In Libia, il regno dei trafficanti di morte
Il ministro degli Esteri del governo libico di Tobruk, Mohamed Dayri, ha denunciato oggi i "trafficanti di morte" che nei giorni hanno causato centinaia di morti nel Mediterraneo, affermando che i migranti erano partiti da zone della Libia sotto il controllo delle milizie.
PARIGI (askanews) - Il ministro degli Esteri del governo libico di Tobruk, Mohamed Dayri, ha denunciato oggi i «trafficanti di morte» che nei giorni hanno causato centinaia di morti nel Mediterraneo, affermando che i migranti erano partiti da zone della Libia sotto il controllo delle milizie.
I migranti partiti da territori che non riconoscono le istituzioni legittime
«Noi condanniamo le azioni dei trafficanti di morte. I migranti erano partiti da territori controllati dalle milizie che non riconoscono la legittima autorità delle istituzioni dello Stato», ha detto in un'intervista telefonica alla France presse. Il capo della diplomazia libica ha spiegato che «oltre allo Stato islamico (Isis), esiste nell'Ovest della Libia un regno di mercanti di morte» che sono all'origine dell'invio verso l'Europea di migliaia di migranti su barconi stracarichi.
Condanna dell'esecuzione dei 28 cristiani etiopi
Dayri ha anche condannato «l'esecuzione di 28 etiopi di fede cristiana» da parte di jihadisti dell'Isis, che ne hanno diffuso domenica scorso il filmato. «La soluzione» per mettere fine a questi abusi è «formare un governo di unità nazionale, che è più che mai necessario», ha proseguito. Il ministro ha quindi invitato la comunità internazionale a «fare pressioni» sui rappresentanti del rivale governo di Tripoli che partecipano ai negoziati mediati dall'Onu in Marocco, perchè si arrivi alla formazione di un governo di unità nazionale. Domenica scorsa, l'inviato Onu per la Libia, Bernardino Leon, ha annunciato che i negoziati sono «molto vicini» a un «accordo finale», ma secondo il ministro i rappresentanti di Tripoli «non vogliono fare concessioni».
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