29 marzo 2024
Aggiornato 11:00
L'attentato a Copenaghen

Nei fatti danesi l'ombra di Charlie Hebdo

Un inquietante effetto «emulazione» che potrebbe diffondersi a macchia di leopardo dentro società sempre più multiculturali, complesse, ricche - ammesso sia una ricchezza - di nicchie e sacche di emarginazione, risentimento e sentimenti identitari potenzialmente esplosivi.

COPENAGHEN - Un cane sciolto, ma, sembra, con una rete di complici e sodali (quanto organizzati e in che modo - ancora tutto da vedere); un obiettivo altamente mediatico e spettacolare. E, ancora, l'ombra della satira sull'Islam, le polemiche, le incomprensioni, la distanza tuttora abissale tra occidente e mondo musulmano, dentro l'Europa. Nei fatti di Copenaghen, via via che si precisa l'identità dell'attentatore, l'ombra del caso Charlie Hebdo si proietta in modo particolarmente sinistro. Un inquietante effetto «emulazione» che potrebbe diffondersi a macchia di leopardo dentro società sempre più multiculturali, complesse, ricche - ammesso sia una ricchezza - di nicchie e sacche di emarginazione, risentimento e sentimenti identitari potenzialmente esplosivi.

Per quanto ancora non identificato ufficialmente, l'attentatore danese un nome e un volto ce l'ha, e ha dei complici. Le autorità non confermano, ma i media danesi, tv pubblica DR in testa, hanno diffuso il nome di Omar Abdel Hamid El-Hussein. Non precisamente uno sconosciuto alla polizia, ma anche un ragazzo (22 anni) danese a tutti gli effetti, cresciuto nella società danese, studente - e buon studente - di scuole e collegi del Paese.

Da anni, riferiscono i media danesi e Le Figaro, il ragazzo si era legato ad alcune bande «radicalizzate» di Copenaghen. Secondo diverse fonti apparentemente al gruppo La Raza, una gang attiva nella periferia della capitale danese; secondo altre legato anche ad un'altra banda, i Brothas.

I suoi precedenti non sembrano eclatanti, ma neppure trascurabili, a conti fatti. Nel novembre del 2013, Omar Abdel Hamid El-Hussein, era stato messo sotto inchiesta dalla polizia per l'accoltellamento di un giovane in un treno di periferia, un gesto senza moventi appurati. Arrestato due mesi più tardi era stato condannato a due anni di carcere ma era uscito dal carcere nel dicembre scorso.

Sin qui, il profilo criminale del giovane parrebbe sostanzialmente estraneo alla galassia dell'islamismo. Di fatto, il suo essere legato a queste bande ne farebbe la figura tipica del malavitoso di periferia, con le gang impegnate nel controllo del territorio per lo spaccio e il piccolo crimine.

Eppure, quella di Omar non è una figura così lineare. Di fatto il giovane era noto anche ai servizi di intelligence. Secondo Jen Madsen, dei servizi segreti danese, sentito da Le Monde, l'uomo «puo' essere stato ispirato dalla progaganda militante dello Stato Islamico e da altre organizzazioni terroristiche».

Così, tra propaganda dell'Isis o di altri gruppi, la questione sembra cambiare di segno. Sempre Madsen, lo dice esplicitamente. Nei fatti di Copenaghen come non vedere l'ombra del caso Charlie Hebdo? «Lavoriamo sull'ipotesi che la persona in questione possa essersi ispirata ai fatti di Parigi, all'attentato a Charlie Hebdo».

Per fare chiarezza - adesso che Omar el Hussein è morto - potrebbero essere decisivi gli interrogatori dei due individui fermati oggi. La loro identità per il momento non è stata rivelata, ma secondo il quotidiano Ekstra Bladet sarebbero entrambi di origine straniera.

Gli attacchi alla sinagoga di Copenaghen e a un caffè dove era in corso un dibattito sulla libertà di espressione si sono conclusi con l'uccisione di due civili e il ferimento di cinque poliziotti. El Hussein è stato poi ucciso dalla polizia in uno scontro a fuoco in un quartiere popolare della capitale danese.