28 agosto 2025
Aggiornato 00:30
La sospensione dei trattati militari parla di una situazione ad alto rischio

Washington vs. Mosca: un’escalation che comincia a fare paura

Mai come oggi, dalla Guerra Fredda, le relazioni tra Washington e Mosca furono più deteriorate. La tensione è tangibile, e si manifesta in primis con la rispettiva sospensione di trattati militari, faticosamente siglati negli anni per mettere al riparo il mondo dal rischio della guerra. Dobbiamo preoccuparci?

MOSCA – Era dalla Guerra Fredda che le relazioni tra Washington e Mosca non erano così difficili. La sfida tra le due potenze avviene a colpi di dichiarazioni, campagne di informazione, sanzioni economiche e misure militari. Ed è proprio sotto quest’ultimo punto di vista che l’escalation si fa più evidente. Perché le prime vittime che il congelamento dei rapporti hanno mietuto sono stati i trattati militari siglati per mantenere la pace. Ci sono voluti anni e immensi sforzi politico-diplomatici per mettere il mondo al riparo dalla violenza che, durante gli anni del gelo, minacciava di esplodere. Oggi, quegli sforzi sono in gran parte vanificati.

Violazioni di Washington...
Mosca e Washington, dallo scoppio della crisi ucraina, si accusano reciprocamente di violare i trattati, e in risposta all’azione dell’avversario, ciascuna delle due li viola a propria volta. In principio, fu la Russia a lamentarsi dalla ritirata dal Trattato anti-missili balistici (1972) degli Stati Uniti, prima nazione ad abbandonare un accordo tanto importante per la sicurezza mondiale. Questa è stata solo la prima mossa verso la formazione di uno scudo missilistico dispiegato in molti Paesi dell’Est Europa, in prossimità dei confini russi. Non solo. Mosca ha più volte recriminato come, nonostante la dissoluzione del Patto di Varsavia dopo la fine della Guerra Fredda, l’Alleanza Atlantica non si sia arrestata, anzi: da 12 membri è passata a 28, con tanto di significativi arsenali nucleari Usa in alcuni Paesi europei. Infine, proprio di recente, Washington si è resa protagonista di un ulteriore rafforzamento militare nell’Europa dell’Est: iniziativa che, inutile dirlo, non è piaciuta alla Russia.

...e violazioni di Mosca
A tali accuse, ovviamente, gi Usa non hanno mancato di ribattere, portando le proprie ragioni. Alla Russia, gli States hanno rivendicato violazioni del Trattato per l’eliminazione dei missili a medio e corto raggio (INF), siglato nell’87 da Reagan e Gorbachev. Tale accordo portò alla distruzione di oltre 2000 armi, di cui la maggioranza appartenente all’Unione Sovietica. Inoltre, visto il congelamento delle discussioni sulla sicurezza, Mosca ha annunciato di non poter più rispettare il Trattato sulle Forze armate convenzionali in Europa (CFE). Al di là dei tecnicismi, ciò che si evince da questi dati è che stiamo assistendo a una pericolosissima escalation, basata sul dispiegamento di armi potenzialmente letali per la sicurezza mondiale. Quale segno più evidente del deterioramento dei rapporti tra Est e Ovest?

Come allentare la tensione?
Deterioramento che è saltato agli occhi anche all’ex candidato alla presidenza Usa nonché veterano Bob Dole, che ha dichiarato a Sputnik: «Dobbiamo riavvicinarci ancora una volta. Dobbiamo fare in modo che Putin e Obama o forse il prossimo presidente abbiano una nuova rappacificazione». In che modo? L’esperto Edward Lozansky ha un’idea. Innanzitutto, Washington potrebbe favorire la ripresa dei lavori dei gruppi governativi bilaterali preposti a trattare di Sicurezza. Gruppi che Obama aveva incoraggiato all’inizio del suo mandato, per poi congelarne l’impegno dall’inizio della crisi ucraina. Eppure, la ripresa delle discussioni sarebbe essenziale per promuovere una nuova cooperazione tra Russia e Stati Uniti, che scongiuri, tra le altre cose, il pericolo di diffusione di armi nucleari. Di certo non sarebbe sufficiente, ma costituirebbe un primo passo verso la direzione giusta. Direzione che, a giudicare dallo stato dei rapporti con Mosca, Washington non pare disposta ad imboccare.