lontano dalle orecchie dei popoli - sembrava ormai chiuso (LEGGI ANCHE «Non solo Ttip. Ecco come (nel silenzio generale) anche il Ceta minaccia il mercato europeo»). Per Bruxelles, una simile circostanza avrebbe potuto mettere in dubbio l'affidabilità dell'Ue agli occhi dei partner internazionali. Per noi, invece, è semplicemente «democrazia». Che troppo spesso simili trattative internazionali mettono a serio rischio,