29 marzo 2024
Aggiornato 10:30
L'analisi di Varoufakis

Le 3 promesse che hanno fatto vincere Tsipras, di nuovo

Dopo che il suo ex «compagno» Alexis Tsipras ha vinto le elezioni, Yanis Varoufakis affila la penna dalle pagine di The Guardian. E offre un'analisi impietosa del risultato elettorale

ATENE – Mentre Tsipras, di nuovo incoronato premier domenica, si prepara ad affrontare forse i mesi più difficili del suo mandato, il suo ex «compare» ed ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis affila la penna dalle pagine di The Guardian, e propone un’impietosa lettura delle elezioni appena tenutesi. Perché – nota –, Tsipras è riuscito a catalizzare i voti della maggioranza di coloro che, al referendum di giugno votarono «No», lasciando a bocca asciutta il nuovo gruppo di Unità popolare costituito dai «ribelli» di Syriza; il neo premier è anche riuscito a convincere parte di coloro che, in quel di giugno, votarono «Sì», strappandoli a Potami; ma, per Varoufakis, non è lui il vero vincitore di questa tornata elettorale.

Un risultato senza precedenti... per la Troika
Chi davvero ha vinto, in Grecia, è stata la Troika, che ha ottenuto un risultato quasi «storico»: se infatti nei precedenti cinque anni poteva contare, nel parlamento di Atene, su una maggioranza molto stretta, oggi il terzo piano di salvataggio gode facilmente del sostegno di una buona fetta di parlamentari, visto l’«asservimento» di Syriza e il fatto che quasi tutte le opposizioni sostengono il programma. Una situazione quasi paradossale, se si pensa che il partito di Alexis Tsipras si proclamava – e si proclama ancora – anti-austerità.

Le tre promesse di Tsipras
Ora, prosegue Varoufakis, il primo ministro è atteso al varco dai creditori: tutto ciò che dovrà fare è implementare un piano di salvataggio notoriamente orchestrato per fallire, con conseguenze fortemente recessive per l’economia greca. In tale infausto quadro, come è riuscito Tsipras a riguadagnarsi il sostegno di elettori che, lo scorso gennaio, lo votarono su ben altri presupposti? Per il prestante economista greco, il piano d’azione del suo ex collega si basa su tre promesse: primo, che i negoziati proseguiranno e si riuscirà a strappare dettagli più vantaggiosi; secondo, che presto arriverà il tanto sospirato alleggerimento del debito; terzo, che verranno colpite le oligarchie elleniche. Il problema, ad avviso di Varoufakis, è che la capacità del primo ministro di dare seguito alla parola data è compromessa già in partenza dall’accordo che ha firmato a luglio.

Syriza fallirà di nuovo?
Così, se anche ci sarà un alleggerimento del debito, non sarà risolutivo: non porterà, cioè, a un allentamento dell’austerity, perché quella è già stata cristallizzata nel programma di «salvataggio». Ma è stata la terza promessa la chiave del successo di Tsipras: una promessa che cerca di sopperire all’impossibilità – sempre a causa delle misure d’austerità – di assistere le fasce di popolazione più in difficoltà, che poi dovrebbe essere il primo obiettivo di un governo di sinistra. Avendo le mani legate su questo punto, Tsipras ha promesso perlomeno di colpire le oligarchie. Per Varoufakis, però, non ci riuscirà, perché la Troika è la «migliore amica» delle oligarchie, e viceversa: un coacervo di persone e interessi che Tsipras, firmando quell’accordo, ha in qualche modo «tirato a bordo», e contro cui ora sarà molto difficile rivoltarsi. Insomma: per Varoufakis il suo ex collega rischia concretamente l’impasse. L’unica possibilità di uscirne a testa alta sarebbe quella di fingere dedizione alla troika (come per anni fece il predecessore Samaras, salvo poi lamentarsene in altre sedi per paura dell’avanzata di Syriza), promuovere riforme che attirino investimenti e usare l’inasprirsi della crisi per chiedere a Bruxelles nuove concessioni. Già questo farebbe la differenza. Ma il prestante ex ministro, dalle colonne del Guardian, non nasconde la sua sfiducia.